sabato 22 settembre 2012

"Quarto Fronte"
K-Pax esiste per davvero. Io ci sono stato!
I K-Paxiani sono tipi simpatici, disponibili, sempre pronti al confronto e all'amicizia.
Sono più o meno come noi, anche se il loro colorito tende lievemente al blu e i loro occhi percepiscono una più ampia gamma dello spettro della luce. Ci sono stato e sono entusiasta del loro "modo di vivere". Sono tutti liberi dal "bisogno" ed affrancati dal lavoro. Era mia intenzione rimanerci per tutto il resto della mia "piccola, inutile, stupida vita", ma loro mi hanno convinto a tornare sulla terra. Non potevano credere che io volessi rimanere su K-Pax, senza, almeno, tentare prima di riportare armonia e pace nel nostro mondo. Tale è l'amore incondizionato e il rispetto che loro portano per tutti gli esseri viventi e per tutti i luoghi che ospitano la vita. Mi hanno convinto a tornare sulla terra per illustrare il loro sistema di vita, sperando che gli "americani" non se l'abbiano a male e non vedano in questo mirabile modello una minaccia intollerabile al loro "stile di vita" che prevede inquinamento di terra aria e acqua, armi nucleari o all'uranio impoverito, uso indiscriminato della chimica e di qualunque altra scienza, la crescita continua ed inarrestabile dello sviluppo secondo il modello del consumo interattivo e l'idea malsana che attraverso le radiazioni gamma o di altro tipo si possa costruire una, "migliore", disumanizzante umanità dotata di poteri straordinari e... di tanta di quella merda da poterci affogare.
Una volta accettato il sostanziale fallimento dell'"autonomia del politico"; la "distonia" divaricantesi tra interessi individuali e interessi generali; l'impossibilità, per chiunque, di gestire il "livello aggregato"; l'enorme potenzialità della leva "economica" è necessario prevedere l'apertura di un quarto fronte, -il principale terreno strategico di "scontro" capace di relegare il livello "politico" a ruolo, tutto sommato, secondario e marginale-, in grado di realizzare sviluppo di istanze economiche capaci di creare un circuito estraneo alla logica del profitto e capire con che modalità si deve svolgere l'attività economica al suo interno, sapendo sin dall'inizio che una qualche l'iniziativa economica non regolamentata e lasciata a se stessa finisce, inevitabilmente, per ricadere all'interno dell'impresa di tipo capitalistico.
Si è già fatto ricorso, in passato, a questo tipo di strutture "autonome" dalla borghesia senza che questo abbia generato risultati apprezzabili (tali strutture sono rimaste "autonome" per un periodo di tempo molto limitato). Sembra pertanto necessario, ammesso che ciò sia possibile, stabilire dei criteri formali capaci di indirizzare l'azione di queste strutture e di permettere di verificare la loro "tendenza" "mutante" a trasformarsi in imprese di tipo capitalistico.
È possibile costruire organismi economici che si muovano immediatamente, prima ancora della cosiddetta "presa del palazzo di inverno", verso un orizzonte comunista in una economia in cui sono predominanti ed operano i principi capitalistici?
Si tratta, naturalmente, di una "forzatura" rispetto all'evoluzione "naturale" della dinamica storico/sociale capace di rovesciare l'attuale sistema in un sistema comunista, ma anche l'ipotesi leninista lo era!
Già ci sono stati in passato tentativi simili. Costruzione di organismi autonomi rispetto alla borghesia, anche se non è mai stato posto il problema di un loro utilizzo immediato come strutture economiche avanzate che già fin da subito si caratterizzano come comuniste. La storia ad esempio della "Coop. Estense" o dei "mercatini rossi" ne sono testimonianza. Del resto Tutto era concepito ed utilizzato in funzione della "rivoluzione politica", della presa del "palazzo di inverno". Queste esperienze avevano altri obiettivi. Erano delle strutture di "autodifesa" create per rendere meno dura la vita dei lavoratori (rendendo meno aspre le condizioni per l'acquisto di beni materiali). Quando la crisi esplode, il "quarto fronte" ha sempre rappresentato, in passato, uno strumento capace allo stesso tempo di attenuare le condizioni imposte dalla crisi e da cui attingere risorse finanziarie per la costruzione del partito. (È chiaro che, allora, queste strutture si ponevano, sin dalla nascita, sullo stesso piano delle imprese capitalistiche. Anche loro erano alla ricerca di "profitto" da impiegare per uno "scopo buono" e dunque ponevano in atto gli stessi comportamenti delle imprese capitalistiche e alla lunga hanno finito per essere indistinguibili da queste ultime). Dunque non hanno mai avuto una rilevanza di primo piano, sono sempre state pensate, progettate e considerate come un terreno secondario, nè tantomeno si è mai pensato che potessero essere lo strumento principe per il raggiungimento di una società comunista. Da qui la scarsa attenzione che gli si è sempre data. Man mano che questi strumenti crescevano e cominciavano a diventare economicamente appetibili, è cominciata la corsa alla loro occupazione da parte di singoli individui e la progressiva marginalizzazaione di tutti gli altri ed è cominciato il percorso che le ha riportate nell'alveo capitalista. Sembra pertanto opportuno, in questa epoca in cui il politico è molto meno autonomo di quel che sembrava; in cui l'essenza stessa dell'essere comunista risulta spezzata (Avendo visto che fine ha fatto la "rivoluzione russa" o qualsiasi altra rivoluzione; avendo assistito al fallimento di ogni ipotesi strategica, da quella socialdemocratica a quelle più estreme), nessun individuo sano di mente, oggi, può riproporre, ancora, quello schema di "presa del potere" e di "transizione" ad un tipo diverso di società. Nessuno oggi, al di là di generiche indicazioni di massima, ha la benchè minima idea di riproporre realmente il percorso indicato da Lenin. Si viene a creare una strana situazione in cui si continua ad insistere, in una specie di parodia di personalità radicalmente scissa e schizzoide, sull'autonomia del politico, senza avere alcuna intenzione di procedere "all'assalto al cielo". (segue)