giovedì 25 giugno 2015

gold, jewellery and guns
Problema centrale:
un "deviante"
rispetto all'omologazione
consumista ha, ancora,
il diritto di vivere?
Vinciiiiiienti, vinciiiiiiienti,
ma che ci farai con tutti questi vinciiiiiienti!
I vincenti, si sa, "prima o poi emergono e, qualche cosa, vincono", ma cosa vincono? e che farne di tutto il resto? di quell'indistinta, opaca, grigia, ottusa massa che ha partecipato alle selezioni per vedersi riconoscere lo status di "vincente", ma che ha miseramente fallito?
Cosa è un "vincente", e che cosa "vince".
Conosco un tipo, tale K., attualmente idraulico. Lui, nonostante tutto, si sente "migliore" degli altri, si autodefinisce "maschio alfa", e, dunque, per definizione "un vincente!" (Questa storia del "maschio alfa" a me personalmente ha fatto sempre venire in mente "eta beta" quel buffo personaggio che mangiava palline di naftalina e aveva una piccolissima borsa capacissima dove poteva tenere una infinità di oggetti di enormi dimensioni). Ed in un certo senso è così. E' riuscito a costruirsi la sua impresa. Impresa individuale che attualmente, data la crisi, impiega un solo operaio. Ha conosciuto momenti migliori in passato e perciò, nel passato era un "vincente" più "mejo". Fascista, almeno così lui si percepisce (per la verità a me sembra più un anarchico, sarà forse per via che gli "estremi si toccano"? non lo credo. forse si percepisce così per onorare la tradizione).  Nella sua vita ha fatto tante cose, indomito ribelle, truffatore, drogato, spacciatore di droga a sua volta, cartomante, mago, galeotto, intrallazzino, abbuffino, uomo di seconda fila di politici corrotti e intrallazioni e dunque uomo di "successo", insomma un sottoproletario nel senso classico del termine, ma ad un certo punto K. ha deciso di diventare idraulico. Si è emendato, per così dire, degli errori di gioventù. Non gli ho mai chiesto il perchè della sua scelta, però me ne sono fatto un'idea, che potrebbe pure essere sbagliata.  Nell'ordine:
Una donna è entrata nella sua vita, la donna della sua vita;
Le competenze necessarie ad esercitare a' professione erano disponibili;
era l'unica cosa che gli era rimasta da fare, una volta stabilito che voleva venire (forse era costretto) fuori dalla droga e dagli altri giri "strani".
Un uomo di successo? Certamente si, ha cresciuto in maniera superba due splendide figlie, ama profondamente sua moglie dopo più di quarant'anni di matrimonio, ha una o due case di proprietà (a seconda del significato proprio da dare al termine "proprietà"), più auto, una rete di conoscenze e amicizie (quando uno dice che la socialità nella vita è tutto!) che gli consente di venire fuori da qualsiasi situazione e un debito enorme con il fisco.
"I vincenti dei vincenti", i "più" ... "mejo" (come le "stelle" del glorioso salame Negroni o i giovani più giovani della famosa, gloriosa acqua Fiuggi) lo considererebbero vincente? Cosa vince un "vincente"?
Nonostante la pretesa oggettività del termine questo assume una valenza diversa a seconda "dell'amPiente" dove viene usato. Chi nella scala dei "vincenti" lo ha superato non lo considera vincente e, se costretto potrebbe anche sparargli senza rimpianto e senza nemmeno perdere un attimo a ricordarlo, lo potrebbe spiaccicare come si spiaccica una pulce, una zecca o un pidocchio. Ma lui si è guadagnato, nonostante come lo considerino quelli che sono "più avvantaggiati" il diritto di vivere? Non è una mente calcolatrice -l'equivalente del prototipo consumista tutto  "calcoli e distintivo", in linea con il "capitalismo efficientista e manageriale", proprio delle più devastate e devastanti menti del PD-,  anzi, piuttosto un casinista, uno che lavora, ma che non ha ben chiaro che la differenza (secondo l'antico adagio: il pesce puzza dalla testa) tra una impresa "efficiente" ed una impresa loffia sta nella capacità amministrativa dell'impresa stessa. Per lui l'amministrazione è un optional, una cosa da fare a casa, come il pane e la birra, affidata, a parenti o affini senza la minima importanza.

A proposito, anche il suo operaio si sente un "vincente", si tratta di uno che vive di gloria "riflessa", che ha una vera e propria adorazione per il suo "capo". E l'operaio FK ha il diritto di vivere? e se si, secondo quali modalità? Cioè deve vivere come un pezzente, oppure può anche aspirare ad avere un qualche bene di conforto oltre alla tv a 250 pollici (prevedo che verrà donata gratuitamente a tutti, anzi sarà obbligatorio averla) che a questo punto è una specie di narghilè gigante dal quale trarre quotidianamente quantità mostruose di fumo, di droga capace di addormentare il cervello per non fargli percepire la maniera spaventosa e spaventevole in cui vive? Detto in altri termini, se i "vincenti" li possiamo considerare come una catena (probabilmente la catena del wc), gli anelli finali hanno diritto a vivere? e con che "quantum" di beni? Naturalmente tutto ciò si deve applicare pure a tutti gli altri anelli della catena dei "vincenti", seppur con una diversa modalità quantitativa di attribuzione dei "beni", delle mere cose.
Hanno diritto di vivere questi miserrimi "vincenti"? Si e No. Si se le risorse economiche lo consentono, no se non lo consentono. Se l'attività economica presenta dei margini di manovra sufficienti saranno bene accetti, anche perchè saranno i "controllori", dei "perdenti" (sempre che ci sia un margine economico sufficiente anche per questi ultimi, che si conceda immeritatamente anche a loro di sedere a una qualche mensa a suggere alimenti scaduti, deteriorati, marci avariati, decomposti, putridi, putrefatti, imputriditi, guasti). Saranno quelli che renderanno concretamente possibile tenere incatenati i "perdenti", che per loro natura sono "masochisti", anzi "bondagisti" e dunque ben contenti di essere "legati". Ma in che modo rendere evidenti le differenze, a dir poco, "genetiche" tra i vincenti e i perdenti?
A parte i pochi eletti per i quali vale lo "stato di grazia" di calviniana memoria, per i quali va sempre tutto bene, che riescono a vincere qualsiasi sfida il destino sottoponga loro, per gli altri bisognerà stabilire un criterio, in base al quale stabilire una "scala gerarchica" dei "vincenti". Io dividerei i "vincenti" in settori primari e poi all'interno di ogni settore in sottosettori, e poi all'interno dei sottosettori in unità organiche, e poi all'interno delle unità organiche in sotto-unità e poi all'interno delle sotto-unità in cellule e poi all'interno delle cellule in sotto-cellule e poi all'interno di sotto-cellule in organuli e poi all'interno degli organuli in sotto-organuli e poi all'interno di sotto-organuli in .... suddividendo così la catena dei "vincenti" in intorni piccoli quanto si vuole. ma alla estremità estrema di questa catena di poveracci, si potrebbe partire dalla regola dell'unoxtre, cioè contabilizzare le esperienze "vincenti" che la variabile stocastica vita sottopone. tutti quelli che "vinceranno" una prova si collocheranno nella coda estrema dei "vincenti", poi, mano a mano che realizzeranno "su-c-cessi" ascenderanno lungo quella catena. Naturalmente è bene che le prove siano a scontro diretto, magari in un'arena o anfiteatro, in modo che una frazione di quelli che non riescono a vincere nemmeno una prova vengano dati direttamente in pasto ai leoni. Anche in questo caso il prototipo e la carica ideologica della teorica dei "vincenti" tornerà utile, infatti chi sopravviverà ai leoni saranno i "vincenti" dei "perdenti" e così anche loro saranno contenti (che fa pure rima), non ci si dovrà preoccupare, invece, dello stato "psicologico" di chi finirà in pasto ai leoni. A partire da questo estremo, sarà necessario elaborare una teorica dei "vincenti" che via via andranno ad assumere le posizioni più prestigiose nella "catena" dei vincenti. E questo è una delle cose che i "vincenti" saranno ben lieti di fare.
Ma dei perdenti, che fare dei perdenti? Bèèèèèèè, i perdenti non possono più avere diritto alla vita e se in passato su questo punto si è sperimentato un pernicioso lassismo, da ora in poi si dovrà rigidamente adottare la regola dell'annientamento. Per contrasto risulterà pure chiaro cosa vince il "vincente": il diritto a vivere. E questo è tutto. Certo è che a qualche perdente potranno girare le balle e magari gli verrà in mente di sfoltire le fila dei "vincenti", assumenTo inconsapevolmente, seppur oggettivamente, il ruolo di "rafforzativo" della classe dei "vincenti". Magari i "perdenti" con le balle girate saranno tanti e, soprattutto, la frazione capace di emanciparsi dal loro stato di servi della gleba, bravissimi, nelle fiere di paese, ai baracchini di tiro al bersaglio, potranno sparare, con licenza di uccidere, come JB ai "vincenti"...  e,... perbacco, un elemento della questione che era sfuggito... è che anche loro eccellono in una qualche attività: sparare. E' per questo che potranno essere riammessi alla ruota della fortuna dei "vincenti", risultando essere "the best" nelle gare di tiro a bersaglio... anche in "movimento".
p.s. tutto quello che ha fatto K, prima della catastrofe individualista delle "magnifiche sorti e progressive" era quello che qualunque persona, anche la più sfigata, faceva inconsapevolmente nella vita, ma si sa la logica liberista ha imposto il suo punto di vista e ha dato un maggior impulso, una elettrificante e vivificante scossa alla vita di ciascuno, riempiendoci di grande meraviglia/stupore/merda anche per le cose minime che riusciamo a fare... e di adrenalina (così quando il grande orco ci verrà a divorare troverà la nostra carne più saporita, salata e gustosa)

domenica 21 giugno 2015

Visto "il nome del figlio": disgustoso, abietto,
deprecabile, disdicevole, nauseante, repellente,
 ammorbante, fetido, fastidioso, fetente, odioso,
pesante, pessimo, repulsivo, ributtante, ripugnante,
schifoso, stomachevole, sgradevole, spiacevole, brutto,
rivoltante, indecente  abominevole, detestabile, ignobile,
immondo, indegno, meschino, spregevole,
turpe, vergognoso, vile, nauseabondo, vomitevole,
biasimevole, condannabile, deplorevole, disonorevole,
esecrabile, esecrando, indecoroso, reprensibile,
riprovevole, scellerato, vituperando, vituperevole,
 insopportabile, noioso, penoso,sciagurato,
triste, basso, nocivo, velenoso, orrendo,
orribile, spaventoso!
Sono lontani i tempi de "Il Grande Cocomero",
... e anche gli attori impiegati.
Cazzo sembra una Fiiiiiction Rai,
coi cani al posto degli attori.

mercoledì 17 giugno 2015

visto Regarding Henry. Il regista è... davvero notevole. 
Come dimenticare "il laureato"? Naturalmente niente di simile. Critica al sistema degli avvocati, dei veri diavolacci, che fa l'occhiolino alla critica dell'intero sistema corrotto e marcio, di cui gli studi "avvocateschi" sono l'espressione più alta (la più lorda sono invece gli operatori di wall street). Tutto molto bello, sullo stile di "Lotta di classe" con G. Hackman e quella, nel ruolo della figlia, che sembra avere perennemente i dolori mestruali e di altri film che sembrano avere ad oggetto la critica del solito, trito, sistema marcio e corrotto (Tutto in una notte, Blus Brothers, Una donna in carriera, i colori della vittoria, ecc, ma non Mrs Boubtfire, che è, invece, un vero e proprio retrovirus, anzi, di più, un prione, un film profondamente reazionario, anche se adotta, proprio come i retrovirus, registri e canoni progressisti. Un lupo cattivo travestito da Cappuccetto Rosso e da Nonna, anzi un Cappuccetto Rosso travestito da Cappuccetto Rosso e una Nonna travestita da Nonna, con il povero lupo, nel ruolo di un fallito insicuro che ha paura della propria ombra, per non parlare delle ombre altrui! - divenuto canuto e cronicamente terrorizzato, inadatto persino al degradante ruolo di paziente, è proprio il caso di dirlo, di un ospedale psichiatrico). Tutti film realizzati dai cosiddetti cineasti radical-libertari. Ma se è così perchè la loro visione non lascia pienamente appagati come film tipo "Accattone". Il dopo film non rilascia un gemito orgasmico tipo Ahaaaaaa! equivalente del roboante rutto dopo abbondante, meraviglioso pasto, ma lascia, una specie di angoscia, una spina piantata nella gola che al massimo consente un gemito soffocato tipo nghaaa, oppure un ultimo rantolo hhhhhhhi, e poi più nulla. la Sensazione, diffusa su tutto il corpo compresi arti, membri, estroflessioni e sfinteri, è un retrogusto nauseabondo perstente. Interferisce, direi, lievemente (ci sono cose che interferiscono molto più pesantemente) con il sonno, come il solito "uovo sodo che non va ne in su ne in giù". Persistente che non ti lascia più solo e che dopo un po' assomiglia ad una vecchia amica o bagascia, il che è lo stesso. Dipende dal condividere tutti gli stessi sogni. E anche storie che apparentemente sono "diverse" poi finiscono sempre nell'unico modo possibile. La pena maggiore in questo caso è per l'immaginazione. L'imaginazione subisce una consistente riduzione d'orizzonte. Non è più possibile guardarla, la linea d'orizzonte, anzi non c'è più, si è dissolta. Gli occhi, perfino il terzo, devono stare bassi e concentrarsi in un intorno limitato, guardare solo "da vicino". Se gli occhi provano ad alzarsi diventano istantaneamente cechi, non hanno più prospettiva e tutto diventa buio. Si perdono in una minuscola oscura porzione di spazio profondo dove non ci sono stelle e nemmeno un raggio di luce.