martedì 28 agosto 2012

Falso Movimento Meccanico.
Non riesco più a dormire. Sogno, mi sembra, di avere un gran sonno, ma appena mi distendo sul letto, le gambe iniziano a tremare. Sarà perchè sembro nervoso... no, anzi, perchè sono nervoso. Allora mi alzo passeggio un po', mi siedo, ma le gambe rimangono tese, come quando, in immobilità assoluta, le sinapsi continuano a riempirsi di acetilcolina. Quanto sarebbe bello avere un po' di massaggio. avrei bisogno di una massaggiatrice gigante che mi accudisse con grandi mani, come cuscini. Ci sono un'infinità di problemi che si accumulano ed io non ho più la forza per risolverli. Non ce la faccio... ed un peso mi opprime, è come avere cinquanta chili -o, forse, cinquecento- sullo stomaco. Il fatto è che il mondo ha iniziato a correre sempre più velocemente, come le mie dita sulla tastiera nel vano tentativo di "tenere il passo" e non è una "sensazione". Sono le cose reali che si sono messe a correre e a sbattere e a cozzare tra di loro e aumenta esponenzialmente il rischio di finire schiacciato. È la formazione di un nuovo "buco nero", quando le cose collassano, implodono all'interno e si "addensano in un punto impedendo persino il passaggio di un semplice, innocuo, meraviglioso raggio di luce. Quando capisci che non c'è possibilità di salvezza quel che hai intorno si disfa e riesci a vedere le cose nella loro sola ed unica prospettiva reale. Perdi la capacità di sognare. "Dei sogni non si dovrebbe mai ridere", e dovrebbe essere importante poterli incrociare continuamente con i fatti reali, misurare la distanza siderale tra i primi e i secondi e rallegrarsi, gioire, per ogni loro infinitesimo avvicinamento, ma questo è possibile solo quando esiste -"la scelta". Anche solo una piccolissima possibilità di immaginare mondi alieni diversi da quello reale. Oggi sono andato in banca e ho dovuto poggiare un dito su un rilevatore di impronte, poi sono andato a comperare due schede telefoniche e sono stato schedato nel vero e proprio senso della parola, il mio documento, una mia foto, è stata scannerizzata ed è entrata definitivamente a far parte di una qualche banca dati telematica dalla quale qualcuno al momento opportuno saprà efficacemente "tirarla fuori", quando sarà necessario eliminare un pericoloso "estremista", costruire un nuovo "falso positivo" o più semplicemente organizzare una campagna pubblicitaria con "target" costruiti a "tavolino". Il dramma è che non c'è altra possibilità, o "acquisto"/"accesso ai servizi" con schedatura o niente. È estremamente facile. Ho portato il mio denaro da qualche parte e ho permesso a qualcuno di beneficiarne; ho acquistato qualche cosa permettendo a qualcuno di fare "commercio" con notevole utilità per se stesso e come risultato sono stato "schedato". Il mondo si è ribaltato. Anzichè avere controllo totale su chi gode dei benefici che io con il mio lavoro garantisco, sono io ad essere controllato. È un percorso obbligato. Non ho scelta, o cosi o "ciccia...". È una realtà incontrovertibile che i miei percorsi spazio-temporali siano "tracciati" e memorizzati, data l'enorme quantità di telecamere e di satelliti che gravano su di me e su ogni cazzo di essere dotato di movimento e che respira. È anche attraverso questo progressivo restringimento di spazi vitali individuali che si restringono le libertà individuali in un movimento progressivo di soffocamento altrimenti noto come "garrota". E che dire di quei solerti dipendenti e funzionari che controllano tutto ciò? Pupazzi inconsapevoli che sprigionano gioia da ogni poro per aver assunto "un ruolo importante", o solo un ruolo che si sostanzia con un sostantivo. Poveri idioti che ritrovi contro e che impediscono, di fatto, loro malgrado, di arrivare anche solo a un tiro di schioppo da quelli che contano realmente e sono realmente responsabili, salvo poi, quando sono stati "spremuti come limoni" ed usati come prostitute per prestazioni sessuali dietro congruo compenso, quando è svanita anche l'illusione di aver tratto un qualche beneficio dall'essere stati nominati "capoposto" confessano o vorrebbero confessare almeno a se stessi o a qualche "prete travestito" che passava di lì per caso in vena di ascolto di fatti più o meno "sconvolgenti": "io non sapevo..., non ero consapevole di essere..., sono pentito di..." . Di loro si potrà solo dire: "Dio perdonali, perchè non sanno ciò che fanno". Sono idioti inconsapevoli integrati nel sistema, un sistema che assomiglia sempre più sinistramente a "matrix" e per i quali si può dire: "se non sono contro il sistema, fanno parte del sistema".  Perchè non commettere, allora, un atroce delitto o un qualche efferato crimine? Non è più necessario il carcere. Il mondo si è già trasformato in una prigione a cielo aperto. Un allevamento di pesci che si immaginano di essere liberi di nuotare per il grande oceano e sono invece, ammassati, inscatolati senza possibilità di fuga o di costruire la propria vita al di fuori di schemi preordinati e controllati. Tutti dello stesso peso, tutti con gli stessi orari per mangiare ed "evacuare", tutti che nuotano nella stessa direzione. I pochi che vorranno fermarsi solo per, innocentemente, riposare o magari per invertire il senso di marcia, saranno sicuramente terminati o sottoposti a I.L.I.F.A.R. terapia. Per essere "schedato", basta mettere in atto un qualche innocuo, usuale comportamento. In futuro, ne sono fermamente convinto, il salumaio chiederà di riempire una qualche dannata scheda, per consentire l'accesso al suo locale o il macellaio pretenderà di misurare la pianta del piede, la circonferenza del cranio, la lunghezza del cazzo, il diametro del buco del culo -in costante e progressivo aumento come le "magnifiche sorti e progressive"-, di conoscere il colore degli occhi, dei capelli e l'altezza dei suoi potenziali avventori, in quanto grandezze necessarie ad un riconoscimento più puntuale e veritiero. Tutto in e per sicurezza. Come se prendere misure "precauzionali" garantisca una vita felice, priva di rischio e senza intoppo alcuno. Le cose si stanno sfaldando ai margini e non c'è neppure una qualche reazione apprezzabile. Il conflitto è stato sterilizzato, disinnescato... anche la minima reazione di sdegno o la benchè minima indignazione. La gente apparentemente sembra sempre la stessa, sembra essere come prima, a parte il fatto che non ride più, al massimo ghigna, gli occhi sono vitrei, sbarrati, a volte nascosti da bei occhiali neri, poi, quando qualche pifferaio magico suona comincia a ballare, come un sol orso ammaestrato, si ammassa, si addensa, fluidifica; le donne mettono in mostra il culo danzante, con buona pace di quelli che dicono che non è un oggetto, le tette, le gambe perfette, senza pelo, completamente glabre, senza "escrescenze", perfin nelle vagine e negli ani che non hanno più alcuna funzione "fisiologico/escretrice", ma solo una funzione puramente decorativa... si potrebbe dire: "una gioia per gli occhi". Oggetti da "appendere" come quadri a tutto tondo, da guardare o manipolare, "sforare" o "mano-mettere" a seconda dei gusti, in una specie di gara "dilatativa" alla ricerca di sempre nuovi records -ignorando che oltre un certo punto si giunge inevitabilmente allo squartamento per "lacerazione"- nei sempre più frequenti momenti di depressione. Si ricoprono di una patina di glassa e assomigliano a bambole, bellissime bambole di gomma, di plastica morbida e lucida. E quando si accoppiano, "scopano", fanno un po' di moto, come quando uno viene acchiappato da una di quelle macchine per la ginnastica passiva. L'altro giorno una di queste "barbies" mi ha dato un bacio inaspettato al sapore di vaniglia adulterata e mi ha sussurrato: "portami via di qua, salvami", non capendo che "qua" è, ormai, ovunque. Io al momento non ho capito, ma doveva trattarsi sicuramente di una richiesta di aiuto, in un momento di melanconia, uno di quelli che sembrano prendere le persone quando la molla che quotidianamente viene ricaricata da "agenti esterni", che permette il falso movimento e tira i muscoli facciali e scopre i denti, si sta per scaricare. In quel momento quando la plastica perde di luce, di smalto, di trucco e si mostra per quello che è. Si irrigidisce e rischia di convertire in manichini esposti nei grandi magazzini. Non c'è possibilità di salvezza ed ogni essere umano o ha già scientemente rinunciato alla sua integrità oppure è uno scemo totale. Non c'è più nemmeno il tentativo di ribellione e la gente sembra dire: "a che pro ribellarsi... tanto... è tutto inutile", come se la cosa non li riguardasse individualmente. Tutto quel che accade accade agli altri ed ognuno è un osservatore esterno, un avido lettore di thriller psicologici, che con rinnovata energia, vuole scoprire chi è l'assassino e chi è stato assassinato, non capendo che quello che sta leggendo è un nuovo tipo di romanzo la cui innovativa caratteristica principale è l'autoreferenzialità. È lui, il lettore, uno e trino, che simultaneamente assume il ruolo di osservatore, vittima e assassino in un angoscioso, lungimirante vortice tra "se" e "stesso"... già, sta leggendo un libro che lo riguarda da molto vicino. La sua vita è già stata scritta e lui la scopre ogni giorno con buona pace per quel che crede essere la sua propria individuale unicità e specificità. Non lo sa, ma è solo una tra milioni di copie tutte uguali dell'ultimo best-seller di -mai espressione fu tanto appropriata- "grido". Ognuno crede di avere una propria strategia individuale, una via di fuga, un piano A e un piano B... e un piano Z. Peccato che non si realizzi mai. Ognuno cerca rifugio in un sogno di ricchezza posticipata, simile alla carota per l'asino. Anche il più povero, il più disgraziato, il più sfigato, il più idiota ha una sua idea per uscire dall'inferno in cui si è venuto a trovare senza capire come e non crede, giustamente, nelle variabili "aggregate". Passa così la sua "piccola, inutile, stupida vita", NON INVECCHIA, POI AD UN CERTO PUNTO SCOMPARE, terminato dalle macchine selezionatrici/mietitrici che ispezionano sacchi di carne marcia inscatolata e compressa alla ricerca di una qualche minima imperfezione. Il mito della giovinezza e della ricchezza sembra sostanziarsi così. Tutti hanno la speranza -una immagine digitale del se digitale-, di essere belli, magri, ricchi, felici nonostante vivano tra flutti di vomito. Chi può tenta la carta della corruzione da entrambi i lati, oppure aspira a una qualche "diseconomia di scala esterna", ed anche -i più sensibili, quelli più scemi, non indenni dai "morsi" della coscienza- se è responsabile di disastri ambientali o causa malattie atroci, si rifugia nell'usuale, benevolo, rassicurante: "LO FACCIO UNA SOLA VOLTA". Chi può costruisce falsi problemi capaci di garantire con probabilità superiori al 99%, facile "arricchimento" Le persone, tutte le persone, sono marce. Non dico questo perchè ormai, in assoluto, tutto è immodificabile, anzi esattamente il contrario. Per me, e solo per me, per il mio tempo, per quel che io posso fare, il terrificante presente che vivo non può più essere in alcun modo modificato. È così che si fa strada la consapevolezza che ha senso solo cercare un posto "caldo e senza memoria".

lunedì 27 agosto 2012

Ballando con la tromba sulla tomba
"Il vero mistero dell'isola di Pasqua, 
non è come sono arrivate qui le sue strane statue, 
il mistero è come mai i Rapa Nui 
non abbiano reagito preventivamente"
all'autosaccheggio e all'autodepauperamento della propria isola.

Non si tratta di un "mistero". È la cosa che molti, ad esempio i Zeitgeist (che svolgono, comunque, un'azione meritoria), sembra non riescano a comprendere. È la complessità, l'organizzazione di una qualsiasi struttura economica e i rapporti, storicamente determinati, che la accompagnano. Sapere che l'umanità è a rischio di catastrofe quale mai ha visto in passato, non basterà a fermare o, addirittura, ad invertire la tendenza allo "sfruttamento" del pianeta. Ogni abitante della terra sa (così come i Rapa Nui sapevano), ha coscienza del rischio imminente che corre, ma non può, oggettivamente, modificarlo. I motivi sono tanti e complessi. Ognuno di noi vive immerso in una trama -imprigionato in una rete?- di relazioni e rapporti economico/sociali ed ogni tentativo di modifica del modo di vivere e di produrre non può prescindere da questo. Se una qualche impresa produce un qualsiasi bene si stabiliscono delle relazioni, queste relazioni sono un prodotto sociale storicamente determinato. È la risultante di quello che gli esseri umani sono stati in grado di "porre in campo" nel corso dei secoli. Ci sono "ottime" ragioni se il sistema di vita e di produzione si è evoluto in un certo modo. Non del tutto estraneo a questa evoluzione è l'incapacità di gestire la complessità. La complessità in senso lato, nel senso di come si strutturano le  relazioni sociali, i rapporti di produzione, il diritto e le modalità di funzionamento del tutto. C'è un salto che sembra passare inosservato alla maggioranza degli stronzi che "pontificano" e scodellano di continuo "soluzioni" capaci di risolvere gli enormi, colossali problemi che oggi si pongono e la cui soluzione diventa di momento in momento sempre più urgente. Tutti, chi più chi meno, fanno riferimento alla coscienza, alla consapevolezza, al prendere atto delle condizioni drammatiche in cui l'umanità vive, insomma si fa riferimento a variabili e comportamenti individuali, o comunque soggettive, dimenticando, tra l'altro, che la coscienza è un optional e tutta l'esperienza, fallimentare, del fascismo e comunismo. Sembra che suggeriscano che la possibilità di modificare questa situazione foriera di olocausto e catastrofi future prossime risieda nella modifica dei "comportamenti" individuali! ("diventiamo consumatori responsabili... l'agricoltura e il commercio equo e solidale, magari condito con un po' di vegetarianesimo -se mangiassimo meno carne ci sarebbe più cibo a disposizione per tutti gli esseri umani- che fa tanto alternativo, o qualche altra amena stronzata elaborata da menti annoiate che farebbero meglio ad essere impiegate in ambito domestico). Questo continuo "tenere" sotto pressione i comportamenti individuali dei molti, ma non di tutti -qualcuno dovrebbe spiegare perchè si chiede alle persone comuni di fare ad esempio la "raccolta differenziata" costringendo l'intera popolazione a fare un lavoro totalmente gratuito a beneficio, in ultima analisi, dei soggetti che immettono nell'ambiente oggetti destinati, in breve tempo, a diventare "rifiuti". di questo passo "produrre" rifiuti sarà uno "straordinario" atto rivoluzionario e di non accettazione del totalizzante e assolutizzante "status quo". Io ad esempio pratico la "dispersione del rifiuto nell'ambiente", come forma di protesta, come atto liberatorio e come anticipazione di libertà che, a breve, saranno  sicuramente eliminate. Si tratta esattamente del "diametralmente opposto" all'astenersi nel presente per poter "opzionare" nel futuro. Anticipo, con notevole capacità divinatoria, un atto che domani, o in un futuro molto prossimo, sarà vietato e pesantemente sanzionato; o perchè vengono avanzate richieste sempre più intransigenti e che non consentono alcuna "tolleranza" soltanto verso gli individui, mentre le imprese, in particolar modo alcune imprese, sempre più godono di una specie di salvacondotto universale, qualunque sia il loro comportamento e a prescindere da quanta gente "terminano" con metodi "pacifici" e notevolmente "chirurgici"- sta producendo un restringimento progressivo delle libertà e degli spazi individuali noto col nome di "garrota". È un vero spasso, "dal schiantar dal ridere" vedere tante formichine che si affannano nella "compilazione" corretta del toto rifiuto e allo stesso tempo imprese, industrie intere, "verticalmente integrate", che si comportano come un sol uomo, produrre oggetti predisposti, già in fase di produzione, con tanto di progetto e di certificazione CEE ISO 9000 NON SO CHE cazzo, al mal funzionamento, in modo che dopo un certo intervallo si rompano e/o smettano di funzionare, merci con la "data di scadenza" come il latte. Non si parla di cose da poco, ma di milioni di tonnellate di "rifiuti". Quanti rifiuti producono auto che devono essere "rinnovate" ogni 4-5 anni? o fax, computer, elettrodomestici e chi più ne ha più ne metta da sostituire dopo pochi mesi? quando invece bisognerebbe costruire oggetti capaci di durare in eterno, completamente modulari, in modo che quando si manifesta un difetto -ammesso che si manifesti- possa circoscriversi al solo componente difettoso. Questo livello, "the dark side of de moon" (ma poi anche il portare alla luce questi comportamenti da censurare tramite il codice penale e attraverso pene detentive ultra centenarie di carcere in regime duro permetterebbe di evitare la catastrofe prossima ventura? forse no, ma almeno renderebbe più tollerabile la "raccolta differenziata" e contribuirebbe a far sentire la gran parte della popolazione meno cogliona), quello che davvero potrebbe risolvere, forse, il problema dei "rifiuti", risulta essere appunto occulto, oscurato, manifestamente ignorato e a nessuna delle menti eccelse, che producono, suggeriscono e favoriscono vincoli e "servitù" per i soliti noti,  è venuto in mente, appunto, di "regolamentarlo", di rendere questi comportamenti, penalmente rilevanti...
CAZZATE! Solo CAZZATE COLOSSALI.  Nessun comportamento da consumatore responsabile o consapevole o quel che diavolo volete impedirà il suicidio dell'umanità (tra l'altro se bastasse fare riferimento ai comportamenti individuali, si sarebbero risolti, ne sono fermamente convinto, la maggior parte dei problemi che attualmente ci affliggono con il messaggio cristiano, duemila anni fa) così come nessun "grillo parlante", nessun essere dotato di notevole "lungimiranza" e capacità di mettere a fuoco i problemi  -che sarà sicuramente esistito- ha impedito l'arresto della civiltà dei Rapa Nui, la loro drastica riduzione numerica e il loro continuo e progressivo depauperamento.
Se non si terrà conto del livello della complessità che la risoluzione di un problema simile comporta; se non si individueranno soggettività capaci di portare a compimento una "rivoluzione capace di eliminare il profitto" (i due livelli sono ormai strettamente connessi) -pacifica o violenta non ha importanza- che ponga definitivamente al sicuro le "sorti del mondo"; se non si riuscirà a costruire un sostrato economico, tramite, che so, "centri motori di sviluppo economico" che consenta di sostituire le imprese attualmente esistenti, potenzialmente assimilabili a serial killer di massa, scientemente responsabili di questa situazione di rischio oggettivo per il globo intero; se non si delineerà una netta linea di demarcazione tra "vecchio" e nuovo "mondo"; non sarà possibile "salvare alcunchè. Ed io non credo che sia possibile.
I comunisti, purtroppo, i soli ad aver compreso, duramente compreso, che il problema è più ampio e più difficile da risolvere di quel che dicano i novelli ecologisti, purtroppo, rimangono ancorati all'ipotesi dell'"autonomia del politico".
Soluzione possibile/Analisi dei dati.
È inutile perdere tempo o dare ricette che servono soltanto ad impiegare il tempo e la mente di tanti "disadattati mentali", in modo che la "catastrofe" avvenga in maniera "pulita", "indolore", senza tanti "piagnistei" e, soprattutto, "senza panico". Sarebbe più intelligente "anticipare" la soluzione più logica senza alcuna paura o ipocrisia, ma dicendo, fuori dai denti, quel che deve essere detto e facendo ciò che deve essere fatto senza indugio, senza spreco di tempo e senza impantanarsi in inutili e "gommose" pastoie etiche e morali. Va finalmente detto che l'etica, la morale, le libertà/gli spazi individuali hanno possibilità di esistenza se e solo se risultano essere compatibili con l'economia, se e solo se esistono margini economici che li rendano possibili. È necessaria, senza inutili "mal di pancia", una soluzione, in armonia con la "Governance" internazionale e con il "politically correct", che preservi -renda compatibile- la libertà economica e la "vita" sul pianeta. Non riempirsi la bocca, la mente, il cervello ed il culo con gli inutili "comportamenti consumistici responsabili", scambi più o meno "etici" e  soluzioni che ricercano il pelo nell'uovo e lasciano che la trave devasti tranquillamente quel che resta dell'"impersonale" occhio, soluzioni che hanno il solo scopo di "coprire", di "stendere" un "velo pietoso". La soluzione vera consiste, è un "imperativo categorico", nel ridurre in misura notevole gli "esuberi" terrestri. La quota necessaria di "ricollocazione in altro ambito" degli "esuberi" è, si prevede a meno di imprevedibili imprevisti, di 4 miliardi di esseri umani, cioè la popolazione intera dell'Asia. È pertanto necessario... creare un virus capace di colpire selettivamente alcuni genotipi particolari, così come già evidenziato nei documenti segreti divulgati dal "Quo"-"Widi"-"Leaks", nei quali illuminati scienziati, vere e proprie teste d'uovo, correttamente lo ponevano all'attenzione dell'agenda internazionale. Un virus che attacchi soltanto certe caratteristiche genetiche tipiche delle solo popolazioni asiatiche. Lo "smarrimento", in un sol colpo, di 4 mld di unità ci consentirebbe di continuare a "conservare" e a "mantenere compatibili" vita e certe libertà economiche secondo lo stranoto ed insostituibile assioma Smithiano che riesce a coniugare superbamente - è un caso più unico che raro di esclusiva, eccelsa luminosità del pensiero umano- interesse personale, interesse generale e "mano invisibile" del mercato -in sostanza un modo poeticamente, eticamente e politicamente corretto di spararsi una sega, senza "toccarsi" evitando, così, anche, la deriva peccaminosa.
P.S.
Effetti collaterali.
Uno dei tanti effetti collaterali, una volta tanto benefico, insiti in questa elegante quanto efficacie soluzione che vale la pena ricordare è l'eliminazione della produzione di merci, peraltro di scadente qualità, cinesi, indiane ecc. con gran giovamento per le nostre economie.
Realpolitik
c'è una specie di cecità irrisolvibile. Il termine è inadatto, nel senso che chiunque vede quello che sta accadendo, ma non ha strumenti sufficientemente potenti per poter risolvere i problemi macro-economici, macro-demografici, macro-ecologici aggregati.
Si ripropone qui il paradigma del motociclista che, a folle velocità, sta andando a sbattere contro una roccia, ma non ha i freni e dunque, non può fare altro che guardarsi e, godente e perversamente affascinato, piombare su un ostacolo che non può evitare e che sa già che lo ucciderà.
cosa ci salverà dalla catastrofe imminente? Dio? la raccolta differenziata? il consumo consapevole? l'utilizzo più razionale della tecnologia? lo sfruttamento più oculato delle risorse che la terra ci mette a disposizione? cazzate! Si tratta di tutti elementi "neutri", che presi a se non potranno risolvere alcunché. 
Cari amici e compagni, non crediate che rovistando nell'immondizia o trovando un innovativo criterio per la formazione della "frazione secca" del rifiuto si potrà evitare la catastrofe e lo sterminio di una buona fetta di umanità. Qualcuno dovrà lasciare questo "mondo di lacrime" passando per il "tubo di scarico" o per il "camino". È inevitabile. Allora la soluzione può consistere nel prendere atto di ciò e sacrificare quel che può essere sacrificabile e che può preservare, almeno per un altro po' di tempo, il "pianeta". Razionalizzare, prendendo atto della situazione oggettiva. La stima della popolazione mondiale al 31/10/11 è superiore a 7 miliardi di abitanti. RIPETO SETTE MILIARDI DI ABI-tanti, ma non basta, la popolazione mondiale è destinata a crescere ancora, e ancora, e ancora... La stima di autorevoli istituzioni per il 2040 è di circa 9 miliardi di abitanti. Poi autorevoli teste d'uovo, prevedono (ma questa stima fa tanto pensare a quel che i medium di massa dicono in presenza di catastrofi non procastinabili per non scatenare il panico) una diminuzione grazie alla diminuzione dei tassi di natalità. Insomma una cosa da schiantarsi dal ridere. la popolazione mondi-ALE potrebbe ridursi alla modica cifra di 7 miliardi e mezzo entro il 2.100. È chiaro che si tratta solo di uno scherzo, di "dicerie" che hanno appunto lo scopo di non scatenare il panico, perchè non arriveremo mai al 2.100, o almeno non arriveremo mai a questa data con l'assetto, la configurazione attuale. Sarà necessario "scremare" questi numeri, qualsiasi cosa questo voglia dire. Del resto non sarebbe la prima volta che una cosa del genere accade. Ciclicamente la popolazione umana ha drastici ridimensionamenti o per cause naturali, o per l'insorgere di nuovo malattie. Questa volta si tratta di prendere misure idonee a eliminare la popolazione in eccesso, causando un salutare ridimensionamento della specie umana.
Dati grezzi.
Asia: sopra i 4 miliardi di persone;
europa: circa 731 milioni di persone
africa: circa 1 miliardo
america latina: 600 milioni
nord america 320 milioni
oceania 35 milioni
più "spiccioli".


domenica 26 agosto 2012

La borsa dell'impiegato.
All'imbrunire di una calda sera d'estate, immerso nel canto incessante, tranquillo e indifferente dei grilli, quando il giorno si accorcia ed annuncia malinconicamente che la stagione è ormai agli sgoccioli, camminavo in un viale stretto e lungo, uno di quelli dell'Emilia, che fiancheggiano un fosso o costeggiano campi -fanno "pianura"-, mezza strada vera e mezza bianca. D'umor nero, perso nei miei pensieri, nei miei guai, scandendo: "questo è l'ultimo anno". All'improvviso si materializzarono due estranei, i volti seri e torvi da cani ringhiosi, da assassini con profili di pietra. Si scambiarono non più di un paio di occhiate, un impercettibile segno del capo e, senza alcun motivo plausibile, mi furono addosso. Feci buon uso della mia inseparabile borsa da impiegato e delle mie lunghe gambe.

mercoledì 22 agosto 2012

Complessità è fattore capace
 di "negare" società più "giuste" 
nonostante tutti (quasi tutti) -a parole- le auspichino;
nonostante esista tecnologia per realizzarle.

Se la complessità impedisce di gestire la società nel suo complesso, la società come enorme variabile aggregata, come un tutto, allora l'assioma Smithiano è un modo astuto, -da volpe con l'uva-, per manifestare la propria impotenza.

venerdì 17 agosto 2012

Pesce in scatola.
"caro compagno pesce è necessario scegliere in quale assetto vorrai confingurarti nel futuro prossimo. pertanto dì la tua opinione. Esistono una varietà quasi infinita di pesci, plancton, alghe, microganismi e brodi primordiali. Che valore dai a poter nuotare e muoverti liberamente nel mare, nel vasto e profondo oceano. INCOMMENSURABILE! Nuotare nel vasto mare, in fondo, significa essere libero, libero, libero... libero e vitale. Sentire palpitare la vita dentro il petto, poterla accarezzare con una pinna laterale, caudale o ventrale... -Dici: "è impossibile!" E, allora, che dire di quelli che riescono a succhiarsi i cazzo da se? o quelli che addirittura si "autoinculano"?- Sentire sulla pelle l'acqua scorrere, godere della sua trasparenza, della sua integrità... della sua purezza. Si è bello il mare, ma non sempre esente da rischi o integro ecologicamente parlando. Se sogni di vivere in un mare incontaminato, vienimi a trovare o manda una e-mail. Sarò i tuoi partners, i tuoi amici, i tuoi vicini, i tuoi confessori, i tuoi consigliori, insomma i... tuoi. Per un modico prezzo potrai "navigare a vista" senza rischi, senza preoccuparti di alcunché. Io, i tuoi più fidati amici, dietro modico compenso penserò alla tua sicurezza... e se non hai il denaro necessario potrai lavorare per me e godere della mia splendida ospitalità. Lavorerai e poi, nel tempo libero potrai viaggiare senza alcun timore e peraltro, la rete di protezione che stenderò tutt'intorno a te, sarà completamente trasparente ed impercepibile. Dunque, che aspetti? Contattami, rimarrai piacevolmente sorpreso".

Vivere alla gRANDE

È possibile vivere come vivono i miliardari senza, 

peraltro, essere miliardari? 

Qui di seguito un'idea di che "merda" di vita vivono.

Una "merda" di "ottima qualità", 

glassata, patinata e traslucida per la quale 

costringono gli altri a qualsiasi 

tipo di sacrificio, malattia o morte.

È certamente possibile fare di meglio

e, per di più, con un minimo "impiego di risorse". 

Living Like a Billionaire, if Only for a Day

By KEVIN ROOSE
 
"I HAVE a major problem: I just glanced at my $45,000 Chopard watch, and it’s telling me that my Rolls-Royce may not make it to the airport in time for my private jet flight.
Yes, I know my predicament doesn’t register high on the urgency scale. It’s not exactly up there with malaria outbreaks in the Congo or street riots in Athens. But it’s a serious issue, because my assignment today revolves around that plane ride.
“Step on it, Mike,” I instruct my chauffeur, who nods and guides the $350,000 car into the left lane of the West Side Highway.
Let me back up a bit. As a reporter who writes about Wall Street, I spend a fair amount of time around extreme wealth. But my face is often pressed up against the gilded window. I’ve never eaten at Per Se, or gone boating on the French Riviera. I live in a pint-size Brooklyn apartment, rarely take cabs and feel like sending Time Warner to The Hague every time my cable bill arrives.
But for the next 24 hours, my goal is to live like a billionaire. I want to experience a brief taste of luxury — the chauffeured cars, the private planes, the V.I.P. access and endless privilege — and then go back to my normal life.
The experiment illuminates a paradox. In the era of the Occupy Wall Street movement, when the global financial elite has been accused of immoral and injurious conduct, we are still obsessed with the lives of the ultrarich. We watch them on television shows, follow their exploits in magazines and parse their books and public addresses for advice. In addition to the long-running list by Forbes, Bloomberg now maintains a list of billionaires with rankings that update every day.
Really, I wondered, what’s so great about billionaires? What privileges and perks do a billion dollars confer? And could I tap into the psyches of the ultrawealthy by walking a mile in their Ferragamo loafers?
At 6 a.m., Mike, a chauffeur with Flyte Tyme Worldwide, picked me up at my apartment. He opened the Rolls-Royce’s doors to reveal a spotless white interior, with lamb’s wool floor mats, seatback TVs and a football field’s worth of legroom. The car, like the watch, was lent to me by the manufacturer for the day while The New York Times made payments toward the other services.
Mike took me to my first appointment, a power breakfast at the Core club in Midtown. “Core,” as the cognoscenti call it, is a members-only enclave with hefty dues — $15,000 annually, plus a $50,000 initiation fee — and a membership roll that includes brand-name financiers like Stephen A. Schwarzman of the Blackstone Group and Daniel S. Loeb of Third Point.
Over a spinach omelet, Jennie Enterprise, the club’s founder, told me about the virtues of having a cloistered place for “ultrahigh net worth individuals” to congregate away from the bustle of the boardroom.
“They want someplace that respects their privacy,” she said. “They want a place that they can seamlessly transition from work to play, that optimizes their time.”
After breakfast, I rush back to the car for a high-speed trip to Teterboro Airport in New Jersey, where I’m meeting a real-life billionaire for a trip on his private jet. The billionaire, a hedge fund manager, was scheduled to go down to Georgia and offered to let me interview him during the two-hour jaunt on the condition that I not reveal his identity.
I arrive several minutes after the billionaire, breaking the cardinal rule of private aviation: never be later than the owner of the plane.
Still, he lets me board. I walk to the tarmac and straight onto the Gulfstream IV, before settling into a supple leather armchair that swivels 360 degrees and reclines to flat at the push of a button. A flight attendant greets me by offering me coffee and a yogurt parfait.
I’m outfitted for the day in a navy pinstripe suit, picked out by Clifton C. Berry, who outfits Wall Street workers with his own line of bespoke menswear. It’s probably the best I’ve looked all year. But I’m way overdressed for a meeting with the billionaire, who is wearing a sweater, jeans and sockless loafers.
During the trip, I ask the billionaire what it’s like to be among the richest people in the world.
“Look,” he says. “I think all it does is make things easier.”
Like most of the wealthy people I’ve met while covering Wall Street, he plays down the effects of money. “I don’t think it changes you that much,” he said. “The happy guy who makes tons of money is still happy. If somebody’s a jerk before, he’s a jerk when he’s got a billion dollars.”
A raft of studies, including one in 2010 by Princeton researchers Daniel Kahneman and Angus Deaton, has underscored the fact that the rich are no happier than the merely comfortable, and are often burdened by the same problems: health and work issues, family concerns and worries about making ends meet.
I reached out to Dr. Jim Grubman, a clinical psychologist who specializes in wealth, to help me understand this idea that billionaires are, in essence, just like us.
“It goes against what we’ve been told our whole lives,” he tells me. “But it’s true.”
Still, two hours later, when the billionaire and I touch down in Sea Island, Ga., it’s hard to see the similarities. As we deplane, a classic Mercedes convertible is waiting. We jump in, and he ferries me around the resort, with its multimillion-dollar villas and perfectly manicured golf courses.
Everywhere he goes, he gets four-star service. Doors are opened, luggage is carried away wordlessly, and at one point, warm chocolate chip cookies magically appear. When his brakes sputter and his convertible starts spewing smoke, he picks up another Mercedes.
“Somebody’s got to live this life,” he says, gesturing to the pristine view from his penthouse villa. “God decided it should be me.”
Three hours later, after my flight back to New York, I’m greeted by Steve Rubino, a former police detective from Florida who has been hired to be my “personal protection professional” (read: bodyguard). Mr. Rubino’s company, Risk Control Strategies, is a major player in the world of high-end security, outfitting tycoons with fancy home security systems and protecting them while traveling.
“We have to train our clients sometimes,” said Mr. Rubino, who charges $250 an hour for his services. “It can be uncomfortable if you’re not used to having security. But people get used to it.”
Mr. Rubino, tailing me through Times Square, accompanies me to my next appointment: a personal training session at Sitaras Fitness.
Waiting for me when I arrive is John Sitaras, a former bodybuilder who has trained the former General Electric chief John F. Welch Jr., the hedge fund macher George Soros and Paul A. Volcker, the former Federal Reserve chairman. The 140-odd members of his gym pay upward of $13,000 a year to train among fellow moguls in a sparse, spotless 12th-floor facility.
“Let’s go, champ,” Mr. Sitaras said, after I suit up leisurely in the locker room. “No wasted time in here.”
One personal trainer might be good enough for a mere mortal, but Sitaras Fitness clients work with two-trainer teams. While Mr. Sitaras leads me in a set of upright rows, a second note-taker records my progress and fetches weights and artesian Voss water.
One thing I’ve noticed so far is that when you’re a billionaire, you’re never alone. All day, your life is supervised by a coterie of handlers and attendants catering to your whims. In the locker room alone after my workout, I feel unsettled. Where’s my bodyguard? Where’s my chauffeur? Why is nobody offering me an amuse-bouche while I shampoo my hair?
I asked Dr. Grubman, the psychologist to the wealthy, if a billionaire’s lack of privacy eventually becomes second nature. “For these people, being able to be alone and relaxed with those people who are around you is rare,” he said.
I feel bad admitting it, but my billionaire day has been stressful. Without an assistant, just keeping up with the hundreds of moving parts — the driver, the security detail, the minute-by-minute scheduling — has been a full-time job and then some.
When my night ends well after midnight, after a performance of Macbeth at the Metropolitan Opera and a raucous trip to a burlesque-themed nightclub called the Box, something funny happens. I realize that I’m experiencing the sensation that psychologists call “sudden wealth syndrome.”
The feeling is one of cognitive dissonance, a quick oscillation between repulsion and attraction. I’m drawn on one level to the billionaire lifestyle and the privilege that comes with it. But the lifestyle is so cartoonish, so over-the-top flamboyant, that I’m not sure I could ever get used to it.
Dr. Grubman assured me that if I were an actual billionaire, I would resolve the dissonance in time. Luckily, I don’t have to. When I wake up the next morning, my Timex watch, bought on sale a couple of years ago, goes back on my wrist. I put on my unshined shoes and slip on my blue jacket, the one with a hole in the pocket.
On my way to the subway, I stop in at my local coffee shop and order a cappuccino. It’s slightly burnt, like always. But this morning, in the haze of my hangover, it tastes rich. Really, sublimely rich."
 

lunedì 13 agosto 2012

Tanti Auguri Comandante Fidel.

martedì 7 agosto 2012

Soluzione Finale.

Bando di concorso
L'ora drammatica lo pretende. Il mondo ormai scaduto, ha bisogno di sangue nuovo. Un nuovo e più moderno Leader Maximo, un insieme unico ed esclusivo, una combinazione lineare cervello-mente-corpo, un "frullato di meningi", una sintesi di codice genetico capace di incontrare le linee di sangue che racchiudono tutto il meglio dell'umanità e della massoneria, la sintesi più alta di tutto quello che la razza umana può immaginare, elaborare e concepire. Solo un individuo così forgiato -una vera e propria "forza della natura"-, una nuova specie di superuomo generata e formata per mezzo di robuste radiazioni nucleari, come accade SOVENTE per i supereroi MARVEL -la cui filosofia può essere riassunta, appunto, in supeomismo e dosi gargantuesche di radiazioni, al punto che, citando, si potrebbe dire: "SOLO SUPERuOMO E RADIAZIONI, SUPERuOMO E RADIAZIONI" -, potrà evitare la catastrofe, l'olocausto, lo sterminio dell'umanità e la scomparsa della vita sulla terra. Si chiamano a raccolta tutti gli individui di sesso maschile e femminile di età compresa tra 0 e 120 anni.Tutta la popolazione è chiamata a dare il suo contributo per risolvere la traccia del problema:
trovare un numero reale che soddisfi l'equazione: x=\sqrt {\ }-2. 
Tutti quelli che falliranno saranno terminati secondo i moderni criteri della "guerra umanitaria", senza sofferenza e agonie inutili, in maniera dolce, naturale e trasparente in accordo a quanto previsto dal protocollo firmato con le ONG sovranazionali, neutre e imparziali, finanziate dagli stati nazionali e imprese multinazionali; Il fortunato vincitore del bando di concorso in oggetto sarà eletto, nei secoli dei secoli, nostro indiscusso LEADER e CAPO infallibile
Visto Habemus Papam...
Solita Morettata