venerdì 17 luglio 2015

Visto The Reach - CaaaaaaCcIa AlL'uOmO.(sarebbe stato meglio chiamarlo cacca all'uomo)
Le brave ragazze americheeeeene
hanno sempre un beauty case,
una ricetta per rimanere sempre
"giovani più giovani" e una magnum
44 a portata di mano.
Film di merda: Giovani contro vecchi; possidenti contro nullatenenti (in fondo il "ragazzo" perbene ha solo un comune fuoristrada diverse armi da fuoco -il minimo indispensabile per un giiiiiiiovane americaaaaaano- e qualche altra "cosuccia", contro un quanche cosa che assomiglia a un Hammer, ma più potente, super accessoriato, inquinante, ambienticida...), una parodia del cazzo tra padroni -M. Duoglas è pure amico dei cinesi!-e operai ambientalisti e protettori dell'ecosistema?
Un vero e proprio film del cazzo. Ma sti americaaaaaani non hanno proprio niente altro da fare che, continuativamente e eternamente,  film merdosi che poi distribuiscono  a tutto il resto del mondo abbruttendolo ed imbrattandolo in maniera definitiva e permanente?

S.P.Q.A.

sabato 11 luglio 2015

visto Eva Braun:
film concepito e realizzato
da un sinistrorso
piagnone e pipparolo

venerdì 10 luglio 2015

Estraneità
Allievo: "Maestro, oggi mi sono sentito,
 per la prima volta,
isolato da tutto il resto del mondo.
Ero in metropolitana e nel mio
scompartimento eravamo 15:
14 contro uno. Ero l'unico senza cellulare.
Sconnesso in mezzo a tanti tipi persi.
Io in mezzo agli altri guardo,
guardo i volti, i movimenti.
Come per lo svolgersi di una pellicola
mi sembra di capire la loro vita,
aspetto/connesso/intimo
si trasfomano in unità inscindibile.
Invece questi erano immersi
ognuno in un mondo.
universi paralleli,
vicini -asintoticamente-
quanto si vuole,
ma senza mai toccarsi.
Sentire estraneo -alieno-,
essere immerso in un luogo
che è allo stesso tempo
affollato e intensamente,
decisamente,  incontrovertibilmente,
definitivamente isolato.
Non appartengo più
al, cosiddetto, consorzio umano.
E' perchè non guardo più
la televisione da più di mille anni
e dunque questo
oggetto "elettrodomestico",
ha smesso di avere su di me
il suo effetto uniformante."
Che culo!

giovedì 2 luglio 2015

visto Banshee Chapter - i file segreti della CIA
Una cazzata enorme con
Federica Sciarelli, nel
ruolo della protagonista,
che cerca di rispondere
alla domanda:
" chi l'ha visto?"

giovedì 25 giugno 2015

gold, jewellery and guns
Problema centrale:
un "deviante"
rispetto all'omologazione
consumista ha, ancora,
il diritto di vivere?
Vinciiiiiienti, vinciiiiiiienti,
ma che ci farai con tutti questi vinciiiiiienti!
I vincenti, si sa, "prima o poi emergono e, qualche cosa, vincono", ma cosa vincono? e che farne di tutto il resto? di quell'indistinta, opaca, grigia, ottusa massa che ha partecipato alle selezioni per vedersi riconoscere lo status di "vincente", ma che ha miseramente fallito?
Cosa è un "vincente", e che cosa "vince".
Conosco un tipo, tale K., attualmente idraulico. Lui, nonostante tutto, si sente "migliore" degli altri, si autodefinisce "maschio alfa", e, dunque, per definizione "un vincente!" (Questa storia del "maschio alfa" a me personalmente ha fatto sempre venire in mente "eta beta" quel buffo personaggio che mangiava palline di naftalina e aveva una piccolissima borsa capacissima dove poteva tenere una infinità di oggetti di enormi dimensioni). Ed in un certo senso è così. E' riuscito a costruirsi la sua impresa. Impresa individuale che attualmente, data la crisi, impiega un solo operaio. Ha conosciuto momenti migliori in passato e perciò, nel passato era un "vincente" più "mejo". Fascista, almeno così lui si percepisce (per la verità a me sembra più un anarchico, sarà forse per via che gli "estremi si toccano"? non lo credo. forse si percepisce così per onorare la tradizione).  Nella sua vita ha fatto tante cose, indomito ribelle, truffatore, drogato, spacciatore di droga a sua volta, cartomante, mago, galeotto, intrallazzino, abbuffino, uomo di seconda fila di politici corrotti e intrallazioni e dunque uomo di "successo", insomma un sottoproletario nel senso classico del termine, ma ad un certo punto K. ha deciso di diventare idraulico. Si è emendato, per così dire, degli errori di gioventù. Non gli ho mai chiesto il perchè della sua scelta, però me ne sono fatto un'idea, che potrebbe pure essere sbagliata.  Nell'ordine:
Una donna è entrata nella sua vita, la donna della sua vita;
Le competenze necessarie ad esercitare a' professione erano disponibili;
era l'unica cosa che gli era rimasta da fare, una volta stabilito che voleva venire (forse era costretto) fuori dalla droga e dagli altri giri "strani".
Un uomo di successo? Certamente si, ha cresciuto in maniera superba due splendide figlie, ama profondamente sua moglie dopo più di quarant'anni di matrimonio, ha una o due case di proprietà (a seconda del significato proprio da dare al termine "proprietà"), più auto, una rete di conoscenze e amicizie (quando uno dice che la socialità nella vita è tutto!) che gli consente di venire fuori da qualsiasi situazione e un debito enorme con il fisco.
"I vincenti dei vincenti", i "più" ... "mejo" (come le "stelle" del glorioso salame Negroni o i giovani più giovani della famosa, gloriosa acqua Fiuggi) lo considererebbero vincente? Cosa vince un "vincente"?
Nonostante la pretesa oggettività del termine questo assume una valenza diversa a seconda "dell'amPiente" dove viene usato. Chi nella scala dei "vincenti" lo ha superato non lo considera vincente e, se costretto potrebbe anche sparargli senza rimpianto e senza nemmeno perdere un attimo a ricordarlo, lo potrebbe spiaccicare come si spiaccica una pulce, una zecca o un pidocchio. Ma lui si è guadagnato, nonostante come lo considerino quelli che sono "più avvantaggiati" il diritto di vivere? Non è una mente calcolatrice -l'equivalente del prototipo consumista tutto  "calcoli e distintivo", in linea con il "capitalismo efficientista e manageriale", proprio delle più devastate e devastanti menti del PD-,  anzi, piuttosto un casinista, uno che lavora, ma che non ha ben chiaro che la differenza (secondo l'antico adagio: il pesce puzza dalla testa) tra una impresa "efficiente" ed una impresa loffia sta nella capacità amministrativa dell'impresa stessa. Per lui l'amministrazione è un optional, una cosa da fare a casa, come il pane e la birra, affidata, a parenti o affini senza la minima importanza.

A proposito, anche il suo operaio si sente un "vincente", si tratta di uno che vive di gloria "riflessa", che ha una vera e propria adorazione per il suo "capo". E l'operaio FK ha il diritto di vivere? e se si, secondo quali modalità? Cioè deve vivere come un pezzente, oppure può anche aspirare ad avere un qualche bene di conforto oltre alla tv a 250 pollici (prevedo che verrà donata gratuitamente a tutti, anzi sarà obbligatorio averla) che a questo punto è una specie di narghilè gigante dal quale trarre quotidianamente quantità mostruose di fumo, di droga capace di addormentare il cervello per non fargli percepire la maniera spaventosa e spaventevole in cui vive? Detto in altri termini, se i "vincenti" li possiamo considerare come una catena (probabilmente la catena del wc), gli anelli finali hanno diritto a vivere? e con che "quantum" di beni? Naturalmente tutto ciò si deve applicare pure a tutti gli altri anelli della catena dei "vincenti", seppur con una diversa modalità quantitativa di attribuzione dei "beni", delle mere cose.
Hanno diritto di vivere questi miserrimi "vincenti"? Si e No. Si se le risorse economiche lo consentono, no se non lo consentono. Se l'attività economica presenta dei margini di manovra sufficienti saranno bene accetti, anche perchè saranno i "controllori", dei "perdenti" (sempre che ci sia un margine economico sufficiente anche per questi ultimi, che si conceda immeritatamente anche a loro di sedere a una qualche mensa a suggere alimenti scaduti, deteriorati, marci avariati, decomposti, putridi, putrefatti, imputriditi, guasti). Saranno quelli che renderanno concretamente possibile tenere incatenati i "perdenti", che per loro natura sono "masochisti", anzi "bondagisti" e dunque ben contenti di essere "legati". Ma in che modo rendere evidenti le differenze, a dir poco, "genetiche" tra i vincenti e i perdenti?
A parte i pochi eletti per i quali vale lo "stato di grazia" di calviniana memoria, per i quali va sempre tutto bene, che riescono a vincere qualsiasi sfida il destino sottoponga loro, per gli altri bisognerà stabilire un criterio, in base al quale stabilire una "scala gerarchica" dei "vincenti". Io dividerei i "vincenti" in settori primari e poi all'interno di ogni settore in sottosettori, e poi all'interno dei sottosettori in unità organiche, e poi all'interno delle unità organiche in sotto-unità e poi all'interno delle sotto-unità in cellule e poi all'interno delle cellule in sotto-cellule e poi all'interno di sotto-cellule in organuli e poi all'interno degli organuli in sotto-organuli e poi all'interno di sotto-organuli in .... suddividendo così la catena dei "vincenti" in intorni piccoli quanto si vuole. ma alla estremità estrema di questa catena di poveracci, si potrebbe partire dalla regola dell'unoxtre, cioè contabilizzare le esperienze "vincenti" che la variabile stocastica vita sottopone. tutti quelli che "vinceranno" una prova si collocheranno nella coda estrema dei "vincenti", poi, mano a mano che realizzeranno "su-c-cessi" ascenderanno lungo quella catena. Naturalmente è bene che le prove siano a scontro diretto, magari in un'arena o anfiteatro, in modo che una frazione di quelli che non riescono a vincere nemmeno una prova vengano dati direttamente in pasto ai leoni. Anche in questo caso il prototipo e la carica ideologica della teorica dei "vincenti" tornerà utile, infatti chi sopravviverà ai leoni saranno i "vincenti" dei "perdenti" e così anche loro saranno contenti (che fa pure rima), non ci si dovrà preoccupare, invece, dello stato "psicologico" di chi finirà in pasto ai leoni. A partire da questo estremo, sarà necessario elaborare una teorica dei "vincenti" che via via andranno ad assumere le posizioni più prestigiose nella "catena" dei vincenti. E questo è una delle cose che i "vincenti" saranno ben lieti di fare.
Ma dei perdenti, che fare dei perdenti? Bèèèèèèè, i perdenti non possono più avere diritto alla vita e se in passato su questo punto si è sperimentato un pernicioso lassismo, da ora in poi si dovrà rigidamente adottare la regola dell'annientamento. Per contrasto risulterà pure chiaro cosa vince il "vincente": il diritto a vivere. E questo è tutto. Certo è che a qualche perdente potranno girare le balle e magari gli verrà in mente di sfoltire le fila dei "vincenti", assumenTo inconsapevolmente, seppur oggettivamente, il ruolo di "rafforzativo" della classe dei "vincenti". Magari i "perdenti" con le balle girate saranno tanti e, soprattutto, la frazione capace di emanciparsi dal loro stato di servi della gleba, bravissimi, nelle fiere di paese, ai baracchini di tiro al bersaglio, potranno sparare, con licenza di uccidere, come JB ai "vincenti"...  e,... perbacco, un elemento della questione che era sfuggito... è che anche loro eccellono in una qualche attività: sparare. E' per questo che potranno essere riammessi alla ruota della fortuna dei "vincenti", risultando essere "the best" nelle gare di tiro a bersaglio... anche in "movimento".
p.s. tutto quello che ha fatto K, prima della catastrofe individualista delle "magnifiche sorti e progressive" era quello che qualunque persona, anche la più sfigata, faceva inconsapevolmente nella vita, ma si sa la logica liberista ha imposto il suo punto di vista e ha dato un maggior impulso, una elettrificante e vivificante scossa alla vita di ciascuno, riempiendoci di grande meraviglia/stupore/merda anche per le cose minime che riusciamo a fare... e di adrenalina (così quando il grande orco ci verrà a divorare troverà la nostra carne più saporita, salata e gustosa)

domenica 21 giugno 2015

Visto "il nome del figlio": disgustoso, abietto,
deprecabile, disdicevole, nauseante, repellente,
 ammorbante, fetido, fastidioso, fetente, odioso,
pesante, pessimo, repulsivo, ributtante, ripugnante,
schifoso, stomachevole, sgradevole, spiacevole, brutto,
rivoltante, indecente  abominevole, detestabile, ignobile,
immondo, indegno, meschino, spregevole,
turpe, vergognoso, vile, nauseabondo, vomitevole,
biasimevole, condannabile, deplorevole, disonorevole,
esecrabile, esecrando, indecoroso, reprensibile,
riprovevole, scellerato, vituperando, vituperevole,
 insopportabile, noioso, penoso,sciagurato,
triste, basso, nocivo, velenoso, orrendo,
orribile, spaventoso!
Sono lontani i tempi de "Il Grande Cocomero",
... e anche gli attori impiegati.
Cazzo sembra una Fiiiiiction Rai,
coi cani al posto degli attori.

mercoledì 17 giugno 2015

visto Regarding Henry. Il regista è... davvero notevole. 
Come dimenticare "il laureato"? Naturalmente niente di simile. Critica al sistema degli avvocati, dei veri diavolacci, che fa l'occhiolino alla critica dell'intero sistema corrotto e marcio, di cui gli studi "avvocateschi" sono l'espressione più alta (la più lorda sono invece gli operatori di wall street). Tutto molto bello, sullo stile di "Lotta di classe" con G. Hackman e quella, nel ruolo della figlia, che sembra avere perennemente i dolori mestruali e di altri film che sembrano avere ad oggetto la critica del solito, trito, sistema marcio e corrotto (Tutto in una notte, Blus Brothers, Una donna in carriera, i colori della vittoria, ecc, ma non Mrs Boubtfire, che è, invece, un vero e proprio retrovirus, anzi, di più, un prione, un film profondamente reazionario, anche se adotta, proprio come i retrovirus, registri e canoni progressisti. Un lupo cattivo travestito da Cappuccetto Rosso e da Nonna, anzi un Cappuccetto Rosso travestito da Cappuccetto Rosso e una Nonna travestita da Nonna, con il povero lupo, nel ruolo di un fallito insicuro che ha paura della propria ombra, per non parlare delle ombre altrui! - divenuto canuto e cronicamente terrorizzato, inadatto persino al degradante ruolo di paziente, è proprio il caso di dirlo, di un ospedale psichiatrico). Tutti film realizzati dai cosiddetti cineasti radical-libertari. Ma se è così perchè la loro visione non lascia pienamente appagati come film tipo "Accattone". Il dopo film non rilascia un gemito orgasmico tipo Ahaaaaaa! equivalente del roboante rutto dopo abbondante, meraviglioso pasto, ma lascia, una specie di angoscia, una spina piantata nella gola che al massimo consente un gemito soffocato tipo nghaaa, oppure un ultimo rantolo hhhhhhhi, e poi più nulla. la Sensazione, diffusa su tutto il corpo compresi arti, membri, estroflessioni e sfinteri, è un retrogusto nauseabondo perstente. Interferisce, direi, lievemente (ci sono cose che interferiscono molto più pesantemente) con il sonno, come il solito "uovo sodo che non va ne in su ne in giù". Persistente che non ti lascia più solo e che dopo un po' assomiglia ad una vecchia amica o bagascia, il che è lo stesso. Dipende dal condividere tutti gli stessi sogni. E anche storie che apparentemente sono "diverse" poi finiscono sempre nell'unico modo possibile. La pena maggiore in questo caso è per l'immaginazione. L'imaginazione subisce una consistente riduzione d'orizzonte. Non è più possibile guardarla, la linea d'orizzonte, anzi non c'è più, si è dissolta. Gli occhi, perfino il terzo, devono stare bassi e concentrarsi in un intorno limitato, guardare solo "da vicino". Se gli occhi provano ad alzarsi diventano istantaneamente cechi, non hanno più prospettiva e tutto diventa buio. Si perdono in una minuscola oscura porzione di spazio profondo dove non ci sono stelle e nemmeno un raggio di luce.

lunedì 25 maggio 2015

Maestro: "sto pensando... alla matematica,
dunque sono... intelligente"
Allievo:"intelligiiiiiente, intelligiiiiiente,
ma che ci farai con
tutta questa intelgiiiiienza!"


Mamma bisbetica?
no, disbiotica
e con una mamma disbiotica
sono cazzi enormi.

Cadaverina, putrescina,
nitriti, nitrosammine,
tiramina, mercaptano,
indolo, scatolo,
brontolo e pisolo.
Quante conoscenze! quante cose l'inumana umanità è venuta a conoscere! ultimamente un vero e proprio Boom. Il Canto del Cignone, oppure un nuovo fantastico entusiasmante magnifico e progressivo inizio? Io, pessimista per natura, "tipo etnico che guarda il mondo con occhi pessimisti", propendo naturalmente per la prima.
Forse non lo sai, ma le cellule conoscono la matematica. L'attività di base di questi piccoli, laboriosi operai/presidenti/ingegneri in tuta citoplasmatica è tutta basata sulla matematica... sulla matematica combinatoria, naturalmente, come i computers. Tanti piccoli componenti, come i mattoncini della leg(a)o, cell(ul)e industriose, con un abaco in dotazione che riescono in imprese mirabili. Devi sapere che il processo di formazione delle proteine o catene di amminoacidi o polipeptidi si basa su una regola semplicissima di appaiamento delle basi T-A, C-G per quel che riguarda il DNA, A-U, C-G per quel che riguarda l'RNA... Che meraviglia! E quasi tutto quello che accade nella cellula ha origine in questa piccolissima regola. Quando poi l'mRNA deve codificare per le proteine, usa sempre le basi, ma riunite a gruppi di 3. Ma perchè in triplette o codoni che dir si voglia? ma è chiaro perchè... perchè gli amminoacidi essenziali che bisogna sintetizzare sono 20! Facendo un rapido calcolo, è possibile fare i conti in tasca alle cellule e comprendere il loro fulminante razionicinio e il loro utilizzo della matematica. Dato che le basi sono 4 se una sola base codificasse per gli amminoacidi, si potrebbero sintetizzare solo quattro amminoacidi. Ne rimarrebbero fuori 16. Se gruppi di due basi codificassero per gli amminoacidi al massimo se ne potrebbero sintetizzare 16, ne rimarrebbero fuori 4. Con gruppi di tre basi, le famose triplette, invece potrebbero sintetizzare per 64 amminoacidi, ma gli amminoacidi che ci servono sono solo 20. Allora ecco che il flusso di informazione che va dal DNA agli amminoacidi diviene ridondante. Pertanto un certo numero di triplette codifica per un solo amminoacido! Attenzione perchè il sistema è ridondante, ma coerente. Infatti non accade mai che una tripletta codifichi per più amminoacidi. Degno di nota è che il meccanismo di codifica dell'mRNA per gli amminoacidi riconosce una sequenza di inizio e ben tre sequenze di stop!!! Tutto ciò prova in maniera inequivocabile che le cellule sono molto più intelligenti, elegantemente e semplicemente intelligenti, degli organismi che formano e che in un qualche momento della loro vita di cellule imparano la matematica... almeno quella combinatoria.
p.s. Il computer è basato sulla stessa logica, solo che il sistema di base è binario anzichè quaternario.
Ma, con tutta questa intelligenza che pervade il cosmo intero, allora come cazzo è che le cose vanno di merda?
p.s.2: numeri buoni da giocare al lotto: 4-16-64, soprattutto 4-16 o 16-4!

domenica 24 maggio 2015

Lacrime de Coccodrillo o effetti collaterali der Consumismo o dr. Jekill and mr. Hyde
Non riesco a comportarmi bene con le persone che "amo". La verità è che sono un grande egoista aggressivo, dunque sono senza senso del tempo. Aggressivo quer tanto che basta p'esse consumista. Vivo in un presente eterno, vivo la mia realtà in un universo oleografico in cui il Possesso è assente. Dico questo non per minimizzare le mie colpe, ma solo per precisare meglio. In realtà, dovrei andare in giro con un cartello, anzi due, appeso ar collo. Non avvicinatevi, sono affetto da lebbra sentimentale. Attenzione pericolo di morte interiore, non toccate fili, non baciatemi, non carezzatemi, non amatemi, non perdetevi in inutili manifestazioni di anacronistico affétto. Sarebbe come buttare in una fornace preziose, inutili, risorse, sarebbe come leccare un francobollo oppure scambiare un lager per il luogo di villeggiatura. Non sono cattivo, nel senso tradizionale del termine, so indifferente ... afasico ner fisico, "sono avvezzo a vedere morire la gente nel modo più atroce" e poi la gente mi fa ribrezzo, mi ripugna. Anche da quelli che tengono a me rifuggo. Vivo in un intorno piccolo quanto si vuole, come i punti di accumulazione, un orizzonte spazio/temporale che si esaurisce, che riesce a malapena ad arrivare al perimetro della casa dove vivo. Riconosco a fatica quelli, e solo quelli, che vivono con me, "struggente bellezza del creato", ma non chiedetemi di fare un passo al di fuori di quel piccolo mondo o di "sprecare" tempo per mantenere contatti oltre quella piccola cerchia, non ci riesco. Troppo egoista. per me quelli che stanno fuori dal "cerchio fatato", si tratti pure di quelli che mi hanno dato la vita, vivono in un incomunicabile e incommensurabile universo parallelo pure lui oleografico (che all'inizio pensavo si trattasse di grafi sulla produzione d'olio), ed io mi accontento di sapere che "stanno bene", o che comunque vivono nonostante malattie, infermità, handicap ecc. Questo è tutto. Non sento il bisogno di vederli o di sentirli. Sarebbe, per me, troppo faticoso, non sopporto di vederli, mi fa male fisicamente. Da che mi ricordo, sono sempre stato così. Sono sempre stato un mutilato sentimentale. La prima volta che mia madre me lo fece notare fu per la morte di mio nonno a cui ero profondamente legato. Era ancora un morto "fresco", il giorno, livido, del suo funerale ed io, miserabile fin da piccolo, stavo giocando con i "soldatini" in un angolo della cucina. Mia madre, comprensiva, come tutte le madri, oltre l'immaginabile mi disse: "ma non ti dispiace? e poi aggiunse subito dopo, quasi pentita... non fa niente, sei ancora troppo piccolo". No, mamma non ero piccolo, o meglio ero piccolo... ero un piccolo caimano che poteva scaldarsi solo al sole. Alle volte immagino che chi mi avvicina in un tentativo di contatto, nonostante le controindicazioni, provi la sensazione di chi si avvicina ad un animale a sangue freddo. Non sorrido mai, nè rido, semmai sogghigno... una insignificante smorfia "raggelata" sul volto di un morto. Del resto perchè dovrei ridere? Orribili pelami e capigliature hanno occupato abusivamente il mio corpo. Il viso è pallido, insano. "Resto quasi sempre in casa e sto in mutande", muto testimone del lento putrefarsi del mio corpo. Non faccio niente per gli altri, ma nemmeno per me stesso: dunque "sono".
"Sono", male, la chitara e non ho mai imparato er pianoforte.
Meno male. Sarebbe stato,
più forte che piano e come dici te caro,
"'no strazio pe l'udito e per' core",
eppure spesso vado co' le more...
Quarche vorta pure co' le bionde
e questo, oggettivo, me confonde,
ma nu me scoraggio ...semmai scoreggio.
Ne faccio tante che pure l'aria accora,
sarà stato forse er conijo a' cacciatora?
Nun credo, piustosto sarà stata a frutta matura,
che, sarvognuno, era quasi moritura.
L'ho comprata Putrefatta
ch'er fruttarolo ar negativo la baratta.
E' febbre... "febbre da fieno o da minestrone... non so". Ogni tanto ricado ner dialetto, ma adesso me so quasi ripreso!
Attenti... perchè me so rotto er cazzo e... potrei anche tirare na cortellata ar posto de na trepida nvocazione d'aiuto.
Errori, non omissioni
Pasolini sbaglia.
Sbaglia nel giudicare
il sottoproletariato.
Eppure Marx aveva
già sottolineato quanto
il sottoproletariato
fosse infido e traditore.
A parziale correzione
l'abiura della trilogia della vita.
Il coinvolgimento sentimentale,
fisico, sessuale e l'infinito
amore che portava al suo
oggetto del desiderio
hanno parzialmente
offuscato la sua
capacità di giudizio.
Per lo stesso motivo
Pasolini sbaglia.
Confonde una
modificazione
della "struttura"
con la fine della storia.

giovedì 14 maggio 2015

I figli, afasici, orribili, non ridenti o sorridenti,
ma solo ghignanti e, potenzialmente,
assassini devono pagare per le colpe dei padri?

Porca puttana, i figli pagano non solo per le colpe dei padri ma anche per le colpe dei figli di mignotta, che poi sono, anche loro, padri, madri, zii, nonni, cugini e affini!!!!

Lascia attoniti la naturalezza con cui il coro greco enuncia questa affermazione, senza giustificarla, come un postulato valido di per se, talmente evidente da non essere necessaria alcuna dimostrazione o giustificazione.
Nel senso evidenziato da P.P.Pasolini questa affermazione non può che essere vera.
Non la colpa del singolo padre paga il figlio, ma le scelte compiute da chiunque, inclusi i padri, soprattutto da quelli che le hanno accettate acriticamente e naturalmente. Le colpe di cui parla P. riguardano le scelte collettive che sembra siano state accolte da tutti, in particolare la scelta dello sviluppo consumistico a cui tutti, inclusi i piccisti, hanno aderito più o meno entusiasticamente e acriticamente. Non ha alcuna rilevanza il motivo che ha portato all'accettazione di questa scelta. L'aver individuato (erroneamente?) la povertà come la rovina principale non mitiga la pesantezza delle colpe dei padri e il costo che dovranno pagare i figli.
Lo sviluppo consumistico ha comportato la caduta delle forme culturali popolari che fino ad allora, sembra, erano separate. Le masse "popolari"(?) (leggi il sottoproletariato) vivevano in una specie di ghetto e di estraneità totale ai valori borghesi. Il consumismo ha generato una "mutazione antropologica" e una adesione coatta alla omologazione consumista da parte delle masse "popolari" (?) ["leggi sottoproletariato" che di per se è infido e traditore e di cui io, non senza un certo orgoglio, faccio parte].
A partire da ciò il paradigma da seguire, l'unico legittimato ad esistere, è quello borghese, e tutti, ma proprio tutti, a  questo si devono adeguare. L'accettazione del consumismo è la colpa, dei padri, di tutti i padri, anche dei padri piccisti e il costo che i figli, tutti i figli, anche dei figli dei piccisti, devono sostenere è, ma guarda un po', l'omologazione consumista.
Le intuizioni di P. sono, come sempre, profonde e illuminanti, con infinite capacità esplicative ... però... però se si analizzano, dopo il primo attimo di sbigottimento e smarrimento e meraviglia, più approfonditamente, nonostante il potere esplicativo che comunque rimane uno strumento importante nell'interpretazione della attuale necrosi cancerosa della cosiddetta società, appaiono contraddittorie. La non accettazione del consumismo da parte di un singolo padre, esonera il figlio dal pagare la conseguente, pesante, colpa? Forse un solo padre ha scarso peso ed è incapace di riscattare la colpa non dico dei figli, di tutti i figli, ma, almeno del proprio. Se, pero' i padri fossero 2? e se fossero 100? e se fossero 1.000? o 10.000, 100.000, 1.000.000, 40.000.000, tutti i padri meno uno? e se invece l'accettazione del consumismo, "rovina delle rovine", fosse una scelta obbligata, non nel mondo della coscienza, ma nel mondo reale? cioè se una volta che potenti ed "oscure" forze, un motore capace di imporre certe configurazioni bio-economiche a prescindere dal volere e dalle singole coscienze,  determinassero un certo stato di cose? Ci sarebbero ancora "colpe di padri"? ed i figli dovrebbero, comunque, pagarne le conseguenze? Innanzitutto bisogna individuare il piano su cui si manifestano le decisioni e si pagano le conseguenze di queste decisioni. Cioè quando P. parla di colpe dei padri le cui conseguenze ricadono sui figli sembra confondere due piani, che invece sono nettamente distinti e, direi, quasi incommensurabili tra loro. Due piani che fanno riferimento a quel che un marxista potrebbe tradurre con struttura e sovrastruttura, quel che avviene nel mondo reale e magari è favorito dall'azione da un solo padre e quel che, se pur connesso con questo, avviene nella testa degli uomini. Ripeto, un padre che avesse rinnegato con tutte le sue forze il consumismo, avrebbe evitato al figlio di pagare le conseguenze dell'accettazione di un modello tanto scellerato? Il coro greco è un coro "democratico", ma è polifonico e riguarda solo la situazione aggregata. E' per questo che è un coro e non un solista. Premesso che io nel consumismo mi sono trovato estremamente a mio agio, come un porco che si rotola nel fango e il solo pensiero di non poter più accedere in maniera facile a qualsiasi bene di cui la mia mente, corrotta e distorta, si invaghisca mi fa stare male fisicamente, pagare le conseguenze di questo fenomeno non dipende dalla sua accettazione da parte dei padri e dunque, per ciò stesso, la colpa dei padri diviene irrilevante. Queste conseguenze non sono correlate alle presunte colpe dei padri: ne sono completamente indipendenti. Dunque i figli subiscono necessariamente sempre le conseguenze delle mutazioni della "struttura" e le "colpe" o i meriti dei padri sono praticamente irrilevanti (a ben guardare, tutto ciò può essere paragonato, se si vuole essere buoni, all'influenza che il "tifo" per una certa squadra ha sull'esito della partita). E dunque: "padri, non corrucciatevi perchè ciò che pagheranno i vostri figli non dipende dalle vostre colpe".
Nessun figlio, nipote, zio, fratello, cognato e affine  può evitare di pagare le "colpe" conseguenti alle configurazioni bio-economiche che, di volta in volta si affermano, e i padri incolpevoli, non impediranno ai loro figli di pagare. I potenti, (egemonici culturalmente ed economicamente), impongono sempre le loro scelte e la loro visione della società. Perchè tutto ciò cambi radicalmente c'è solo da sperare in una trasformazione "rapida", magari agevolata dagli antagonisti (non dai piccisti o dalla materia anfibia che da questi è derivata), di quel prodotto storico sociale chiamato bio-società capace di imporre finalmente una società comunista (non piccista). Diviene allora di fondamentale rilevanza capire cosa è, come si manifesta e in che cosa differisce rispetto la società capitalistica, la società comunista. Naturalmente parlo di comunisti, non di sovietici o togliattiani o berlingueriani o della minorata minoranza di quel partito che prende il nome di PD e che, sotto un certo aspetto, è l'erede di P.P.Pasolini (nelle lettere luterane lo stesso ci tiene a distinguere, in visione speculare, gli "estremisti" dai "comunisti"), cioè dall'attuale massa marcescente e in stato di putrefazione avanzata che si trova, come residuo, micro-incrostazione che non ha neppure la decenza di scomparire sotto una qualche azione fisico-chimica energica, nel partito che oggi rappresenta meglio, essendo i sostenitori, sulla base di una mal compresa elaborazione teorica di Gramsci o, il che è lo stesso, che non tiene conto dell'evoluzione di quel prodotto storicamente determinato che è la società nel suo complesso, il famoso, famigerato e stragista capitalismo "manageriale", banchista, banchiere e multinazionalista.
Un giovane sottoproletario afasico, orribile e, potenzialmente,
ma solo potenzialmente, capace di dare una coltellata.

mercoledì 13 maggio 2015

Scuola e Psichiatria
"Il dottor Hustschnecker, lo “psichiatra” che ha curato Nixon prima che venisse designato candidato, ha raccomandato al presidente di far visitare da specialisti tutti i bambini tra i sei e gli otto anni per individuare quelli con tendenze distruttive e sottoporli a cure obbligatorie. Al limite si dovrebbe imporre una loro rieducazione in istituti specializzati. Il presidente ha poi mandato all'HEW, perchè ne desse un giudizio, questa proposta del suo medico. E in effetti istituire campi di concentramento preventivi per i predelinquenti sarebbe un perfezionamento logico del sistema scolastico...
Certo il dare a tutti eguali possibilità d'istruzione è un obiettivo auspicabile e raggiungibile, ma identificare questo obiettivo nella scolarizzazione obbligatoria è come confondere la salvezza eterna con la chiesa. La scuola è divenuta la religione universale di un proletariato modernizzato e fa vuote promesse di salvezza ai poveri dell'era tecnologica. Lo stato nazionale ha fatto propria questa religione arruolando tutti i cittadini in un programma scolastico graduato che porta a una successione di diplomi e che ricorda i rituali iniziatici e le ordinazioni sacerdotali di tempi lontani. Lo stato moderno si è assunto il compito di far rispettare le decisioni dei suoi educatori per mezzo di volonterosi funzionari addetti alla lotta contro gli evasori dall'obbligo scolastico e mediante i titoli di studio richiesti per ottenere un impiego, un po' come i re spagnoli facevano applicare le decisioni dei loro teologi servendosi dei conquistadores e dell'Inquisizione.
Due secoli fa gli Stati Uniti guidarono il mondo in un movimento inteso a respingere il monopolio di un'unica chiesa. Oggi occorre il disconoscimento costituzionale del monopolio della scuola, cioè di un sistema che associa legalmente il pregiudizio alla discriminazione."

martedì 12 maggio 2015

Dare potere ai poveri.
"socialmente i poveri non hanno mai avuto potere, ma il fatto che dipendano sempre di più da una protezione istituzionale dà alla loro debolezza una dimensione nuova: l'impotenza psicologica, l'incapacità di provvedere a se stessi". Accanto a questo effetto deleterio, la "scolarizzazione" produce un maggior controllo sociale e, connesso a questo, un numero potenzialmente infinito di divieti ed una "distruttività intrinseca delle istituzioni assistenziali".
caratteristiche e garanzie di libertà.
Un uomo che gode di "diritti" e di redditi di cittadinanza, deve fare molta attenzione a non diventare una larva sociale, un mero residuo, una incrostazione rimovibile attraverso l'uso della forza bruta. il reddito di cittadinanza da solo crea soltato burocrazie assistenziali e infinite e cronicizzate masse, potenzialmente sterminate, di assistiti, di pubblici poveri dipendenti dalla carità pubblica e/o privata. Questo vuol dire che è necessario aborrire il reddito di cittadinanza? Si e no. Si, perchè in una società "retta" non ci dovrebbe essere bisogno di reddito di cittadinanza. No se si vive in una società marcescente come quella attuale.
Nucleo su cui si fonda la libera scelta e l'assenza di costrizioni: avere la possibilità e la capacità effettiva e la concreta realizzazione della propria attività produttiva: per poter essere libero è necessario controllare direttamente ed in tutte le più piccole, recondite e segrete nicchie, anse, angoli la propria attività produttiva che non deve mai sopravanzare la propria sfera individuale. Tutto ciò non vuol dire che si possa immaginare, sarebbe porre un limite all'immaginazione quantomai serio, e realizzare, sarebbe un limite alle possibili concrete configurazioni del reale quantomai serio, un solo, un unico mondo reale sovraccarico di minuscole, meschine, piccolo borghesi proprietà individuali.
Questo crea seri problemi alla pretesa e sopravvalutata autonomia del politico? Al contrario aumenta il suo potenziale eversivo. Perchè consente di parlare anche a ceti che precedentemente sembravano al di fuori ed impermeabili all'influenza e alle promesse implicite nel "mondo" nuovo; è in grado di separare il bisogno di nuova società dalla forma che queste società hanno assunto: lo stato-piano.
La scuola oggi non solo riesce
a confondere processo e sostanza,
ma ha perso anche ogni velleità educativa:
è divenuta una istituzione penitenziale a tutti gli effetti.
Non può essere "riformata", ma solo abbattuta.

sabato 9 maggio 2015

Per lungo tempo l'ambientalismo ha prodotto un solo effetto:

Rompere i coglioni agli utenti finali!

Oggi, finalmente, le cose sembrano essere cambiate.
E' possibile scorgere la fine di questo "ambientalismo da ricchi"
e la nascita dell'"ambientalismo sovversivo"
nel libro di Naomi Klein "Una rivoluzione ci salverà".
"precisare quegli obiettivi individuali
che possono favorire l'avvento
di una Età del tempo libero (schole)
 in opposizione a un'economia dominata
dalle industrie dei servizi"
diviene oggi non solo auspicabile, ma indispensabile.

lunedì 6 aprile 2015

Allievo: 'Ho visto la "città proibita"'.
Maestro: 'Che cosa ti è piaciuto del film?'
Allievo: 'i colori!'
S.P.Q.C.

sabato 21 marzo 2015

Piccoli spiragli in "cortina di ferro", a mo' di decorazioni floreali su tessutosinteticoindustrialestampato. 


"L'Economia è il metodo"..."il fine è cambiare il cuore e l'anima"
Margaret Thatcher

Sto leggendo il libro di Naomi Klein.
Un bel libro. Concordo, in maniera puntuale,
con tutto il suo contenuto, ma non globalmente.
Il capitalismo con la "controrivoluzione" "neo-liberista"
è cresciuto molto e ha assunto le dimensioni di un ciclope.
Un gigante... appunto, ma con i piedi d'argilla.
Conterà pure qualcosa accorgersi che P.P. Pasolini e Margaret Thatcher concordano in maniera pressochè totale sulla "forza" dell'economia, al punto da usare addirittura gli stessi vocaboli?
Dimenticavo... non si può non essere completamente d'accordo con la "Lady di Ferro", soprattutto quando piove, perchè in determinate condizioni atmosferiche il ferro arruginisce e si sfalda!

giovedì 5 marzo 2015



http://youtu.be/VJphoR5WH9U

martedì 3 marzo 2015

Mia mamma diceva: "dalla Germania non è mai venuto niente di buono"!
La riuscita di SIRIZA si configura come una occasione storica, un tentativo di rovesciare l'inumano sistema economico rappresentato da tROI(a)KA, istituzioni centrali europee, economie "nordiche"... gERMANIA.
Dunque bisogna fornire tutto l'appoggio possibile per permettere a Siriza di "trovare" il "carburante" necessario per affrontare quella che si configura come una guerra epocale tra pregiudizio, discriminazione, disuguaglianza economica, politica, sociale e il diritto a vivere dignitosamente.