sabato 21 maggio 2011


Eterna Gioventù
Irrimediabilità
Vorrei strapparmi le orecchie per non sentire e gli occhi per non vedere. Tutto quel che so è che il chiacchiericcio è un tram e chi ci sta dentro è falso come oro a "sette carati". Si recita a soggetto e si recita pure male. Bisognerebbe, almeno, rendere obbligatoria l'Accademia d'Arte Drammatica. Mi tocca subire il pregiudizio. È malaffare, ed io rimango lì e non rispondo mai alle domande - retoriche. Faccio finta di non aver capito, faccio finta di niente, mi guardo le mani, mi guardo le scarpe... parlo del tempo. Conosco una vecchia senza denti, quasi impazzita da quando la morte le è passata accanto portandosi via i suoi cari. C'è un prima e un dopo, e in mezzo l'orrore... ORRORE. Per poter sopravvivere al dolore si è strappata via tutti i denti
Parkinson è la diagnosi ufficiale, ma io so che quella è solo apparenza. Ha rilasciato, tutto insieme, lo strato di marciume che era, da sempre, annidato nella parte più buia, fredda e profonda del cervello e ha sporcato tutto. La sottile "linea rossa" che separa due estranei in casa si è lacerata malamente. Vacuità, leggerezza, paura per se, sollievo e rimorso per quel che è accaduto... amarezza, rinuncia a lottare, terrore negli occhi per essere stata domata - per essere docile - lo sproloquio continuo e senza senso... ed io IL PEGGIORE di tutti.
Il primo bacio.
È stato miracoloso. La bocca si è animata ed è andata a cercare. Le papille sono diventate coscienti, piccoli occhi e orecchie. Tatto, gusto e odorato si sono fusi e la lingua è passata quando i muscoli distendevano sorriso. Ho frugato come un verme cieco e ho teso le mie braccia in cerca di calore e luce in quella cavità virtuale. Avrei voluto mangiare e così è stato.
S P E T T A C O L A R E
Il mio respiro s'è fuso con il suo. Ho giurato: "non mi laverò più i denti. Aspetterò che i tartari vengano a devastare". È stato bello poter passare la mia lingua sui suoi denti che tanto a lungo avevo ammirato - piccole gemme luccicanti alla luce del sole - e sognato di possederli dentro un piccolo scrigno d'oro incastonato di pietre preziose. È stato bello passarli n rassegna uno per uno e congratularmi con ciascuno. Poterli esplorare alla ricerca di ogni più piccolo segreto e poter custodire ogni piccola imperfezione come un tesoro. Io pirata a vela, lei mio piccolo tesoro.
La prima scopata
La mia prima scopata non è stata un gran che. Storia triste... storia di merce, di sudore, di secrezioni nascoste e voglie represse, sincretisticamente congestionate alla prima libera uscita. Città rarefatta, umile degradata e fredda, illuminata da fuochi fatui accesi dietro pagamento in natura. Contatti giovanili con donne avvezze al vizio e contrattazione in fiera per prodotti di poco conto.
Lunghi viali alberati, ettari di verde marcescente. La notte tanto nera da confinare la luce dei lampioni in minuscole pozze disertate perfino dagli insetti.
Quello è l'unico posto dove perfino le "falene" girano alla larga dal chiarore. Nell'oscurità emergono ogni tanto le "lucciole". Puttane in un luogo senza nazionalità e in cui i generi si fondono e confondono.
Una brutta copia del villaggio globale da cui hanno eliminato con un editto il "sabato".
Ho frequentato a lungo questo spazio alieno, facendo attenzione a distinguere bene quel che ormai è diventato indistinguibile. Guardando, soprattutto, mani, piedi e tono della voce. Evitando gli orchi, alla ricerca delle fate. Individuando prontamente la carta moschicida, quella che viene irrorata di ormoni e di odori irresistibili ai poveri compagni mosconi, ai quali non resta che posarsi sulla superficie lucida e patinata. All'inseguimento di un sogno muoiono nell'inganno, magari tra i sussurri di un orgasmo andato di traverso. I Trans non sono donne e, come per la carta moschicida, lo si scopre al tatto. Troppo spigolosi e senza sofficità. Io mi sono immerso in quel territorio inesplorato dotato di lente di ingrandimento e berretto da S. Holmes. Attento a memorizzare ed archiviare tutti gli indizi che poi ho riassunto in un potente ed omnicomprensivo ragionamento deduttivo.
Alla fine ho scelto la più bella, usando "curve di preferenza" e di "costo al margine" in base al noto principio "costo/qualità". Tra rosse, nere, viola, bianche, gialle ... ho optato per la soluzione omologantemente "classica" Bella, anzi bellissima, ma scema e con accento laziale. Alla fine ha vinto etnia e senso di appartenenza su esotismo e trasgressione.
Non è stato un gran che, probabilmente per colpa mia. Ero teso e preoccupato più del lecito, come una corda di violino tesa sette ottave sopra il normale. Al minimo contatto sprigionavo scintille.
Sarà stata l'aria fredda o la pioggia o dover "fare" la prima volta ad ogni costo per uccidere un adolescente scomodo in cambio di un adulto che non è mai stato gradito. O la consapevolezza di essere solo un piccolo giocattolo in balia di Dei crudeli. O semplicemente odio e furore per una cosa, che da bella si era trasformata in angoscia, meschina e sporca. O paura. Paura. Paura. Il mio pisello se ne stava laggiù a 3.500 miglia marine, distante e rattrappito come un elastico tarlato che non si può nemmeno tirare per paura di spezzarlo. Inerte e immobile spinto e compresso da mille pensieri folli.
E non è stato nemmeno di aiuto il ritornello: "ma come mai non viene su?... non ti piaccio?... sei malato?" era talmente ossessivo che ad un certo punto le ho sussurrato con appena un filo di voce: "sta zitta porca puttana ... è la prima volta che lo faccio!"
Poi piano piano s'è indurito, quando la mano, senza chiedere il permesso, è andata su per le cosce fino a palpare e strizzare il culo. Con il cervello che per tutto il tempo, come un disco incantato, ha continuato a chiedersi se la "manipolazione" era inclusa nel prezzo.
Si è ingrossata la cappella, ma sono venuto in fretta, senza nemmeno godere, in piedi... in piedi ai piedi di un albero. Senza nemmeno potermi distendere un pò' per la pioggia e per la sua paura di "sporcarsi" il vestito.
Lei, poi, anche dopo continuava a ripetere: "sei vergine... sei vergine...". È stato come rovesciarsi fuori, poi solo umido e disagio. Lei, la stronza, m'ha guardato meravigliata e dietro un sorriso di denti che le andavano tranquillamente in malora, ha detto parole grosse.
"T'HO SVERGINATO!"
A me non è rimasto che far la parte della verginella fottuta di fresco.

Dopo ho avuto anche un'intervista con un maniaco su auto "lussuriosa" di grossa cilindrata.
Si è avvicinato e ha voluto che gli raccontassi una versione "riveduta" dell'accaduto, mente lui si "toccava". Voleva la versione HARD di quel che era accaduto. "glielo hai dato? ... l'hai fottuta ben bene?... glielo hai schiaffato dentro?".
Io dopo l'umiliazione patita sono stato ben lieto di fornire, con dovizia di particolari inventati di sana pianta, la versione di quel che anch'io avrei voluto fare, ma che ahimè, non m'era riuscito. Alla fine, evidentemente soddisfatto dal racconto, non tenendo in alcun conto la discrepanza che sempre esiste tra il fatto il se e come uno se lo racconta, m'ha dato il suo numero. Poi, come uno schiaffo, m'ha mostrato una foto. "sarei lusingato di farti "conoscere" mia moglie". Uff... Insomma m'ha proposto di scopargli la moglie con lui che assisteva passivamente. Contraddizioni della civiltà post-industriale. Io, amante imbranato e loffio, scritturato per episodi hard privati, come una porno star. Anche lui avrà scelto puntando tutto solo su parametri meramente estetici e non verificando minimamente la sostanza.
Mentre rientravo a casa, seduto, solo, sul vecchio tram-bus, 23, stracciando un "lussurioso" biglietto da visita stampato in caratteri eleganti su carta patinata da Ingegnere, ho pensato: "c'è sicuramente chi sta peggio di me!"