sabato 22 dicembre 2012

Un tram chiamato desiderio.
Un tram è una società "in vitro". Un certo numero di persone costrette a vivere in uno spazio limitato, costrette loro malgrado a doversi sopportare, senza nessuna voglia di volersi sopportare, un luogo per mettere insieme singole paranoie, fobie e instabilità. Questo però è un tram particolare, è un tram per "vips", chi lo popola raramente si incontra su un "mezzo pubblico". Si tratta perlopiù di persone con preferenza per auto blu, abituati, comunque, a viaggiare "comodi" su mezzi di proprietà esclusiva, persone che se prendono un autobus lo fanno per vedere gli strani insetti che lo popolano, non abituati, anzi, piuttosto nauseati dagli "odori" che in esso aleggiano. Questo è un tram in cui si può, se lo si desidera fortemente, visualizzare quel che questa dissezione di umanità privilegiata sta pensando e i cumuli di immondizia che nel corso del tempo si sono accumulati in strati sovrapposti e dal quale si sprigionano aromi e liquami degni di una discarica.
Assessore, con problemi di stipendio, con cui si può fare qualche cosa in collaborazione, con cui si può fondare un ente che rileva e sistematizza i bisogni degli aggregati urbani lungo le strade a maggiore percorrenza, in luoghi dove si sviluppano patologie molto rischiose per le persone che le sviluppano.
Assessore alla viabilità di una cittadina di provincia;
Impiegati di vario titolo e grado;
IL responsabile markètting, nonchè proprietario di un noto supermercato;
Consigliori comunale;
Sindaco;
Deputato;
Senatore;
5 Manager di vario livello: qui, quo, qua, cip e ciop;
un medico;
un gestore di una palestra e di uno stabilimento balneare; 

L'amministratore delegato della autostrade.

Certo, quando ho individuato il sito per l'apertura di un nuovo supermercato, non ho pensato al "passaggio", ho solo pensato al convenientissimo affitto del locale. Quasi un regalo. Poi, dopo l'apertura sono venuti i problemi. La scarsa visibilità, il quasi assente passaggio, l'inesistente "concorrenza" in termini di rapporto qualità/prezzo dei prodotti rispetto agli altri centri di spaccio di beni di largo consumo hanno determinato questa situazione di quasi fallimento. Per me, in caso di fallimento, per la mia età -età di scarsa ricollocazione sul mercato-, si prospetta, nell'ipotesi migliore, l'impiego al call-center, la disoccupazione dura,  o il suicidio. Da qui il tentativo di ricercare soluzioni inusuali capaci di impedire il tracollo dell'azienda e, soprattutto, mio personale. Allora mi sono rivolto ad un "caro" amico che mi ha consigliato un incontro con l'Assessore alla viabilità. Io vivo in una cittadina di provincia della regione Lazio. Apparentemente una ridente cittadina, di fatto uno sporco agglomerato di mafia, una situazione che non ha nulla da invidiare a paesini quali "corleone" o città come "Palermo". Chissà come in questi luoghi a qualcuno particolarmente illuminato è venuta in mente la "bizzarra" idea di eliminare la mafia. Sulla questione solo una semplice, evidente, illuminante considerazione: la mafia è ineliminabile, essendo un aspetto essenziale -il rovescio della medaglia, il lato oscuro- della natura stessa degli esseri umani e della loro abitudine a vivere secondo una logica di "gruppo chiuso", gruppo nel quale si evidenzia naturalmente la contrapposizione "amico/nemico"-"interno-esterno". Se la mafia è ineliminabile, tanto vale farsela amica, o comunque provare a contrattare qualche piccolo, residuale favore.
n: "assessore, in un ottica di benessere e di sviluppo della nostra incantevole cittadina, le chiedo di voler favorire, con un trascurabile atto amministrativo riguardante la viabilità e logistica, la mia piccola attività economica, al fine di evitare che diverse famiglie finiscano nell'isidiosissimo gorgo della disoccupazione. Io nel mio piccolo ho favorito l'occupazione e la produzione di reddito per circa dieci unità, che in caso di chiusura e fallimento della mia attività si ritroverebbero in mezzo ad una strada, senza nemmeno poter accedere a quelli che tradizionamente sono i cosiddetti ammortizzatori sociali. Infatti, in maniera direi incomprensibile, la mia azienda è tagliata fuori da questo tipo di "attenuatori" delle "ruvidità" della vita quotidiana. In fondo io sto chiedendo davvero una inezia. Naturalmente sono disposto a pagare per questo piccolo "disagio" quel che è necessario. Si tratta di un provvedimento amministrativo di nessun impatto sulla vita della cittadina, ma di grande rilevanza per la mia attività e per le persone in esso impiegate. Io non chiedo questo per me, ma per i miei dipendenti ai quali sono legato profondamente e che conosco da tutta una vita."
Assessore: "di cosa di tratta? Ha già in mente qualcosa di particolare?"
n: "Si, come accennato prima, si tratta di una piccolissima, insignificante variazione nel flusso del traffico della zona in questione... vede, mi sono permesso di portare una piantina topografica...
n si alzò dal tavolo e prese dalla sua borsa una piantina catastale che aprì sul tavolo. Il segmento di città imprigionato nella carta, mostrava evidenziato in giallo fosforescente una "rotonda" di media grandezza ed una delle 5 strade che la intersecavano.
n: "Vede, il mio supermecato si trova su questa strada che intercetta la rotonda a cui arriva la tangenziale est... ecco, la mia idea è di porre dei sensi unici sulle tre strade che si dipartono dalla rotonda, lasciando come unico sbocco per tutti i veicoli che arrivano dalla tangenziale est la via su cui è situata la mia piccola attività economica. Chiedo solo questa piccolissima variazione nella viabilità cittadina e lo chiedo non per me, ma per poter conservare il lavoro a quei "bravi ragazzi" ed onesti lavoratori che sono alle mie dipendenze che non meritano di finire sulla strada.
Assessore: "10.000 € per me più una piccola partecipazione alla sua attività economica, poi dovrà comunque contattare, di sua iniziativa, senza che io venga coinvolto in nessun modo "l'ufficio tecnico" in cui lavora il Geom. Squacia e l'ufficio per l'apposizione/rimozione dei cartelli stradali. Con una piccola aggiunta potremmo modificare anche il nome della Via, magari sostituendolo con il nome del suo supermercato, creando una sinergia positiva, capace di generare una pubblicità perlopiù occulta ogni volta che si pronuncia il nome della strada, tra lo stesso supermercato e il luogo dove è situato.
n: "... e di quanto sarebbe questa aggiunta...
Assessore: "altri 5.000 € per me, e ovviamente sarà necessario contattare, sempre di sua iniziativa e senza che io venga minimamente coinvolto il Rag. Pillola dell'ufficio toponomastica. Guardi è un vero affare, sto applicando solo gli "onorari" stabiliti nella riunione ristretta del Municipio... insomma Lei con un contributo pari al "minimo sindacale" si assicura benessere e prosperità per il resto della sua vita."
n: "ok, ci sto."
Adesso il flusso di auto che passa, che è obbligato a passare, davanti alla mia piccola impresa è più che decuplicato ed il commercio ha registrato una brusca e sempre crescente impennata con notevole soddisfazione mia e di quel grand'uomo dell'Assessore che ha a cuore solo la prosperità e lo sviluppo economico della nostra particolare realtà. È così che è iniziata la mia fortunata, sempre in attivo, "sfolgorante" carriera di "onorato" uomo d'affari. Il nome della strada, concordato con l'Assessore e in concomitanza con il centocinquantenario dell'unità d'Italia è quello di ben noti patrioti che a prezzo dell'estremo sacrificio, almeno così ho capito, hanno reso l'Italia un unico inviolabile paese. Tutto ciò ha avuto un costo davvero conveniente e che, perdipiù, ho anche inserito tra la contabilità come bene "ammortizzabile"  per una spesa complessiva di 25.000 €. Adesso il supermercato si chiama "ai Fratelli Bandiera" e lo si può trovare al 113 dell'omonima Via.