venerdì 25 dicembre 2015

Elezioni in Grecia del 20-09-15:
 Syriza: 35,54%;

astensione: 55%

Unità Popolare: 2,83%

61% al no nel referendum.
Il referendum si è tenuto il 5 luglio 2015;

Come, quando e perchè si verifica quello che, almeno apparentemente, sembra essere un Corto Circuito.
I dati sull'orientamento politico della popolazione della Grecia sembrano essere contraddittori, anzi, addirittura arteriosclerotici. Si è verificato un vero e proprio corto circuito tra il referendum e le ultime elezioni in Grecia.
La distanza temporale tra questi due eventi è praticamente nulla -due mesi e mezzo, esattamente 77 giorni- e non può spiegare il senso, profondamente diverso, che emerge dalle due consultazioni elettorali.
Se il referendum ha espresso la chiara volontà di opporsi a quello che è stato chiamato “terzo memorandum”, come mai le elezioni le ha vinte il Syriza, cioè il soggetto politico che ha approvato e reso esecutivo proprio questo memorandum, che, a ben vedere risulta peggiorativo rispetto ai precedenti? Perchè Unità Popolare, che sembra essere la formazione più vicina agli orientamenti emersi dal referendum, non è riuscita a superare nemmeno la soglia del 3% necessaria al suo ingresso in parlamento? È sempre possibile attribuire tale rilevantissima distonia a una dilagante ed universale ondata di follia o, il che è lo stesso, a un generale ed inarrestabile processo di rincoglionimento della popolazione intera, oppure, il che è lo stesso, ipotizzare che il risultato delle ultime elezioni sia da attribuire alla figura “carismatica” di A. Tsipras (che, in my opinion, ritengo abbia meno carisma di un'ameba), meglio noto come l'uomo (oddio uomo... quello che è) quattro stagioni come la pizza, cioè ad un fattore altamente irrazionale, ma soltanto dopo aver analizzato tutte le altre possibili cause di questo, apparentemente, contraddittorio doppio risultato. Una di queste, la mia preferita, è che i Greci hanno capito, anche se, forse, ad un livello non propriamente cosciente, che la politica non li può aiutare ad uscire dal vicolo cieco in cui li ha cacciati l'Unione Europea.
Ovvero, detto in altri termini, che né gli strumenti propri della "domocrazia rappresentativa borghese", in particolare il principio secondo cui decide la maggioranza, né la “politica” -l'ipotesi “dell'autonomia del politico”- funzionano più (ammesso che abbiano mai funzionato). Paradossalmente, e per verso opposto, questo è proprio quello che emerge, e non potrebbe essere altrimenti, dai famosi think tank (letteralmente serbatoi di pensiero, cioè pensatoi, che fanno tanto venire in mente pisciatoi, cioè luoghi dove si piscia sempre fuori dal vaso), i quali hanno previsto, già da lungo tempo, la formazione nel globo terracqueo di un certo numero di zone macroeconomiche, dove la "domocrazia" diviene un “ostacolo” alle “magnifiche sorti e progressive”. 
Se questa ipotesi dovesse rivelarsi fondata, cari fratelli, compagni, amici e affini, saranno cazzi amari.