sabato 21 luglio 2012

Equiseto.
Ho sempre ricercato Dio. Credo fermamente che ognuno nasca con un proprio "destino", inteso non come predeterminazione degli eventi futuri, ma come "impronta" o "predisposizione": innata mappa sinaptica originaria.
Io, fin dai primi ricordi, sono sempre stato ossessionato dalla ricerca di Dio. Vedevo gli altri bimbi trovare soddisfazione in cose che mi lasciavano del tutto indifferente. Percepivo la differenza, prima come malessere indistinto, e poi sempre più con maggiore consapevolezza.
Probabilmente questa è la motivazione profonda della scelta della mia professione. Sono un ricercatore botanico, mi occupo perlopiù di osservare un settore della natura, come creazione sublime di Dio.
Non che Dio non si manifesti anche in altri mondi, ma io avevo scelto quello che credevo essere il regno del vivente più antico. Ho sempre pensato che l'integrità di qualsiasi entità fosse sacra ed inviolabile. Ogni specie vivente ha un aspetto esteriore ed uno interiore, ed è mia ferma convinzione che quello che c'è fuori è totalmente diverso e infinitamente distante da quello che c'è all'interno. Non dico che quello che c'è dentro sia meno importante di quello che c'è fuori o viceversa, è solo che i due livelli sono inconoscibili ed indeducibili l'uno all'altro. Se Dio nella sua infinita bontà e saggezza vorrà che l'interno degli organismi si auto-indaghi, fornirà coscienza sufficiente a un qualche organulo e nulla può escludere che ciò sia già accaduto. Essendo i due livelli alieni l'uno all'altro, indagare il proprio interno  non può che generare mostri a prescindere da quelle che possono essere le intenzioni. Se "l'inferno è lastricato di buone intenzioni" ci sarà pure un motivo. Il mio lavoro consiste nell'osservare e catalogare nuove specie cercando di comprenderne le interrelazioni con ciò che le circonda. È così che mi faccio un'idea del funzionamento del "sistema" come un tutto unico. E questo è l'unico modo di fare ricerca. Anche "settorializzare", "specializzare"  ed equivocare il "metodo sperimentale" crea  mostri. e non  è l'unico generatore. Anche l'agire individuale e l'idea che arricchirsi individualmente fa aumentare il benessere globale attraverso la "mano invisibile del mercato" genera mostri - i più terribili in assoluto. Sarà per questo che nella società occidentale anche quando uno si "guarda il cazzo vede un mostro". Questo significa, in altri termini, che tutto ciò che è stato fatto, diciamo in misura approssimativa, negli ultimi  quattro secoli, andrebbe buttato nel cesso.  Si, Bisognerebbe avere il coraggio di buttare tutto nel cesso,  tirare lo sciacquone e ricominciare da capo. Sono un "osservatore" a contratto, sono redattore di una rivista ecologica su cui pubblico i risultati del mio lavoro. Considero la rivista un'appendice "superflua", un "canale" attraverso il quale poter essere in "comunione" con tutto il resto dell'umanità. Lavorare come "inviato speciale" di una rivista ecologica può significare rimanere per lunghi periodi completamente isolati, soprattutto se si sceglie, come ho fatto io, di vivere in angoli remoti del pianeta.
La rivista per la quale lavoro è sempre in continua ed affannosa ricerca di finanziamenti, sempre sull'orlo del fallimento. Sono pochi quelli che accettano di lavorare a queste condizioni: solo i drogati marci d'ambiente. Io sono uno di loro. Agogno con tutte le mie forze un incarico nel più profondo della foresta primaria. In luoghi inaccessibili e che mai hanno visto la presenza dell'uomo. Un giorno o l'altro imboccherò un sentiero che solo io posso vedere, scomparirò e sarà dolce perdersi...