Grazie Tsipras (le
ricompense e le colpe dei porci traditori)!
Grazie Tsipras dovranno
dire i Greci. Tsipras è un traditore del popolo Greco, un crucco ben
mimetizzato tra i Greci, uno di quelli che infiltri tra le fila
nemiche per scompaginarle. Quel che ha fatto lui, non lo avrebbe
accettato nemmeno Samaras e sono sicuro che in cambio di questa sua
attività avrà una vita facile, da novello milionario e
arrampicatore sociale, piacevole e piena di confortevoli beni,
benefits e alti stipendi e sarà pure ammesso di diritto alle
riunioni del gruppo Bilderberg.
A ben vedere il
comportamento del Governo Tsipras, oltre ad avere effetti
catastrofici sulle vite dei Greci e sulla economia Greca come e anche
peggio del governo precedente, avrà, pure, un effetto negativo nel
breve periodo sulla capacità di reazione degli altri paesi deboli
dell'euro contro le ricette e l'arroganza germanica. (nel lungo
periodo il fattore crisi si contrapporrà all'effetto sedativo che
questi accordi hanno sulle altre nazioni europee economicamente
deboli. La permanenza nell'euro determinerà per i paesi deboli una
crisi continuativa di lungo periodo. Basta pensare che per
raggiungere i livelli di benessere del 2007 saranno necessari venti
anni per gli Italiani, figuriamoci per i Greci! Questo significa che
chi ha dai 40 ai 60 anni è tagliato fuori definitivamente da una
possibile ripresa -ammesso che tra 20 anni esista qualche cosa di
simile a quello che noi chiamiamo ripresa- e sempre chi ha tra i 40 e
60 anni e perderà o a già perso il lavoro difficilmente potrà
trovarne un altro così come avrà notevoli difficoltà ad accedere
al futuro sistema sanitario o educativo. E chiaro che per questo
segmento di popolazione si configura una unica possibilità: il
suicidio).
Grazie Tsipras dovranno
dire anche le forze che genuinamente si oppongono all'euro e al
massacro delle economie nazionali negli altri paesi europei.
Già ora è possibile
intercettare le reazioni della gente alla capitolazione di quella che
sembrava essere la prima risposta seria alla devastazione indotta dai
trattati europei e dalla politica economica imposta dalle autorità
centrali (la Germania) ai singoli paesi. Si farà strada l'idea che
ciò che ha determinato la crisi è il debito pubblico e che come in
una famiglia, quando le cose vanno male, e si è “speso troppo”
si deve “tirar la cinghia”. Niente di più falso. Il debito
pubblico è sempre stato una risorsa e un fattore di sviluppo ed è
esploso non per l'aumento della spesa pubblica in beni e servizi (si
tratta dunque di “debito odioso” che può, anzi deve, non essere
onorato), ma a causa degli interessi pagati ai “creditori”
privati (come nel caso dell'Italia) o alle banche straniere (come in
Grecia) come è stato ben evidenziato nel bel libro di S. Tamburro
“Addio al Debito”.
Tutti noi dovremo dire
grazie a Tsipras quando schiavi dei tedeschi lavoreremo per
assicurare agli stessi una vita lunga e confortevole. Come gli
americaaaani anche loro hanno da difendere il loro “stile di vita”.
No, non dovremo dire grazie a Tsipras se saremo schiavi dei tedeschi,
questo è scritto nel codice genetico di questa Europa dei padroni,
ma sta di fatto che Tsipras ha reso notevolmente più difficile
l'affrancamento dall'euro. Fin dalle prossime Elezioni Podemos potrà
sperimentare l'effeto Tsipras, e anche Podemos all'unisono potra
dire: “Grazie Tsipras”. Da questo punto di vista Tsipras richiude
la fase aperta con la vittoria elettorale di Syriza ed in cui
avrebbero potuto inserirsi tutti gli alti paesi PIIGS. Se l'azione
del Governo Tsipras avesse mantenuto attiva tutta la mobilitazione
del popolo greco, anziché provare a spegnerla mostrando anche un
certo fastidio per l'iniziativa dei movimenti (tutto ciò è
evidentissimo ad esempio in Calcidica, dove l'atteggiamento di Syriza
è radicalmente mutato da prima a dopo le elezioni) e, soprattutto,
avesse mostrato che è possibile “aggiustare”, perchè questo è
concretamente possibile farlo (tra l'altro avrebbe dovuto sostenere
questo ruolo per poco più di un solo, misero semestre -l'intervallo
di tempo che separava dalle elezioni Spagnole- appoggiandosi per di
più a una struttura già esistente, capillare e ben radicata in
tutta la Grecia cioè al movimento “solidarietà per tutti”), la
propria economia al di fuori di quel meccanismo infernale che è
l'euro -invece che perdersi in quella cazzo di trattativa ad oltranza
che a ben vedere ha lasciato, colpevolmente, completamente indifesa e
sguarnita la nazione e il popolo Greco-, responsabile della
devastazione di tutte le economie “deboli” dell'euro-zona (e, per
parlare di casa nostra, dell'Italia, che è quella che ha perso di
più -da inizio crisi l'Italia ha riscontrato una diminuzione del 25%
della propria capacità produttiva!- e ha moltissimo da perdere dalla
permanenza nell'euro). Tutto ciò avrebbe reso concretamente
fattibile la fine dell'euro e di questa merda che va sotto il nome di
Europa e liberato tutti i popoli europei da questa schiavitù: va
detto una buona volta e per sempre che se Europa significa quarto
Reich , se significa “spazio vitale”
per i tedeschi, se significa diventare servi della Germania è
meglio starne fuori. Tutto ciò non significa dare fiato ai diversi
nazionalismi, ma cercare di opporsi al dilagante nazionalismo
tedesco. La visione che i Tedeschi stanno riproponendo è un'Europa
in cui viene ridisegnata una divisione del lavoro tra i diversi paesi
che compongono questa specie di novello frankenstein, con i paesi del
nord Europa (tutti ARIANI PURI, guada caso) che vanno ad occupare i
settori avanzati dell'economia e dove, invece, ai paesi “deboli”
spetterebbe il compito di essere concorrenti con l'emergente economia
“orientale” e con la Cina in primo luogo nei settori meno
sviluppati dove è necessaria una manodopera a bassissimo costo.
Perchè ciò sia possibile è necessario creare una vasta zona
depressa in Europa... e questa “vasta zona depressa” è proprio
l'area individuata con l'acronimo PIIGS (e a cui aggiungerei senza
tema di smentita la Francia, con buona pace di quegli stronzi di
Francesi che hanno un peso -o sarebbe meglio dire avevano- economico
simile al nostro e che non potranno evitare questo loro “peccato”
originale scambiando appoggio politico e connivenza con i tedeschi in
cambio della permanenza tra le nazioni “avanzate” dell'Europa).
Questo è il motivo reale della messa in scena di questa “crisi”
europea ed è anche il motivo per cui le autorità centrali europee
non rilanciano l'economia dei singoli paesi e non adottano politiche
genuinamente Keynesiane. Ora a parte il fatto che prima ancora che un
obbrobrio da punto di vista economico (vorrei sapere per quale cazzo
di motivo in questa ridefinizione della divisione del lavoro è da
preferire ad esempio la Danimarca all'Italia o alla Spagna, dato che
il peso economico e la capacità produttiva di queste due è, o era,
di gran lunga maggiore della prima), questa divisione dei paesi ha a
che fare con affinità etniche più che con una reale capacità
produttiva dei singoli paesi (Non c'è niente da fare, i paesi del
nord ritengono di essere geneticamente ed eugeneticamente migliori
-questa “supposta” superiorità sarà forse dovuta alla “pulizia”
fatta dai tedeschi, prima dell'olocausto degli ebrei, nei confronti
dei loro malati di mente. Il buon nazista riteneva in questo modo di
rendere la popolazione tedesca eugeneticamente migliore!- degli
abitanti dei paesi latini (tra cui a buon diritto va inserita anche
la Francia) che, evidentemente, considerano come una specie di
sub-umani. Oltre questo non trascurabile particolare qui si scontrano
e si misurano, o dovrebbero misurarsi, due visioni dello sviluppo e
dell'attività economica dei diversi paesi. A questa visione
“verticale” dell'economia elaborata dai tro-ni nordici che può
produrre solo disuguaglianze, miseria, degrado degli esseri umani e
al limite olocausto, va contrapposta una diversa economia in cui le
conoscenze, il know out, le competenze e le capacità produttive
vanno equamente ripartite in maniera orizzontale tra tutti i paesi e
tutte le popolazioni ed in cui non ci sono paesi “forti” e paesi
“deboli”, ma tutti i paesi hanno un grado di sviluppo accettabile
e sostenibile con l'ecosistema, e ogni paese produce per soddisfare,
compatibilmente con l'ambiente, l'economia interna e non per fare la
guerra sui mercati internazionali.
p.s.
Mia mamma diceva sempre: “dalla Germania non potrà mai venire
nulla di buono”.