"Quarto Fronte"
K-Pax esiste per davvero. Io ci sono stato!
I K-Paxiani sono tipi simpatici, disponibili, sempre pronti al confronto e all'amicizia.
Sono
più o meno come noi, anche se il loro colorito tende lievemente al blu
e i loro occhi percepiscono una più ampia gamma dello spettro della
luce. Ci sono stato e sono entusiasta del loro "modo di vivere". Sono
tutti liberi dal "bisogno" ed affrancati dal lavoro. Era mia intenzione
rimanerci per tutto il resto della mia "piccola, inutile, stupida
vita", ma loro mi hanno convinto a tornare sulla terra. Non potevano
credere che io volessi rimanere su K-Pax, senza, almeno, tentare prima
di riportare armonia e pace nel nostro mondo. Tale è l'amore
incondizionato e il rispetto che loro portano per tutti gli esseri
viventi e per tutti i luoghi che ospitano la vita. Mi hanno convinto a
tornare sulla terra per illustrare il loro sistema di vita, sperando
che gli "americani" non se l'abbiano a male e non vedano in questo
mirabile modello una minaccia intollerabile al loro "stile di vita" che
prevede inquinamento di terra aria e acqua, armi nucleari o all'uranio
impoverito, uso indiscriminato della chimica e di qualunque altra
scienza, la crescita continua ed inarrestabile dello sviluppo secondo
il modello del consumo interattivo e l'idea malsana che attraverso le
radiazioni gamma o di altro tipo si possa costruire una, "migliore",
disumanizzante umanità dotata di poteri straordinari e... di tanta di
quella merda da poterci affogare.
Una volta accettato il
sostanziale fallimento dell'"autonomia del politico"; la "distonia"
divaricantesi tra interessi individuali e interessi generali;
l'impossibilità, per chiunque, di gestire il "livello aggregato";
l'enorme potenzialità della leva "economica" è necessario prevedere
l'apertura di un quarto fronte, -il principale terreno strategico di
"scontro" capace di relegare il livello "politico" a ruolo, tutto
sommato, secondario e marginale-, in grado di realizzare sviluppo di
istanze economiche capaci di creare un circuito estraneo alla logica
del profitto e capire con che modalità si deve svolgere l'attività
economica al suo interno, sapendo sin dall'inizio che una qualche
l'iniziativa economica non regolamentata e lasciata a se stessa
finisce, inevitabilmente, per ricadere all'interno dell'impresa di tipo
capitalistico.
Si è già fatto ricorso, in passato, a questo tipo
di strutture "autonome" dalla borghesia senza che questo abbia generato
risultati apprezzabili (tali strutture sono rimaste "autonome" per un
periodo di tempo molto limitato). Sembra pertanto necessario, ammesso
che ciò sia possibile, stabilire dei criteri formali capaci di
indirizzare l'azione di queste strutture e di permettere di verificare
la loro "tendenza" "mutante" a trasformarsi in imprese di tipo
capitalistico.
È possibile costruire organismi economici che si
muovano immediatamente, prima ancora della cosiddetta "presa del
palazzo di inverno", verso un orizzonte comunista in una economia in
cui sono predominanti ed operano i principi capitalistici?
Si
tratta, naturalmente, di una "forzatura" rispetto all'evoluzione
"naturale" della dinamica storico/sociale capace di rovesciare l'attuale
sistema in un sistema comunista, ma anche l'ipotesi leninista lo era!
Già
ci sono stati in passato tentativi simili. Costruzione di organismi
autonomi rispetto alla borghesia, anche se non è mai stato posto il
problema di un loro utilizzo immediato come strutture economiche
avanzate che già fin da subito si caratterizzano come comuniste. La
storia ad esempio della "Coop. Estense" o dei "mercatini rossi" ne sono
testimonianza. Del resto Tutto era concepito ed utilizzato in funzione
della "rivoluzione politica", della presa del "palazzo di inverno".
Queste esperienze avevano altri obiettivi. Erano delle strutture di
"autodifesa" create per rendere meno dura la vita dei lavoratori
(rendendo meno aspre le condizioni per l'acquisto di beni materiali).
Quando la crisi esplode, il "quarto fronte" ha sempre rappresentato, in
passato, uno strumento capace allo stesso tempo di attenuare le
condizioni imposte dalla crisi e da cui attingere risorse finanziarie
per la costruzione del partito. (È chiaro che, allora, queste strutture
si ponevano, sin dalla nascita, sullo stesso piano delle imprese
capitalistiche. Anche loro erano alla ricerca di "profitto" da
impiegare per uno "scopo buono" e dunque ponevano in atto gli stessi
comportamenti delle imprese capitalistiche e alla lunga hanno finito
per essere indistinguibili da queste ultime). Dunque non hanno mai
avuto una rilevanza di primo piano, sono sempre state pensate,
progettate e considerate come un terreno secondario, nè tantomeno si è
mai pensato che potessero essere lo strumento principe per il
raggiungimento di una società comunista. Da qui la scarsa attenzione che
gli si è sempre data. Man mano che questi strumenti crescevano e
cominciavano a diventare economicamente appetibili, è cominciata la
corsa alla loro occupazione da parte di singoli individui e la
progressiva marginalizzazaione di tutti gli altri ed è cominciato il
percorso che le ha riportate nell'alveo capitalista. Sembra pertanto
opportuno, in questa epoca in cui il politico è molto meno autonomo di
quel che sembrava; in cui l'essenza stessa dell'essere comunista risulta
spezzata (Avendo visto che fine ha fatto la "rivoluzione russa" o
qualsiasi altra rivoluzione; avendo assistito al fallimento di ogni
ipotesi strategica, da quella socialdemocratica a quelle più estreme),
nessun individuo sano di mente, oggi, può riproporre, ancora, quello
schema di "presa del potere" e di "transizione" ad un tipo diverso di
società. Nessuno oggi, al di là di generiche indicazioni di massima, ha
la benchè minima idea di riproporre realmente il percorso indicato da
Lenin. Si viene a creare una strana situazione in cui si continua ad
insistere, in una specie di parodia di personalità radicalmente scissa e
schizzoide, sull'autonomia del politico, senza avere alcuna intenzione
di procedere "all'assalto al cielo". (segue)