venerdì 6 settembre 2013

Ciao Nando

http://youtu.be/M8E3-qEV7vA


La MoRTe dElLA MoscA
       Oggi è morta una mosca
dopo avere volato
tanti anni da sola
bassa bassa su un prato.
Un prato non è mai abbastanza grande
perché una mosca ci si perda,
ritrova sempre il suo cespuglio,
il suo dolce odore di merda.

Le mosche procurano noia
se volano a schiera unita;
da sole non danno fastidio:
si schiacciano dentro due dita.

Oggi è morta una mosca
digrignando gli ultimi denti,
subendosi l'ultima beffa,
la morte appartiene ai potenti.

Oggi è morta una mosca
oh, mio dio che sfacelo!
ronzare noiosamente
tanto lontano dal cielo.
Oggi è morta una mosca,
crack! l'ultimo colpo di ali.
Fortuna che noi siamo uomini,
fortuna che siamo immortali.

Oggi è morta una mosca,
muriamola nel suo alveare
insieme a tutte le altre
onoriamola con un piccolo altare...

Almeno però non si perda
il senso degli ultimi stenti,
alle mosche rimane la merda,
il cielo appartiene ai potenti.

Piazza, bella piazza, ci passò una lepre pazza,
uno lo accarezzò, uno lo abbracciò,
uno se lo baciò, uno lo consolò,
uno lo tranquillizzò, uno lo rallegrò,
uno molto lo amò,
col mignolino ch'era il più piccino la notte passò."

 

lunedì 2 settembre 2013

Oggetto: eugènica, allevaménto, scuòla

K: "C. perchè fai quello che fai? 
Perchè noi facciamo quello che facciamo? Forza."
C: "Non lo so."
K: "Io ho cominciato nella II Guerra Mondiale,
in Germania. 
Il piacere di uccidere è stimolante.
Più avanti nella vita io non riuscivo a trovare
qualcosa che riempisse quel vuoto...
che mi desse la stessa carica di energia...
così mi sono messo in proprio.
Ascolta... ascolta questo:
"Qualunque cosa la tua mano trovi da fare,
falla con gioia, perchè non esiste lavoro,
amore, conoscenza o saggezza nella tomba."
C: "Di chi è? C?"
K: "no è il vecchio testamento... è di Dio."
C: "mi sorprende che tu l'abbia citato, è il mio eroe."
K: "È anche il mio.
Uccidere il mio primo uomo è stato come
fare l'amore con la mia prima donna.
Mi ricordo ogni particolare.
Il profumo dei capelli,
il ghiaccio sulla finestra,
la carta da parati...
è come entrare in una diversa zona temporale...
Stai diventando un estraneo...
Ti stai isolando, sei condanato!"
C: "Condannato?"
K: "Tu sei diventato la loro tristezza
e vivi in un diverso stato mentale...
e si."

eugènica s. f. [dall’ingl. eugenics, der. del gr. εὐγενς «di buona nascita»]. – Teoria (detta anche eugenetica) che si propone di ottenere un miglioramento della specie umana, attraverso le generazioni, in modo analogo a quanto si fa per gli animali e le piante in allevamento, distinguendo i caratteri ereditarî in favorevoli, o eugenici, e sfavorevoli o disgenici, e cercando di favorire la diffusione dei primi (e. positiva) e di impedire quella dei secondi (e. negativa). 

allevaménto s. m. [der. di allevare]. –

1. Insieme delle cure con cui si nutrono e si assistono nello sviluppo, nella loro prima età, bambini, animali, piante: norme per l’a. dei bambini; l’a. dei polli, degli ovini, dei suini, dei bachi da seta; a. in batteria, particolare sistema di allevamento su scala industriale di polli (v. batteria), detti appunto polli di allevamento in contrapp. ai cosiddetti polli ruspanti, ottenuti con il tradizionale allevamento di tipo rurale; a. della selvaggina, l’insieme delle pratiche con cui s’interviene nella riproduzione di determinate specie di animali selvatici per favorirne l’accrescimento numerico e quindi il ripopolamento di determinati territorî a fini faunistici o venatorî; si esercita in apposite aree recintate, con tecniche diverse secondo le specie. Con sign. specifico, a. vegetale, il perfezionamento delle piante coltivate al fine di renderne la produzione maggiore per quantità e migliore per qualità (sinon. di genetica agraria).

2. L’insieme di animali che si allevano, e anche l’impianto a ciò destinato: avere un a. di polli, di conigli; un a. di cincillà, di volpi argentate. Nell’ippica, il complesso dei soggetti equini prodotti in un determinato paese (per es., a. francese, italiano, ecc.); corsa di a., corsa riservata ai puledri indigeni. 

 scuòla (pop. o poet. scòla) s. f. [lat. schŏla, dal gr. σχολ, che in origine significava (come otium per i Latini) libero e piacevole uso delle proprie forze, soprattutto spirituali, indipendentemente da ogni bisogno o scopo pratico, e più tardi luogo dove si attende allo studio]. –

1. Istituzione a carattere sociale che, attraverso un’attività didattica organizzata e strutturata, tende a dare un’educazione, una formazione umana e culturale, una preparazione specifica in una determinata disciplina, arte, tecnica, professione, ecc. Con questo sign., che è il più com., la parola è in genere accompagnata da determinazioni che ne specificano il carattere, le materie d’insegnamento, le persone cui l’insegnamento è diretto, ecc.: s. materna; s. elementare; s. primaria, quella comprensiva di scuola materna e scuola elementare; s. media o secondaria, distinta in inferiore o di primo grado, superiore o di secondo grado; apertura, chiusura delle s., dell’anno scolastico; riforma della s.; maestro di s., maestro elementare; compagni di s.; gli alunni delle s.; i bidelli, i custodi delle s.; libri per la s., i libri scolastici; s. pubblica, che dipende direttamente dallo stato; s. privata, gestita da enti o persone private; s. pareggiata e s. parificata (v. rispettivam. pareggiato e parificare); s. dell’obbligo, la scuola che deve essere frequentata per legge da tutti i cittadini (per molto tempo costituita da un minimo di otto anni di istruzione e successivamente innalzata a dieci); s. a tempo pieno, in cui l’attività didattica si svolge sia nel mattino che nel pomeriggio; s. serale, frequentata di sera da chi durante il giorno lavora; s. sperimentale, v. sperimentale, n. 2 a; s. speciale, istituita nel passato per fornire un’educazione e un’istruzione agli handicappati, poi abolita dalla vigente legislazione scolastica; s. mista, per alunni di ambedue i sessi; s. maschile, femminile, nella quale sono ammessi (oggi sempre più raramente) solo alunni di sesso maschile, oppure femminile; s. carcerarie, istituite presso le carceri e i penitenziarî con lo scopo di impartire un’istruzione per lo più di grado elementare ai detenuti che ne siano privi; con riferimento a istituzioni scolastiche spec. del passato, oggi superate dal progresso e dalle mutate condizioni sociali e culturali: s. popolare, diretta a combattere l’analfabetismo; s. rurale, scuola elementare riservata agli agricoltori; s. reggimentali, organizzate per i soldati analfabeti. Scuole Pie, scuole fondate nel 1597 da s. Giuseppe Calasanzio per educare e istruire i giovani, e ancor oggi tenute da sacerdoti scolopî. 

OTTIMO!!!

... MA RISULTATI FANTASTICI, ANCORA PIÙ ECLATANTI, SI POSSONO OTTENERE COMBINANDO I TRE ELEMENTI IN OGGETTO... OVVERO, CONVINCERE TUTTA LA POPOLAZIONE "ATTIVA", L'INTERO POPOLO LABORIOSO/INDUSTRIOSO/PARSIMONIOSO, DELLA BONTÀ DELL'EUGENETICA PUNTANDO ALLA COSTRUZIONE DI "STRUTTURE" CAPACI DI CONTRASTARE LA CONTINUA DERIVA E DECADENZA DELLA/E RAZZE "DOMINANTI" ... OVVERO CONVINCERE DI CIÒ ANCHE QUELLI CHE SARANNO TERMINATI/STERILIZZATI/NEUTRALIZZATI/ANNIENTATI... CONVINCERLI CHE SONO INUTILI BOCCHE DA SFAMARE CAPACI DI MANGIARE SENZA CONTRIBUIRE MINIMAMENTE ALLO SFORZO PRODUTTIVO DELLA NAZIONE E CHE SE ANCHE SONO IN QUESTA CONDIZIONE PERCHÈ NON RIESCONO A INSERIRSI NEL "TESSUTO PRODUTTIVO", LA RESPONSABILITÀ DIPENDE SOLO ED ESCLUSIVAMENTE DA LORO STESSI. INSOMMA CONVINCERLI CHE SONO IN UNO STATO OPPOSTO A QUELLO DI "STATO DI GRAZIA" DI CALVINIANA MEMORIA. SI OTTIMIZZANO COSÌ, ULTERIORMENTE, LE RISORSE DELLA NAZIONE-PAESE SUGGERENDO-INDICANDO-AGEVOLANDO IL SUICIDIO DI MASSA DEI NON "IDONEI", RENDENDO INUTILI LE INESTETICHE, SCOMODE E POCO PRESENTABILI STRUTTURE TERMINATRICI.
iN TUTTO QUESTO PROCESSO NESSUNO SARÀ "NON RESPONSABILE".

p.s. io, da "amatoriale", prevedo una "riduzione" di circa 4 miliardi di persone, ma, essendo per natura ottimista -sempre incline a vedere in ogni faccenda il lato positivo-, sulla cifra, potrei sbagliare... in fondo sono solo un dilettante allo sbaragliooooo.