domenica 19 luglio 2015

Grazie Tsipras (le ricompense e le colpe dei porci traditori)!
Grazie Tsipras dovranno dire i Greci. Tsipras è un traditore del popolo Greco, un crucco ben mimetizzato tra i Greci, uno di quelli che infiltri tra le fila nemiche per scompaginarle. Quel che ha fatto lui, non lo avrebbe accettato nemmeno Samaras e sono sicuro che in cambio di questa sua attività avrà una vita facile, da novello milionario e arrampicatore sociale, piacevole e piena di confortevoli beni, benefits e alti stipendi e sarà pure ammesso di diritto alle riunioni del gruppo Bilderberg.
A ben vedere il comportamento del Governo Tsipras, oltre ad avere effetti catastrofici sulle vite dei Greci e sulla economia Greca come e anche peggio del governo precedente, avrà, pure, un effetto negativo nel breve periodo sulla capacità di reazione degli altri paesi deboli dell'euro contro le ricette e l'arroganza germanica. (nel lungo periodo il fattore crisi si contrapporrà all'effetto sedativo che questi accordi hanno sulle altre nazioni europee economicamente deboli. La permanenza nell'euro determinerà per i paesi deboli una crisi continuativa di lungo periodo. Basta pensare che per raggiungere i livelli di benessere del 2007 saranno necessari venti anni per gli Italiani, figuriamoci per i Greci! Questo significa che chi ha dai 40 ai 60 anni è tagliato fuori definitivamente da una possibile ripresa -ammesso che tra 20 anni esista qualche cosa di simile a quello che noi chiamiamo ripresa- e sempre chi ha tra i 40 e 60 anni e perderà o a già perso il lavoro difficilmente potrà trovarne un altro così come avrà notevoli difficoltà ad accedere al futuro sistema sanitario o educativo. E chiaro che per questo segmento di popolazione si configura una unica possibilità: il suicidio).
Grazie Tsipras dovranno dire anche le forze che genuinamente si oppongono all'euro e al massacro delle economie nazionali negli altri paesi europei.
Già ora è possibile intercettare le reazioni della gente alla capitolazione di quella che sembrava essere la prima risposta seria alla devastazione indotta dai trattati europei e dalla politica economica imposta dalle autorità centrali (la Germania) ai singoli paesi. Si farà strada l'idea che ciò che ha determinato la crisi è il debito pubblico e che come in una famiglia, quando le cose vanno male, e si è “speso troppo” si deve “tirar la cinghia”. Niente di più falso. Il debito pubblico è sempre stato una risorsa e un fattore di sviluppo ed è esploso non per l'aumento della spesa pubblica in beni e servizi (si tratta dunque di “debito odioso” che può, anzi deve, non essere onorato), ma a causa degli interessi pagati ai “creditori” privati (come nel caso dell'Italia) o alle banche straniere (come in Grecia) come è stato ben evidenziato nel bel libro di S. Tamburro “Addio al Debito”.
Tutti noi dovremo dire grazie a Tsipras quando schiavi dei tedeschi lavoreremo per assicurare agli stessi una vita lunga e confortevole. Come gli americaaaani anche loro hanno da difendere il loro “stile di vita”. No, non dovremo dire grazie a Tsipras se saremo schiavi dei tedeschi, questo è scritto nel codice genetico di questa Europa dei padroni, ma sta di fatto che Tsipras ha reso notevolmente più difficile l'affrancamento dall'euro. Fin dalle prossime Elezioni Podemos potrà sperimentare l'effeto Tsipras, e anche Podemos all'unisono potra dire: “Grazie Tsipras”. Da questo punto di vista Tsipras richiude la fase aperta con la vittoria elettorale di Syriza ed in cui avrebbero potuto inserirsi tutti gli alti paesi PIIGS. Se l'azione del Governo Tsipras avesse mantenuto attiva tutta la mobilitazione del popolo greco, anziché provare a spegnerla mostrando anche un certo fastidio per l'iniziativa dei movimenti (tutto ciò è evidentissimo ad esempio in Calcidica, dove l'atteggiamento di Syriza è radicalmente mutato da prima a dopo le elezioni) e, soprattutto, avesse mostrato che è possibile “aggiustare”, perchè questo è concretamente possibile farlo (tra l'altro avrebbe dovuto sostenere questo ruolo per poco più di un solo, misero semestre -l'intervallo di tempo che separava dalle elezioni Spagnole- appoggiandosi per di più a una struttura già esistente, capillare e ben radicata in tutta la Grecia cioè al movimento “solidarietà per tutti”), la propria economia al di fuori di quel meccanismo infernale che è l'euro -invece che perdersi in quella cazzo di trattativa ad oltranza che a ben vedere ha lasciato, colpevolmente, completamente indifesa e sguarnita la nazione e il popolo Greco-, responsabile della devastazione di tutte le economie “deboli” dell'euro-zona (e, per parlare di casa nostra, dell'Italia, che è quella che ha perso di più -da inizio crisi l'Italia ha riscontrato una diminuzione del 25% della propria capacità produttiva!- e ha moltissimo da perdere dalla permanenza nell'euro). Tutto ciò avrebbe reso concretamente fattibile la fine dell'euro e di questa merda che va sotto il nome di Europa e liberato tutti i popoli europei da questa schiavitù: va detto una buona volta e per sempre che se Europa significa quarto Reich , se significa “spazio vitale” per i tedeschi, se significa diventare servi della Germania è meglio starne fuori. Tutto ciò non significa dare fiato ai diversi nazionalismi, ma cercare di opporsi al dilagante nazionalismo tedesco. La visione che i Tedeschi stanno riproponendo è un'Europa in cui viene ridisegnata una divisione del lavoro tra i diversi paesi che compongono questa specie di novello frankenstein, con i paesi del nord Europa (tutti ARIANI PURI, guada caso) che vanno ad occupare i settori avanzati dell'economia e dove, invece, ai paesi “deboli” spetterebbe il compito di essere concorrenti con l'emergente economia “orientale” e con la Cina in primo luogo nei settori meno sviluppati dove è necessaria una manodopera a bassissimo costo. Perchè ciò sia possibile è necessario creare una vasta zona depressa in Europa... e questa “vasta zona depressa” è proprio l'area individuata con l'acronimo PIIGS (e a cui aggiungerei senza tema di smentita la Francia, con buona pace di quegli stronzi di Francesi che hanno un peso -o sarebbe meglio dire avevano- economico simile al nostro e che non potranno evitare questo loro “peccato” originale scambiando appoggio politico e connivenza con i tedeschi in cambio della permanenza tra le nazioni “avanzate” dell'Europa). Questo è il motivo reale della messa in scena di questa “crisi” europea ed è anche il motivo per cui le autorità centrali europee non rilanciano l'economia dei singoli paesi e non adottano politiche genuinamente Keynesiane. Ora a parte il fatto che prima ancora che un obbrobrio da punto di vista economico (vorrei sapere per quale cazzo di motivo in questa ridefinizione della divisione del lavoro è da preferire ad esempio la Danimarca all'Italia o alla Spagna, dato che il peso economico e la capacità produttiva di queste due è, o era, di gran lunga maggiore della prima), questa divisione dei paesi ha a che fare con affinità etniche più che con una reale capacità produttiva dei singoli paesi (Non c'è niente da fare, i paesi del nord ritengono di essere geneticamente ed eugeneticamente migliori -questa “supposta” superiorità sarà forse dovuta alla “pulizia” fatta dai tedeschi, prima dell'olocausto degli ebrei, nei confronti dei loro malati di mente. Il buon nazista riteneva in questo modo di rendere la popolazione tedesca eugeneticamente migliore!- degli abitanti dei paesi latini (tra cui a buon diritto va inserita anche la Francia) che, evidentemente, considerano come una specie di sub-umani. Oltre questo non trascurabile particolare qui si scontrano e si misurano, o dovrebbero misurarsi, due visioni dello sviluppo e dell'attività economica dei diversi paesi. A questa visione “verticale” dell'economia elaborata dai tro-ni nordici che può produrre solo disuguaglianze, miseria, degrado degli esseri umani e al limite olocausto, va contrapposta una diversa economia in cui le conoscenze, il know out, le competenze e le capacità produttive vanno equamente ripartite in maniera orizzontale tra tutti i paesi e tutte le popolazioni ed in cui non ci sono paesi “forti” e paesi “deboli”, ma tutti i paesi hanno un grado di sviluppo accettabile e sostenibile con l'ecosistema, e ogni paese produce per soddisfare, compatibilmente con l'ambiente, l'economia interna e non per fare la guerra sui mercati internazionali.
p.s. Mia mamma diceva sempre: “dalla Germania non potrà mai venire nulla di buono”.