Ipotesi di lavoro
Il
partito concepito da Lenin è stato uno strumento di divisione e di
accumulazione di privilegi. Non poteva essere altrimenti. Scontava la
distanza abissale tra le aspettative e quel che effettivamente riusciva a
mettere in campo. Il partito leninista incubava al suo interno
disuguaglianze che alla fine lo avrebbero distrutto. Nelle intenzioni
doveva riassumere in se istanze di cambiamento, di fatto non riusciva
nemmeno a organizzare, in maniera efficiente, la produzione di
"ricchezza". Si limitava ad organizzare e redistribuire "risorse
scarse" che non riusciva a far crescere in maniera adeguata.
L'esperienza della rivoluzione russa si è risolta nella pratica del
"comunismo di guerra", in grado di amministrare, in maniera, a dire il
vero, piuttosto efficiente, "risorse scarse", ma non è mai riuscita
(nonostante numerosi tentativi, che si sono conclusi inevitabilmente in
un bagno di sangue, che riuscivano solo a convertirsi con una velocità
pari a quella della luce e altrettanto inevitabilmente in capitalismo o,
almeno, in "aspirazione" al capitalismo) a gestire e a produrre
"ricchezza". È su questo terreno che quel progetto è stato sconfitto. È
crollato di fronte all'incapacità, nonostante avesse a ivilegi. Non poteva essere altrimenti. Scontava la
distanza abissale tra le aspettative e quel che effettivamente riusciva a
mettere in campo. Il partito leninista incubava al suo interno
disuguaglianze che alla fine lo avrebbero distrutto. Nelle intenzioni
doveva riassumere in se istanze di cambiamento, di fatto non riusciva
nemmeno a organizzare, in maniera efficiente, la produzione di
"ricchezza". Si limitava ad organizzare e redistribuire "risorse
scarse" che non riusciva a far crescere in maniera adeguata.
L'esperienza della rivoluzione russa si è risolta nella pratica del
"comunismo di guerra", in grado di amministrare, in maniera, a dire il
vero, piuttosto effidisposizione
tecnologia adeguata e risorse enormi, di progettare un sistema che fosse
allo stesso tempo egualitario e capace di gestire livelli di produzione
e ricchezza via via crescenti. Quando venivano lanciate istanze
economiche capaci di creare ricchezza queste, immediatamente, appena
cominciavano a svilupparsi, ricadevano nel capitalismo. Da qui la
necessità di procedere, ogni volta, ad un "azzeramento" di quanto era
stato fin li costruito.
Cause
Sono
direttamente nel cuore della costruzione leninista. Un partito capace
di cogliere enormi successi sul piano politico; un nano incapace di
produrre il benchè minimo progresso sulla strada del comunismo, cioè
della trasformazione dei rapporti di produzione. Tant'è che è crollato
senza lasciare alcuna "traccia" del suo passaggio -Ed è questa la
risultante di quanto la messa in campo di istanze diverse che si pongono
l'obiettivo di "modificare" un dato sistema economico è capace di
imprimersi nella "storia". Semplicemente la struttura economica e le
"patetiche masse" di quei paesi non sembrano essere in alcun modo state
influenzate da questo fenomeno e sono ripartite esattamente da dove
erano prima della rivoluzione. Un po' quel che è successo con il
fascismo in Italia che aveva inquadrato sotto di se milioni di persone,
gli aveva fatto indossare la divisa fascista, ma una volta tolta quella
divisa tornarono ad essere quelli che erano 50, 100 anni prima, come
faceva notare Pasolini. In sostanza il primo tentativo comunista di
rovesciare il capitalismo, sempre per dirla con Pasolini, non ha
minimamente toccato la "struttura" economico-sociale e, dunque, nemmeno
l'"anima" dei singoli individui, pur avendoli brutalmente repressi o, in
alternativa, irregimentati in un totalizzante regime. Perchè è accaduto
tutto ciò? Sempre Pasolini ne da una spiegazione indiretta analizzando
quanto forte è stato l'impatto del "consumismo" -istanza economica
anzichè politica-, sulla "struttura" e, in conseguenza, nell'"animo"
umano. Pasolini addirittura arriva a parlare di "genocidio" culturale.
Eppure il "consumismo" non ha, almeno apparentemente, usato violenza,
non ha massacrato nessuno, almeno fisicamente -si potrebbe parlare delle
devastazioni "intime", dello scempio che il potere ha operato sulla
"psiche" umana, che il "consumismo" ha portato con se, di quelle
devastazioni che, come i pestaggi ben organizzati, non lasciano segni
all'esterno, ma "sono capaci di svuotare il "contenuto" dei poveri corpi
umani -del resto la coscienza non è un optional?-, di ridurli a meri
involucri, però, fisicamente conservati in maniera eccellente. Ed è
proprio questo che, in ultima analisi ha mandato in frantumi le società
"socialiste". È stato lo "sbrilluccichio" e l'enorme congerie di merci
che il consumismo ha prodotto (ed è potenzialmente in grado di produrre
anche a scapito dell'integrità ambientale e anche se, alla lunga,
produrrà catastrofi per tutte le forme di vita. Dato che il consumismo
ha modificato la struttura e, dunque, l'animo delle persone, è un
elemento che è entrato indelebilmente a far parte della nostra vita e di
cui non si può, ne si potrà in futuro, fare a meno di tenerne conto e
con cui fare i conti) che ha definitivamente infranto il loro precario
equilibrio. Questo, però, sarebbe un altro discorso. Quel che è
utile osservare è che agendo sulla "leva economica" il risultato che si è
ottenuto è un insieme di trasformazioni, tutto sommato accettate
consensualmente, che arrivano perfino a influenzare pesantemente la
micro-struttura individuale e li si installano permanentemente, che
presentano una enorme stabilità e che entrano a far parte integrante
della struttura fisica e psichica degli individui in maniera indelebile,
cioè in maniera che non è più cancellabile, dalla quale non si può più
prescindere. Il "consumismo" è stato capace di modificare, per così
dire, in maniera "indolore" non solo la struttura economica, ma anche
gli individui. Si direbbe che il "cambiamento" economico/sociale abbia
una direzione e un verso, come l'acqua per la fisica. Ma allora perchè
non provare ad usare istanze economiche capaci di veicolare il
"cambiamento", l'avvento di questa a lungo disperatamente ricercata,
desiderata, agognata, sognata età del comunismo.