lunedì 28 gennaio 2013

I have a dream!!!
"fascismo significa non dover mai dire mi dispiace"

Io continuo a ritenere, nonostante il "dialogo" tra Grillo e casapound, l'M5S l'unica genuina opposizione a quell'insieme di meccanismi E STRUTTURE che ci stanno lentamente strangolando secondo quel meccanismo che prende il nome di garrota,
pertanto continuo a sostenere il M5S.
A prescindere da "improbabili" dialoghi tra Grillo e "fascisti" di più o meno terzo millennio, sembra esserci un abisso tra queste due realtà. Il M5S ha tra i suoi obiettivi principali la democrazia diretta o diffusa che dir si voglia, che non può essere in alcun modo assimilabile con il fascismo. Il progetto fascista, immediatamente fallito, appena nato, con i patti lateranensi,  ha come obiettivo inglobare, la società civile nello stato, sostituire ciò che è lecito con ciò che è legittimo e dunque teorizza una società autoritaria che si pone esattamente all'opposto del concetto di democrazia diretta, che invece ha come obiettivo,  "disciogliere" lo stato nella società civile. 
Detto ciò sembrerebbe più utile, invece di discutere e misurare con il centimetro la vicinanza del M5S ai fascisti di casapound, ennesimo, ghiotto, specchietto per le allodole per gonzi, affrontare il problema dell'economia. Questo sembra l'argomento in grado di far fare al M5S un salto di qualità capace di porlo in grado di prevalere su quell'idra che oggi è il sistema dei partiti.
Vincere le elezioni si può.
Vale la pena riflettere sul fatto che esiste la possibilità di arrivare a superare nella competizione elettorale, tutti gli attuali partiti e addirittura arrivare a superare la soglia del fatidico 50%.  Attualmente, a parte i cerebrolesi e il PD, vi è una enorme zona grigia, nell'elettorato italiano, caratterizzata da indecisione. Indecisione che ha radici nella consapevolezza diffusa in tutta la popolazione italiana, che l'attuale crisi economica è estremamente grave ed al di là dall'essere risolta in tempi brevi (uno o due anni).
Sembrerebbe utile per il paese affrontare e proporre uno sbocco alla stagnazione economica attuale. Spostare il dibattito sull'economia, prospettando misure di politica economica che:
rimettano in gioco la nuova divisione del lavoro internazionale, ormai accettata da tutti i partiti politici italiani e che vede l'Italia pesantemente penalizzata, nell'area europea e, dunque, nel mondo, a tutto vantaggio dei tedeschi;
puntino ad una economia pienemente sostenibile con l'ambiente che tenga conto, in particolare, della raccolta differenziata, dello sviluppo delle energie alternative (eolico, fotovoltaico ecc), della riconversione dal modello basato sul petrolio ad uno basato sulla canapa indiana;
tutelino i beni che non possono essere "monetizzati o profittizzati", come acqua, cibo, banche...;
propongano modelli di crescita economica capaci di aggirare i controlli presenti a livello internazionale tramite la creazione di centri motore di sviluppo radicati territorialmente da affiancare alle strutture politiche, capaci di riprodurre le esperienze dei "distretti industriali" che si sono sviluppati in Emilia Romagna, Veneto, Toscana, Umbria e Marche.

domenica 27 gennaio 2013

Tornare ai fondamentali
"Vivere non in competizione
ma in collaborazione
con gli altri per
il miglioramento di tutti"
La rappresentazione del mondo che potrebbe essere chiamata "le idee del papa", cioè quelle che stanno in piedi solo nella testa, è pienamente condivisibile e la stragrande maggioranza della popolazione si direbbe d'accordo con una vita concepita usando un modello cooperativo piuttosto che competitivo... 
Altro tormentone è la cosiddetta "tecnologia". Gli apologeti della "tecnologia" la ritengono la panacea di tutti i mali. In linea teorica, ma solo puramente teorica (altra idea del papa), per solo amore di ragionamento, si potrebbe immaginare la tecnologia come strumento capace di risolvere ogni possibile problema che ci affligge, consentendoci di vivere felici ed in armonia con tutti gli altri e con l'intero universo conosciuto ed ignoto. ma allora perchè tutto ciò non accade? 
Tutti concordano che sarebbe auspicabile vivere in modo cooperativo invece che competitivo al fine di conseguire miglioramenti per tutti. C'è meno accordo quando invece si deve stabilire il criterio di divisione dei miglioramenti conseguiti tramite tale criterio. Chiunque si ponga il problema di come ripartire quel che viene prodotto va incontro a sonore battute e a sconfitte epocali e memorabili. Perchè?
Il motivo di questa apparente contraddizione, tra la possibilità teorica di usare la tecnologia per migliorare la vita di tutti e quel che accade nel reale, cioè l'impossibilità di adottare come un elemento "neutrale" questo criterio, è dovuto al fatto che il criterio distributivo, così come i rapporti di produzione, è un prodotto storico-sociale, un prodotto storicamente determinato dal quale non si riesce a prescindere e che non cade dal cielo, ma è la "sintesi" di quanto il mondo ha sperimentato fino a quel momento e al di fuori del quale la produzione stessa "evapora" e sembra che ci si trovi di fronte a uno di quei pupazzi rotti a carica meccanica. Pertanto sembrerebbe che chiunque voglia porsi il problema di un modo diverso di produrre e, dunque, ripartire la ricchezza prodotta, capace di rispettare i diritti degli uomini e, congiuntamente, in armonia con il sistema naturale, deve operare una "forzatura" al fine di evitare i "tempi lunghi necessari alla storia per elaborare un criterio diverso".
La fine della civiltà Rapa Nui non è dovuta al fatto che nessuno si era accorto che stavano finendo gli alberi sull'isola, ma al fatto che la situazione aggregata sembra essere inconoscibile e non modificabile dai singoli individui. Il primo problema che sembra  necessario porsi per poter attuare nella realtà, e non nella testa di qualcuno, -essendo ben consapevoli che si sta tentando di operare una forzatura- queste "intenzioni" che sono in assoluto condivisibili, è quello di immaginare un modo diverso di produrre ed un diverso criterio distributivo. Senza questa operazione preventiva sembra impossibile realizzare una società "altra". A questo proposito va evidenziato che nel corso del secolo passato si sono sperimentati esperienze empiriche e elaborati concetti che, forse, sono in grado di implementare le costruzioni, al momento cervellotiche e puramente installabili solo nella testa delle persone, di individui o aggregati di persone che, in maniera assolutamente condivisibile pongono il problema di un diverso modo di produrre (esperienze significative sembrano essere Alcatraz in Italia o i contributi di missionezeitgeist, Peter Joseph, Jacque Fresco, autori di thrive..).
Questi contributi sembrano essere essenziali al concepimento e progettazione di ipotesi di società diverse da quella attuale che ci sta portando verso una catastrofe di dimensioni bibliche, ma altrettanto essenziale sembra essere tornare ai "fondamentali". Illuminante a questo proposito è il seguente brano:
"La concezione che ci si fa immediatamente è questa: nella produzione i membri della società adattano (producono, danno forma) i prodotti naturali ai bisogni umani; la distribuzione determina il rapporto in cui il singolo partecipa di questi prodotti; lo scambio gli fa pervenire i prodotti particolari nei quali egli intende convertire la quota assegnatagli attraverso la distribuzione; infine, nel consumo i prodotti divengono oggetto del godimento, dell'appropriazione individuale. La produzione crea gli oggetti corrispondenti ai bisogni; la distribuzione li ripartisce in base a leggi sociali; lo scambio ridistribuisce secondo il singolo bisogno ciò che è già stato distribuito; infine nel consumo il prodotto esce da questo movimento sociale, diviene direttamente oggetto e servitore del singolo bisogno e lo soddisfa nel godimento. La produzione appare quindi come il punto di avvio, il consumo come il punto di arrivo, la distribuzione e lo scambio come il punto intemedio, il quale si sdoppia a sua volta, poichè la distribuzione è determinata come il momento che prende avvio dalla società, lo scambio come momento che prende avvio dagli individui. Nella produzione si oggettiva la persona, nella persona si soggettivizza la cosa; nella distribuzione la società si assume la mediazione tra la produzione e il consumo nella forma di norme vigenti, generali; nello scambio la produzione e il consumo sono mediati dalla determinatezza casuale dell'individuo.
La distribuzione determina il rapporto (la quantità), in cui i prodotti toccano agli individui; lo scambio determina il tipo di produzione in cui l'individuo esige la quota assegnatagli dalla distribuzione. In tal modo, produzione, distribuzione, scambio, consumo costituiscono un vero e proprio sillogismo: la produzione è il generale , la distribuzione e lo scambio sono il particolare, il consumo è la singolarità in cui il tutto si conclude. Questa è effettivamente una connessione, ma una connessione superficiale. La produzione è determinata da universali leggi di natura; la distribuzione dalla causalità sociale, perciò essa può esercitare un effetto più o meno giovevole sulla produzione; lo scambio si inserisce tra l'una e l'altra come movimento sociale formale, e l'atto conclusivo del consumo, che non viene concepito soltanto come termine ultimo ma anche come fine ultimo, in fondo si colloca fuori dell'economia, tranne che nella misura in cui reagisce a sua volta sul punto di partenza, avviando di nuovo l'intero processo".

domenica 13 gennaio 2013

 ESM: PROVE TECNICHE PER GOLPISTA INDOLORE



http://youtu.be/lD1n705Rk6U

È possibile Scaricare il Dossier sull'ESM di Lidia Undiemi su:
http://www.palermoreport.it/images/stories/pdf/esm_Dossier_SME_Undiemi.pdf

sabato 12 gennaio 2013



http://youtu.be/m1muEa4VEw0

venerdì 11 gennaio 2013

Il delatore
n ha 30 anni, è stato un rivoluzionario di successo, poi è stato catturato e sottoposto a I.L.I.F.A.R., tecnica di ricondizionamento e ricostruzione della personalità. Il suo lavoro consiste nell'infiltrarsi, come altri milioni di individui, ed ora non solo è un convinto sostenitore del SISTEMA, ma è anche uno dei più affermati e affidabili delatori. Viene infiltrato in tutti gli ambienti "sovversivi" con grande facilità per il suo passato.
Il ristorante.
Camminavo in fretta a testa bassa da solo. Non volevo incontrare nessuno. Avevo una mezza idea di andare a mangiare al "pirata". Un piccolo ristorante ai limiti della legalità. Apparentemente sembrava il solito locale. I suoi manifesti erano quelli autorizzati dal ministero per la salute e la vita longeva. Contenevano, in forma di consiglio, ciò che ormai da lungo tempo era proibito e contro la legge, secondo la nota consuetudine che consigliare è meglio che proibire... "Consigli" contro il diabete; "Consigli" contro la dieta ipercalorica; "Consigli" contro colesterolo, trigliceridi...
L'Agrinova aveva già sintetizzato tutto questa informazione in un nuovo alimento modificato geneticamenge. L'ANI.VE. (ANImalo-VEgetale) Bastava mangiarlo tutti i giorni per poter vivere sani almeno fino ai 120 anni, limite stabilito per legge, al di sotto del quale era proibito morire. In questo alimento erano presenti tutti i componenti di una corretta e sana alimentazione, come grassi, proteine, vitamine, sali minerali, amminoacidi, oligoelementi ecc. nella giusta dose quotidiana.
L'unica cosa negativa dell'ANI.VE. era l'aspetto e il sapore non proprio gradevole. Aveva l'aspetto, la consistenza e il sapore di un noto cibo per cani, ma dato che si doveva per legge campare fino a 120 anni, tutti si adeguavano a questo nuovo cibo consigliato dalla moderna scienza dell'alimentazione, anche per evitare condanne penali molto severe che potevano arrivare fino alla pena di morte. Nonostante fosse proibito, la gente continuava lo stesso a morire prime del limite prefissato. Da qui nasceva il sospetto che la popolazione, di nascosto, assumesse cibi proibiti e dannosi. Con il tempo era nata una rete di informatori e infiltrati che agivano, in sintonia con la polizia alimentare per debellare il preoccupante e crescente fenomeno dei reati alimentari. Gruppi di individui si ostinavano a coltivare e mangiare prodotti naturali. Era nato persino un movimento politico: l'A.M.E.N. (Amiamo Mangiare Elementi Naturali) che voleva sovvertire i principi nutrizionali e instaurare l'anarchia alimentare. Si trattava di gruppuscoli estremisti ben infiltrati e controllati, ma, nonostante l'enorme apparato repressivo e di controllo, ciò che lasciava stupefatti era la discordanza tra i dati sulla consistanza di questi gruppi e il numero delle morti premature.
L'imprendibilità dell'Anarco-Movimento Eversivo Alimentare
Le autorità sospettavano che, nonostante tutti i loro sforzi il fenomeno sfuggisse totalmente al loro controllo e fosse molto più esteso di quello monitorato. Inspiegabilmente morivano in gran numero, prima dei 120 anni, persone insospettabili. Anzi con la continua e progressiva marcia verso una speranza di vita sempre maggiore il Centro Per La Vita Migliore E Più Lunga (C.P.L.V.M.e P.L.) aveva estrapolato dati che prevedevano per il 3.056 speranza di vita pari a 160; 3.100 S.D.V. pari a 210; ... fino ad arrivare nel 3.500 a una S.D.V. di 1.000 anni. Nonostante queste previsioni, la vita media aveva subito un arresto e addirittura una intollerabile inversione di tendenza. Inoltre, erano proprio i membri dell'A.M.E.N. ad essere più longevi, ad ulteriore ed evidente riprova che proprio chi teorizzava i cibi naturali e biologici non li consumava! Si trattava di agitatori sociali, che, al contrario di quanto teorizzavano, si nutrivano solo ed esclusivamente con i cibi prescritti dalle autorità sanitarie. Tale situazione doveva essere sanata senza indugio. Visto il grande imbarazzo che creava nelle istituzioni preposte al controllo, che in stato di continua tensione e frustrazione, elaboravano continuamente nuove e più potenti strategie e richiedevano continui incrementi nelle risorse destinate alla repressione del fenomeno, al punto che il numero degli infiltrati nei gruppi eversivi aveva di gran lunga superato almeno per quel che si poteva ritenere, quello degli aderenti, cosicchè il poderoso aumento dell'attività politica e sociale della devianza alimentare era da attribuire in gran misura all'azione degli infiltrati stessi.
n non era un militante, provava simpatia per l'A.M.E.N., e qualche volta, abbastanza raramente, infrangeva la sua dieta alimentare. Dato l'enorme numero di "infiltrati", esisteva una complessa strategia di incontro e di ingaggio per i contravventori delle prescrizioni alimentari. Per evitare di essere "intercettati e distrutti" i membri A.M.E.N. avevano inventato una strategia di "contatto" complessa e articolata, che prevedeva un segnale, una parola di riconoscimento e un codice crittografato. Chiunque volesse diventare attivista e simpatizzante dell'A.M.E.N., o solo contravvenire alle leggi alimentari, doveva essere avvicinato da un membro del movimento che conosceva il candidato fin dalla nascita, essere entrato in contatto, conoscere intimamente il suo pensiero, il suo orientamento ... Così era possibile controllare ogni possibile aspirante candidato. A questo veniva dato un segno di riconoscimento, una parola chiave e un codice criptato. n. aveva come segno di riconscimento una rosa gialla su giacca grigia. Subito dopo il suo ingresso "al pirata" fu subito avvicinato da un individuo vestito da cameriere.
n-2 "al polo sud c'è il sole"
n: "I pinguini trasmigrano - I1357Vk2".a
n-2: "si accomodi oltre la cassa e chieda di n-64".
n-64 lo aveva guidato in una stanzetta interna. Si era appena seduto, aveva preso il menù clandestino e stava dando una scorsa alle pietanze e ordinando il pranzo".
Proprio mentre ordinava, un tizio, senza chiedere il permesso e fregandosene del coperto, si era seduto al suo tavolo.
n256: "ciao n, come stai? anche tu in cerca di qualche trasgressione?
n: "no, sono entrato giusto per caso. Ho dato un'occhiata al menù , ma sto andando via. Non mi piace la cucina".
n256: "Hanno reso le pene per reati alimentari ancora più severe. Stiamo rischiando da 1 a 5 anni di corsi di rieducazione nei campi di lavoro, e in caso di recidività, 10 anni di carcere duro. Si può comprendere. All'inizio io non ero d'accordo, poi, però, di fronte alla promessa di una vita lunga 120 anni, ho capito che qualche sacrificio si doveva fare. Ogni tanto, però, non resisto, mi concedo una esperienza papillp-gustativa proibita. Infrango solo un pochino i divieti, giusto per ricordare meravigliose sensazioni passate. Ogni volta che vengo qui mi immergo in un'orgia di sapori e delizie del palato, e talvolta mi chiedo se quel che abbiamo perso è stato sufficientemente compensato da ciò che abbiamo guadagnato".
n: "Certamente si, una vita longeva, sana e incorrotta associata alla certezza del paradiso, ottenuta mediante la I.L.I.F.A.R. terapia, rappresenta un tesoro di valore inestimabile".
n256: "Intendimi... non sono un sovertitore di principi stabiliti dalla legge, che ogni individuo integro dovrebbe rispettare, però non riesco a impedirmi certe riflessioni. So che è sbagliato e cerco di correggermi, ma poi non riesco a frenarmi, tanto grande è la delizia delle cose che mangio in questi ristoranti sovversivi. So anche che così facendo "il male maggiore" lo faccio a me. Temo di avere un piccolo problema di "dipendenza" da cui non riesco ad uscire. Ogni volta che vengo qui procuro al mio corpo chissà quali danni, ma è più forte di me. So anche che il mio comportamento è indegno di un cittadino "retto", ma la tentazione è troppo forte... ma basta parlare di me. Io ti ho sempre ammirato, ho sempre saputo di avere qualche cosa in comune con te, di condividere gli stessi ideali, anche se non ne abbiamo mai parlato. Anzi adesso che mi ci fai pensare ci siamo visti anche poco, ci siamo scambiati solo qualche saluto, di tanto in tanto. Nonostante ciò ho sempre desiderato conoscerti meglio, forse per come ti muovevi, camminavi, salutavi. Si sentiva che avevi un mondo interiore pieno, vasto e traboccante di alti ideali... e l'incontro di oggi me lo conferma. Sono proprio contento di averti incontrato. Questa può essere l'occasione per conoscerci meglio, per parlare, per interagire... ma dimmi di te... quali sono i tuoi amici... magari ne abbiamo in comune... in quali altri locali alternativi vai... potremmo pensare di organizzare insieme queste uscite..."
n: "ti sbagli, io sono capitato qui per errore, per pura coincidenza, non sapevo che questo fosse un locale "sovversivo", anzi ti ringrazio di avermi avvertito. Adesso che ho capito, vado via immediatamente".
n256: "per favore rimani, ho sempre desiderato conoscerti meglio, capire cosa c'è dietro quell'apparente normalità. si percepiva che quello era soltanto una facciata e che sotto dovevi avere ben altri interessi, una solida ideologia, una formazione da quadro dirigente..."
n: "... magari un'altra volta... adesso devo proprio andare".
n si alzò e si avviò verso l'uscita senza voltarsi indietro nemmeno una volta...

mercoledì 2 gennaio 2013

Un tram chiamato desiderio.
Sempre sullo stesso tram puoi "captare"
storie fantastiche di vecchie glorie
 e di nuove, moderne, profittevoli realtà,
che nulla lasciano al caso
nella loro desolante azione di
strangolamento "lento", "dolce",
"continuo" e "sistematico".
Devi solo sintonizzare
le tue personalissime antenne
su una speciale lunghezza d'onda
per poter dire:
"Io so i nomi dei responsabili...
Io so. Ma non ho le prove.
Non ho nemmeno indizi..."
La Via A è una strada intrisa di storia. È una antica via consolare iniziata dai Romani intorno alla metà del III secolo A.C. Una vecchia gloria passata di cui rimangono soltanto le auto che la attraversano. È una bella strada, piena di sole, e con l'aria che sa già di mare. Insomma una "via di fuga" verso immaginarie, esotiche, passate epoche. Si, percorrerla era, fino all'altro ieri, come fare un viaggio a ritroso nel tempo, magari uno di quei famosi "buchi neri" di cui tanto si ciancia. Oggi ha perso gran parte del suo fascino, con la modernizzazione, lo svecchiamento e la costruzione, parallela e quasi alla stessa distanza della gemella rotaia in un binario ferroviario, di un troncone di AUTOSTRADA. L'autostrada, da buon grande fratello, per un lungo tratto la costeggia, la corteggia, la blandisce, la addomestica, la svilisce  la asservisce e, infine la pone definitivamente in secondo piano amputandola nella sua funzione principale, quella, appunto, di strada, eliminando la viabilità, secondo quel che ormai sembra essere un continuo ripetersi in una infinita autoreferenzialità dell'immancabile schema "problema-reazione-soluzione". Non si discute più, si creano i problemi andandoli ad innestare magari su realtà preesistenti in modo da creare un ammasso colloso ed indistricabile in cui non è più possibile capire niente, impastando ad arte "menzogna/verità" per poi "offrire" soluzioni "misteriosamente" orientate agli "affari". 
Amministratore delegato: "Una volta costruito un nuovo troncone autostradale, è necessario che accolga "tutta" la viabilità a prezzi congrui, perchè altrimenti che senso avrebbe aver speso tutto il denaro che è stato necessario per avviare una nuova "tratta..." È evidente che perchè si possa ripetere, l'operazione deve dare profitti, altrimenti chi più investirebbe -non necessariamente in prima persona in un ottica di intervento/non intervento, nella cultura multicolore dell'"united of corporation", veicolata peraltro attraverso shock-anti campagne pubblicitarie.-  in tali opere? È necessario, pertanto, a tutela degli investimenti fin qui effettuati e del patrimonio costituito, sia in termini di "flusso che di stock" dare un segnale forte di apprezzamento per le opere sin qui svolte. È chiaro che per questo saranno ricompensati -un tot- per il loro intervento tutti i comuni sui quali "il manufatto" si "dipana" ed "insiste"... "del resto non siamo comunisti...".
Rappresentante Sindaci riuniti nel cartello degli insistenti "dipanati": "... e quanto sarebbe questo tot? Sa, io non lo dico per me, ma per i comuni coinvolti che vedono in me un esempio notevole di pragmatismo, governance ed energia concretamente inpiegata nella risoluzione di conflitti, controversie e problemi.
Amministratore delegato: "Su questo possiamo immaginare in maniera concertata un accordo che preveda un fisso e una percentuale dei nuovi introiti... che so un 5%, "trattabile";
Rappresentante Sindaci riuniti nel cartello degli insistenti "dipanati": "Capisce Amministratore che noi ci esponiamo per il bene delle comunità locali al fine di reperire nuove risorse che consentano ulteriori sviluppi futuri in un quadro di sinergie sempre crescenti ed integrate con il mondo dell'impresa inserito in un contesto globalmente globale".
Amministratore delegato: "Capisco il suo punto di vista e in virtù di questo futuro convergente interesse comune, nell'ottica dello sviluppo economico globalmente globale possiamo portare la percentuale ad un 6% lordo con un "start up" iniziale di 1.000.000,00 di n per ciascuno dei Comuni coinvolti, oltre, naturalmente alle royalties per i singoli Sindaci.
Rappresentante Sindaci riuniti nel cartello degli insistenti "dipanati": "D'accordo, con la promessa però di rivedere i compensi in funzione dell'inflazione e di quanto previsto dalla "commissione provinciale" in tema di compensi minimi previsti per gli amministratori pubblici. Avete già in mente qualche strategia che consenta di aggredire ed incalanare il traffico locale all'interno delle pur convergenti strutture autostradali?".
Amministratore delegato: "... si, dunque, si tratta di ben poca cosa... noi prevedevamo, al fine di migliorare anche la situazione dei paesi che si trovano lungo l'A. o che addirittura sono tagliati in due da questo "ecomostro" di prevedere una serie di "regolatori policalienti del traffico", una serie di segnali stradali di eccesso di velocità che consentano ai paesi "limitrofi" di godere di una maggiore sicurezza  e di aumentare la coesione sociale, che, allo stato attuale, risulta essere frantumata dai veicoli che sfrecciando a folle velocità impediscono  i contatti e lo sviluppo delle relazioni umane, nonchè di minimizzare il rischio per quei temerari che, in barba alla propria incolumità personale, si azzardano ad attraversare"
Rappresentante Sindaci riuniti nel cartello degli insistenti "dipanati": "... Bene, se ben comprendo chiedete di installare in certi tratti di strada, congiuntamente, dei cartelli di limitazione della velocità e autovelox ed in altri impianti semaforici regolatori del traffico extraurbano".
Amministratore delegato: "... Esattamente, in questo modo, ritengo, possa essere garantita una maggiore sicurezza stradale ed una sensibile riduzione degli incidenti stradali che nel nostro paese sono ormai una piaga purrulenta. Che mi dice a prosito del quadro normativo esistente? Queste misure di "igiene pubblica" sono in accordo con quanto previsto dalle leggi vigenti?".
Rappresentante Sindaci riuniti nel cartello degli insistenti "dipanati": "Questo non è un problema. Qualora fosse necessario potremmo intervenire con una nuova normativa, come previsto dalla "camera alta" della "commissione nazionale" che ha sancito proprio nel corso dell'ultimo governo che "le misure normative devono necessariamente contribuire a creare sinergie tra mondo degli affari e sistema della rappresentanza politica. Fatta questa precisazione, direi che il quadro normativo relativo alle questioni che stiamo affrontando si presta particolarmente al raggiungimento simultaneo della individuazione di risorse da destinare al fabbisogno pubblico e a una più stretta sinergia tra politica e mondo degli affari. Esiste un solo elemento capace di ostacolare il raggiungimento degli obiettivi posti, ma si tratta di qualcosa di facilmente aggirabile. Mi riferisco in particolare al fatto che l'autovelox va segnalato, e in quanche modo può rappresentare un ostacolo - che a voi interessa, eventualmente, solo indirettamente-, al "drenaggio" delle risorse tramite lo strumento delle multe".
Amministratore delegato: "No, al contrario sono fortemente interessato, dato che un un numero congruo di miei congiunti sono impiegati pubblici e, con l'aria che tira, non vorrei rimanessero senza stipendio".
Rappresentante Sindaci riuniti nel cartello degli insistenti "dipanati": "Come si sa la velocità  è il fattore più importante in relazione alla sicurezza stradale, dato che  esiste una forte relazione tra alta velocità e mortalità (sembra che la correlazione tra queste due grandezze sia del -1%) e il Codice della strada fissa i limiti per strade, autostrade, stradine, stradotte, stracotte, stradette..., ma la cosa importante è che il Comune può fissare limiti di velocità diversi da quelli previsti. È pertanto possibile creare un piano funzionale e diversificato delle diverse velocità in funzione degli obiettivi che di volta in volta vengono posti. Va inoltre osservato che al valore rilevato dall'autovelox si applica la riduzione di un risibile 5% che, tenendo in conto che non sempre il contachilometri è preciso, rende questa operazione una vera manna per le casse pubbliche. Ultimo, ma non per ultimo, elemento da tenere in considerazione è la distanza dei cartelli segnalatori dei dispositivi di autovelox. Anche qui si può agire con la più ampia discrezionalità. anche se l'art.142 comma 6-bis del codice della strada impone che le postazioni di controllo siano ben visibili ed identificabili con cartelli, la distanza del segnale stradale di preavviso non viene stabilita, deve essere, soltanto, "adeguata" e dunque può essere regolata a piacimento. Terminato questo inciso possiamo tornare a discutere i termini dell'accordo."
Amministratore delegato: "allora, ritenete possibile modificare ed incrementare lievemente la dislocazione di questi elementi di crescita della sicurezza stradale e di stimolo dell'attività economica locale e nazionale?"
Rappresentante Sindaci riuniti nel cartello degli insistenti "dipanati": "Si può fare, io, per me voglio, per la mia opera di intermediazione,  80.000 n, poi sarà necessario contattare a vostro carico e senza coinvolgimento delle superiori autorità competenti, i locali uffici "disinfestazione, apposizione cartelli, autovelox e segnali semaforici", Potete rivolgervi ai geom./rag. Squarcia, Bacigalupi, Linfonodi, Lucidi, Maligni... qui ho un prospetto dei singoli funzionari da contattare. Sono particolarmente lieto e sollevato che questa intesa si raggiunga. Questa opera consente, come ho già detto, in un solo provvedimento di regolamentare il traffico extra-urbano e di reperire risorse per le casse, ormai dissanguate, degli enti pubblici... Ottimo".
Concordemente con il piano concertato tra enti pubblici e imprese private, sul primo tratto della strada A., sono sorti cartelli e semafori in quantità tale da ostacolare, sempre in accordo ai dettami della "sicurezza stradale", fortemente, e, al limite, impedire la circolazione sulla strada pubblica ed incrementare quella sulle strade "private", ma costruite con i soldi pubbilci.
Il tutto funzionò a meraviglia per 8 mesi, i mesi autunno/invernali/primaverili, ma poi tutto il sistema implose con la stagione estiva. Su questo tratto si formò una fila ininterrotta di veicoli di 50 km che non fu, almeno a detta della competenti autorità pubbliche, dipanare, e, sotto un sole cocente,  morirono 50 persone per disidratazione, come i cetacei che "spiaggiano", mentre altre, quelle ancora in grado di camminare, abbandonarono l'auto per dirigersi verso le località più vicine. Dopo 15 giorni di infruttuosi tentativi di "sciogliere" lo spaventoso "ingorgo stradale" l'A. e tutte le strate che la intersecavano vennero chiuse definitivamente. Rimase una sola strada, quella a pagamento, i paesi e gli agglomerati urbani, situati lungo A. si "spopolarono" con notevoli perdite finanziarie e patrimoniali per gli incolpevoli proprietari degli immobili situati in quella zona. Gli unici agglomerati urbani che rimasero furono quelli vicini agli svincoli autostradali, che, invece conobbero un periodo di boom edilizio, con notevoli effetti positivi per l'economia nel suo complesso. È così che nacque, prima ancora che nella realtà, nelle menti perverse degli uomini, la strada a "pagamento", che con l'andare del tempo, come sempre succede nell'evoluzione naturale delle cose, interessò tutti i luoghi e venne estesa anche ai pedoni. Gli attori principali della "trattativa" che portò alla chiusura definitiva della vecchia, gloriosa strada A. fecero, tutti, una strepitosa carriera, nel settore verticalmente integrato privato/pubblico.