venerdì 22 aprile 2016

Shakespeare in love... è una cagata pazzesca!


"Conoscendo pochissimo della vita di S. ognuno se la può inventare come vuole. Il film è una ignobile, falsa, ricostruzione della genesi della commedia di Romeo e Giulietta, infarcita però di riferimenti veri, seppur totalmente decontestualizzati, come nelle migliori diaboliche menzogne. Vi sono molte discrepanze e molti falsi tra la vicenda narrata nel film e quel che si conosce della vita di S., incluso l’ordine nel quale sono state scritte le sue opere, inclusa l’opera stessa da cui trae origine il film (che è stata scritta tra il 1594 e il 1596 e non nel 1593) e “La dodicesima notte” che fu composta molto in seguito (intorno al 1601). Arbitraria e “non galeotta” è stata anche la caratterizzazione dei personaggi della storia, come l’impresario P. Henslowe e gli attori E. Alleyn e R. Burbage. Tra gli altri falsi ve ne sono alcuni davvero fuorvianti e mistificatori che vale la pena ricordare:
La storia.  Nel film la storia di Romeo e Giulietta viene ‘inventata’e modificata mentre la si sta provando in teatro, un vero e proprio working in progress, e viene addirittura cambiato il finale … nel finale. In realtà S. copiò la storia dallo scrittore Della Porta che, si ispirò alla tragedia greca di “Piramo e Tisbe” e a cui si ispirarono anche G. Boccaccio e G. Chaucer;
la morte di C. Marlowe, stupidamente ‘rielaborata’… cioè è vero che Marlowe muore in una rissa in una locanda, ma si tratta di una rissa sorta per il pagamento del conto, non perché il povero S. fornisca “generalità” false a Lord Wessex. Del resto è quello che un po’ accade anche oggi: il primo dice: “no, pago io…” il secondo dice; “no, pago io…”, solo che nel 1500, “quasi 1600” la trama del litigio era: “no, paghi tu…”, “no, paghi tu…”;
Un altro esempio stravagante di falso storico sono le piantagioni di tabacco. Non vi era alcuna piantagione di tabacco in America alla fine del XVI secolo! Solo a partire dal 1610 sorgeranno le prime piantagioni di tabacco in Virginia."
Giudizio sul film. È una vera porcheria. Un film meramente “estetico”, o meglio ancora, un film enteroclismico da viaggio, un esempio di delirium tremens dove è possibile calpestare tranquillamente le persone, non quelle che in una metafora corporea sono la mente (i monaci, i sapienti, gli “artisti”), non gli arti (i guerrieri), non l’apparato digestivo/escretore (gli amministrativi), ma quelli che sono sotto i piedi e che è bene che lì rimangano. Sia ben chiaro le angherie e le prepotenze sono sempre, purtroppo, esistite nell'intera storia del genere umano, ma nel film vi è un ulteriore salto di qualità. L'angheria e la prepotenza vengono accettate come ineluttabili e immodificabili anche da chi le subisce (un'inedita rappresentazione del seviziato tenuto nella scatola nel film "Pulp Fiction"). Nel complesso il film e il messaggio che veicola è orribile, ma non si ode nessun lamento, non vi è nessuna reazione … nessuna critica solo commenti estasiati estetizzanti sui costumi, il colore e qualsiasi altra amena stronzata. Non suscita la benché minima reazione in quell’ammasso idiota e acefalo che è l’insieme degli spettatori, l’equivalente eunuchismico generale: come infilare un ago sotto le unghie di un cadavere, rappresentazione putrefatta di quel che ormai è quel che resta del corpo sociale in avanzato stato di decomposizione. Si tratta di un film reazionario, anzi un film passivo e rinunciatario, dove la gente è completamente succube dei potenti e tutto ciò non suscita la minima reazione di indignazione. Un film per famiglie degeneri… un film in cui la gente viene trattata come pacchi postali e spostata e seviziata a piacimento di pochi potenti di passaggio.
Un film rinunciatario adagiato sui potenti e senza nemmeno un anelito di ribellione
Archetipica e di comodo, infine, la frase pronunciata dalla Regina alla fine del film: "ciò che Dio ha unito, nemmeno io posso disgiungere". Caricatura macchiettistica dell’intera triste classe politica attuale. È paradossalmente comica questa frase, come l’alibi, ricostruito in laboratorio, di un omicida, sulla bocca di una che è stata la figlia di un pazzo schizzofrenico anaffettivo come Enrico VIII, quello che cambiava le mogli come i fazzoletti, quello dello scisma anglicano, quello proclamatosi Capo della Chiesa d'Inghilterra...