lunedì 15 agosto 2016

Premessa:
Se i Padroni, eufemisticamente, chiamati "imprenditori" o "managers" o come cazzo li si voglia chiamare, sono gli unici a creare, ed io non lo credo, "lavoro" e, dunque, "ricchezza" allora bisognerebbe gridare, estasiati, "WIWA I PADRONI".
Se, invece, non sono gli unici, allora perchè lasciare loro l'esclusiva su una materia così importante per quel che riguarda il benessere, e, in ultima analisi, la differenza tra fare una vita di merda o costruire una vita dignitosa e degna di essere vissuta?
Solo su una cosa, e solo su quella, hanno ragione i subnormali neoliberalisti. L'intervento dello stato ha creato una specie di "impotenza psicologica". Del resto, questi idioti totali non sono i soli ad aver individuato questo aspetto perverso dell'intervento pubblico. Per una analisi, più articolata e di maggiore spessore su questo aspetto si può vedere Ivan Illich che, più correttamente, fa discendere questa specie di "malattia passivizzante" dalla scolarizzazione (istituzionalizzazione) della società e non dalla presunta agiatezza impigrente (sic!) dell'intervento pubblico sottoforma di sussidio o reddito di cittadinanza o salario minimo o come cazzo si voglia chiamare.
Dunque il lavoro, l'operazione ideologica che ha ricondotto la redistribuzione della ricchezza all'utilità marginale dei fattori produttivi partecipanti alla produzione di beni e servizi, come elemento discriminante.