"Potere e annullamento del pubblico"
"Il potere è tante cose e
parlarne è anche superfluo perchè non si arriverà sicuramente alla
fine del discorso e neanche da nessuna parte. La cosa è che uno dei
problemi legati alla nostra relazione con i poteri, con i potenti,
con chi gestisce i poteri e dunque anche i privilegi, dipende anche
dalla nostra relazione con ciò che è pubblico e ciò che è
privato. In questi ultimi anni si è rovesciato pesantemente il
pubblico nel privato, cioè tutto quello che prima pescavamo nel
pubblico adesso lo cerchiamo nel privato. Ieri, in treno, ho comprato
un panino, uno di quelli orrendi e mentre lo mangiavo mi sentivo a
disagio. Mangiare davanti ad altre persone che non conosci, in un
luogo pubblico mette a disagio. Fino a 30-40 anni fa era abbastanza
normale trovare persone che mangiavano in pubblico e che mangiavano
anche cose “grosse” in pubblico, cioè non un panino, un
tramezzino, due patatine... no, mangiavano tanto. Quando ero
“ragazzino”, ci portavamo da mangiare ai castelli romani, dove
c'erano le fraschette, si mangiava alle fraschette, si mangiava anche
sul muretto davanti alla fraschetta, ma si mangiava la pasta
asciutta. Nella scampagnata del primo maggio, mica ti portavi solo
fava e pecorino, ti portavi “la pila con la pasta asciutta, i
“facioli”. Si mangiava in pubblico, mangiare in pubblico oggi è
una cosa quasi completamente scomparsa. Mangi in pubblico se mangi al
ristorante che ha i tavolini lungo la strada, ma non mangi in
pubblico perchè ti siedi su una panchina e “te fai” un piatto di
bucatini insieme a tua moglie. Chi mangia, oggi, in pubblico? Persone
che ci mettono a disagio – gli immigrati... O dormire in pubblico.
Da ragazzino all'osteria vicino casa succedeva quello che mio padre
faceva a casa, si addormentava a tavola ed io mi ricordo che spostava
con un solo braccio quello che aveva davanti e si addormentava a
braccia conserte, come a scuola, quando le suore ti fanno dormire
dopo pranzato. Dormire in trattoria era abbastanza normale. C'erano
quelli che si buttavano in un parco, si mangiavano un panino e si
mettevano a dormire. [Mangiare e dormire in pubblico ha oltrepassato
la soglia del disgusto] Chi dorme oggi in pubblico? Barboni, persone
povere, alcolizzati che si pisciano addosso. Queste sono due cose che
noi non facciamo più in pubblico, non è che non mangiamo e non
dormiamo più, però quelle cose è tendenzialmente meglio non farle
in pubblico, le fa uno un po' messo male, oppure bisogna farlo
velocemente. Magari ti stendi in un parco, se ci sono altri stesi,
però non ti metti a dormire. Eppure nella nostra cultura c'è
questo. La “pennichella”, il “pisolino”, la “siesta” per
gli Spagnoli, era una consuetudine. Io adesso sto lavorando con un
attore spagnolo e lui non capisce perchè non facciamo la siesta.
Questo vale per tutta una serie di altre cose. Ci baciamo in
pubblico, questo si [“il sesso concesso dal potere” di
pasoliniana memoria], un tempo questa cosa non si poteva fare in
pubblico. Si è rovesciato. Il corteggiamento per esempio. Prima il
corteggiamento era una cosa che accadeva solo nel luogo pubblico, in
privato o era visto come una violenza, oppure era qualche cosa di
scandaloso. Il corteggiamento era una pratica che veniva espletata
esclusivamente in luogo pubblico: in chiesa, al lavoro un po' meno
perchè uomini e donne non lavoravano insieme, l'andare e il tornare
dal lavoro. Persino sull'autobus. Oggi il “corteggiamento” non è
più in luogo pubblico, c'e ancora lo struscio, però è più nella
festicciola, nella discoteca, nella pizzeria, cioè i luoghi ancora
un po' pubblici, dove però non sei più uno che passa, un cittadino,
ma sei in quella transizione tra pubblico e privato, nel tuo ruolo di
cliente, Non usciamo più per andare in un luogo pubblico. Usciamo
per stare in piazza? Per fare due passi? Per noi uscire è andare in
un altro luogo che è a metà strada tra pubblico e privato che è
“magnà”, “beve”... i luoghi che aprono sono tutti pizzerie,
trattorie, enoteche, cioè luoghi dove vado in qualità di cliente.
Questa scomparsa quasi totale del luogo pubblico ha determinato una
mutazione nella nostra condizione. Il potere sta facendo questo.
“potere” inteso in senso lato, un insieme di situazioni
differenti che vanno dalla possibilità di gestire in maniera più
facile la vendita degli oggetti, nei supermercati, nei centri
commerciali, nei negozi di taglio più piccolo, ma sempre inseriti
nei centri commerciali. Ecco che allora i centri commerciali sono
luoghi che sembrano pubblici, perchè sembrano delle piazze, ma in
realtà sono luoghi privati, quantomeno più privati del pubblico. Il
centro commerciale non ha bisogno di altro che del singolo, di tanti
singoli, dove 1+1+... non fa mai 2, che vanno lì e fanno i clienti.
Spendono o quantomeno recitano la parte del cliente, anche se vanno a
fumare una sigaretta e sono seduti su una panchina, comunque sia non
è molto diverso da quello che è uscito dal bar o da quello che sta
entrando in un negozio per comprarsi qualche cosa. Sono comunque
“clienti”. Questa scomparsa quasi totale di ciò che è pubblico
ci mette in una condizione,anche se non sappiamo dove è il potere,
di persone, comunque gestite da qualche altro. Che non sono più in
grado di gestire quel patrimonio straordinario che è il nostro
orizzonte. Non abbiamo più un orizzonte, perchè nel privato
l'orizzonte è chiuso da un muro, da un recinto e anche se tu vivi in
una casa molto grande, anche se hai una villa, o stai su “internet”
non avrai mai uno spazio grande come una città. Le rivolte
Siciliane, di Palermo della seconda metà dell'ottocento ci furono
anche perchè i Savoia spinsero le persone dentro le case, vietarono
di andare in giro nudi o seminudi, vietarono di tenere gli animali
lungo le strade o nei cortili, chi aveva gli animali nel cortile ha
dovuto portarli in casa, vietarono di fare i lavori lungo la strada
(es del bottaio). Da qui scoppiarono tutta una serie di rivolte,
perchè per i piemontesi era scandaloso. Per le persone del sud era
la loro vita. Uno che aveva una piccola casa, aveva bisogno di uno
spazio esterno e quindi proiettavano il loro privato in luogo
pubblico ed il pubblico veniva ad essere tutto il resto, tutto quello
che era attorno al buco nel quale vivevano. Dunque la nostra città è
decisamente molto più grande di una qualsiasi villa o casale, perchè
queste sono niente rispetto ad una città. Se qualcuno vivesse chiuso
in una enorme casa per tutta la vita, quella casa, per quanto enorme,
sarebbe una galera non molto dissimile da una cella di due metri per
due. È dove c'è un limite oltre il quale non puoi andare, quel
confine che diventa un capolinea, che non è più un confine, che
diventa una galera. La politica sta alla polis come una città al
cittadino. Fare politica significa che tutti fanno politica, perchè
tutti sono cittadini, tutti stanno nella polis. Quando c'è qualcuno
che fa politica a nome tuo, quello che chiamiamo “democrazia
rappresentativa”, si capisce che c'è un inghippo, perchè c'è
quello che si fa eleggere e poi per 5 anni ci pensa lui! La città
deve essere non tanto grande da diventare un labirinto e non tanto
piccola da diventare una galera e una casa è una galera, se non esci
mai da quella casa, tant'è vero che ci sono anche gli “arresti
domiciliari” che sono un po' meglio che stare in galera, ma non
deve essere piacevole stare tutta la vita rinchiuso dentro una casa,
per quanto grande possa essere la casa. O trasformi la tua condizione
in una patologia oppure è una condizione di detenzione. Dunque
questa scomparsa del pubblico è uno devi veri grandi problemi della
relazione con quell'idea che chiamiamo potere. Nelle situazioni di
auto-organizzazione che abbiamo conosciuto in questi anni, la più
importante e conosciuta è quella dei no tav, ma ce ne sono centinaia
in tutto il paese. Dai non dal Molin a Vicenza ai no fly a Ciampino,
gli occupanti di Cinecittà, gli occupanti del Teatro Valle... Solo
intorno a Roma ce ne sono altri sei o sette. Ad Albano contro
l'inceneritore che avrebbe dovuto abbassare il livello di combustione
con l'ausilio dell'acqua, quando ad Albano non c'è acqua, però
questo impianto doveva essere costruito lo stesso perchè chi lo
costruisce è quello che è proprietario della più grande discarica
europea, quella di Malagrotta, che dovrebbe essere chiusa da anni,
però a Roma non si fa la differenziata. Perchè? Perchè questo
guadagna “co la monnezza”. Se la “monnezza” diventa una
risorsa, la discarica è una banca e quindi punta ad aprirne altre,
tanto la monnezza non è mica come i soldi, noi stiamo nell'euro e
possiamo stampare soldi solo entro certi limiti, ma di monnezza ne
puoi fare quanta te ne pare e dunque a Riano Flaminio hanno deciso di
farne 2 di discariche non rispettando nemmeno i limiti previsti. Per
le case sparse deve essere ad almeno 700 mt. e il centro abitato a
1.500. invece a Riano le prime case stanno a pochi metri e in mezzo a
queste due discariche, a 500 mt l'una dall'altra c'è anche una
scuola, 200 famiglie hanno l'acqua esclusivamente dai pozzi (200
famiglie sono tante persone in un piccolo centro) e Riano è una
località dove è tutto tufo, quindi il sottosuolo è permeabilissimo
e c'è acqua ovunque ed è per quello che si alimentano con i pozzi,
dove sono state chiuse 2 piccole cave di ghiaia dopo l'esaurimento ed
è affiorata l'acqua e si sono formati 2 laghetti. In un posto del
genere loro vorrebbero fare 2 discariche e questo gruppo di persone
hanno detto che lì non si potevano fare 2 discariche, hanno occupato
i due spazi e hanno fatto un presidio. Inizialmente il problema era
la discarica di Riano, poi queste persone hanno cominciato a parlare.
Questi sono stati tirati fuori dalle loro case perchè se rimanevano
chiusi nelle loro case gli avrebbero portato tonnellate di merda. In
questo modo, quella condizione li ha tirati fuori dal loro privato e
li ha buttati in un pubblico obbligatorio, come nel caso della guerra
quando bombardano una casa, quel nucleo familiare si ritrova a dover
andare presso parenti. Quando sei catapultato nel pubblico, vivi una
condizione dove abbassi l'istinto di costruire confini con l'altro.
Quando stiamo in 5 sull'autobus, stiamo magicamente equidistanti
l'uno dall'altro. Quando invece siamo in 200, su un autobus che ne
potrebbe contenere 30 non ci frega più nemmeno di quello che suda,
che io sudo su un altro e l'altro suda addosso a me. Abbassiamo la
tendenza a costruire confini ed aumentiamo i livelli di tolleranza
(magari poi la situazione esplode), però sei costretto a condividere
tutto con tutti. A Riano a seguito di questo evento hanno cominciato
a parlare di decrescita. Hanno cominciato a dire il problema non è
la discarica di Riano, il problema sono le discariche... non vogliono
le discariche, perchè non vogliono più buttare carta, metallo...
perchè non si recupera la carta, la plastica, il vetro, il
metallo... dato che si tratta di materiali recuperabili praticamente
al 100%? Carta, legno e plastica hanno un potere di combustione
elevatissimo ed è per questo che vanno negli inceneritori. La
monnezza si deve bruciare. Per fare gli inceneritori ed accedere ai
soldi “pubblici”, perchè questo tipo di energia viene
considerata come energia pulita, come il fotovoltaico, “recuperi
una cosa invece che buttarla e la trasformi in diossina e altre
porcate... pm10 ecc. pertanto quella gente tirata fuori dal privato
si è messa a fare questi discorsi e questo è il primo livello.
Secondo livello: livello ludico, che è fondamentale per vivere in
pubblico, quello che ti fa giocare in pubblico. C'è più qualcuno
che gioca in strada? Quanti erano i giochi di strada prima? Io ne
conoscevo 6-7 (nizza, belle statuine, acchiapparella, buzzico
rampichino, palla avvelenata, ruba-bandiera, picchio, la corda...
oltre a quelli come il pallone...), ma questi giochi si fanno ancora?
Prima pure gli adulti giocavano per strada (la morra). Queste cose
non si fanno più, perchè non è più pensabile che qualcuno faccia
quelle cose in strada. Da questo punto di vista una delle invenzioni
più terrificanti della modernità è la metropolitana. Io abito a
Morena (un posto del cazzo), c'è un autobus che mi porta fino alla
prima fermata della metropolitana (anagnina), all'altro capo ho
battistini (significa andare da un posto sfigato ad un altro posto
sfigato). Da anagnina a piazza di spagna ad esempio, quel tempo e
quel luogo, è un non tempo e un non luogo, è proprio un rompimento
di palle, è una cosa inutile, nel senso che tra anagnina e spagna
che luogo e che tempo è (Sono chiuso dentro un vagone, seduto o,
addirittura, in piedi). Se esistesse il “teletrasporto” di Star
Trek, lo faremmo 99 volte su 100, invece in mezzo c'è tutta una
città che per me è esclusivamente un rompimento di palle, una cosa
inutile, eppure c'è una città. Questo è folle, la città scompare,
non c'è più. Quanto sarebbe meglio svuotare le città da tutti quei
mezzi che nascono in contraddizione rispetto alla città stessa e che
sono tutti mezzi nati dopo la nascita del concetto di città e di
tutti i centri storici. Io ho un furgone. In certi paesi non c'entri
con il furgone, fai fatica, perchè non sono stati pensati per farci
entrare un furgone o una macchina. Lo vedi dove è proprio una
forzatura entrarci. Nei centri storici delle città noi abbiamo un
esempio chiarissimo di cosa è vivere in un contesto pubblico e non
privato. Strade strette che diventano piazze. Nelle nuove costruzioni
le piazze, i luoghi di aggregazione non esistono. Se c'è uno slargo
è perchè devi metterci i negozi o i giochi per i bambini (ancora o
luoghi per il consumismo o recinti, steccati). Tante volte questi
spazi vengono distrutti, perchè le persone sono ignoranti ma non
stupide, perchè non sanno perchè stanno facendo a pezzi un parco
giochi, però lo sentono che non è una cosa loro, che è in
contraddizione rispetto a quello che loro richiedono rispetto dalla
loro presenza in quel centro abitato, quel luogo per essere
abitabile. Allora il vecchietto a Napoli sta seduto davanti al suo
basso con due zampe sul marciapiede e 2 zampe alla mercé dello
scooter con quattro persone sopra, però ci sta, o sta affacciato
alla mezza porta. Ci sta perchè quello è il suo orizzonte, è
ancora padrone del suo panorama, di un orizzonte, che è un orizzonte
vero, ma anche culturale. Gli antropologi dicono che l'insegnamento
umano è una cosmografia, nel senso che è una letteralizzazione
della mia visione del mondo. Nel centro di Genova, per quanto possa
essere degradato, ci rendiamo conto che una vita ha o ha avuto un
senso. Nelle new town di Berlusconi questo non c'è, perchè quel
luogo non è pensato per una persona che sta fuori. Berlusconi, che
da un certo punto di vista è un genio perchè dice le “cattiverie”
che tutti gli altri pensano. Quando ci hanno fatto vedere le casette
di Berlusconi, c'era anche una panoramica anche esterna, ma le
casette le facevano vedere dentro. L'Aquila, ce l'hanno mai fatta
vedere una casa all'interno'. Automaticamente quello che andava a
fare le riprese girava per le strade. L'Aquila è una città e la
città è soprattutto quello che accade fuori dalle case. Le new town
erano invece il frigorifero con lo champagnino, il bicchiere,
l'asciugamano, la carta igienica... non quello che accade fuori,
perchè non è pensabile che accada qualcosa fuori. Nella mia borgata
non ci sono i marciapiedi. Non ci sono i marciapiedi perchè non è
pensato che qualcuno vada a piedi. Prima era una borgata povera dove
le strade erano di terra e c'era la cicoriara che girava in
bicicletta. Usciva di casa con le buste di plastica e il coltello e
faceva la cicoria per strada. Quando aveva fatto una busta si fermava
e la vendeva. Pure mia nonna quando ci veniva a trovare lungo il
tragitto faceva la cicoria. Nel momento in cui la gente si è chiusa
in casa e le strade sono diventate di catrame, fare i marciapiedi non
è stato più contemplato. Ultimamente c'è stato un gruppo di
cittadini che ha chiesto i marciapiedi, ma molti si sono opposti
perchè altrimenti non sarebbe stato più possibile parcheggiare. Non
ci sono i marciapiedi perchè non è pensato. Prima la gente usciva a
piedi e attraversava il prato, adesso che la borgata non è più
poverissima, e la gente ha trasformato la casa contadina in tempietti
greci. Si fanno muri di cinta altri 5-6 metri... come nelle carceri.
Non vogliono i marciapiedi. Se vivi in camera con il suv e lo prendi
per uscire ed andare in bagno in sala o alla porta dove hai l'altro
suv per andare al centro commerciale è chiaro che ti chiedi a cosa
serve il marciapiede. Abbiamo bisogno di qualcosa che ci prenda e ci
trascini con forza fuori dalle nostre case. Qualcuno non basta,
perchè se qualcuno avesse il potere di farlo, sarebbe un problema di
relazione subalterna rispetto a qualcun'altro. Nel momento in cui non
possiamo più stare dentro, dobbiamo uscire fuori.
L'aspetto ludico.
Quando vai in questi
posti dove la gente è stata costretta ad uscire fuori, come ad
esempio a Riano, emerge l'aspetto ludico. In tutti questi posti
emerge chiaramente che fare politica è una cosa anche divertente,
hanno compreso che fare politica è una cosa anche divertente, che
fare politica significa ridiventare cittadini, e dunque fare politica
è anche mangiare insieme. Nel Dal Molin, dove c'è stato un presidio
che hanno sgomberato, Marta, una dei partecipanti al presidio, mi
diceva che, forse la base la costruiranno pure, però io la sera,
invece di passarla in birreria con le amiche, la passo a giocare a
briscola o a scopa, magari con un ragazzo che ha la metà dei miei
anni e con un'anziana maestra, cioè la sua vita è migliorata e
questa è una cosa che tutti ti dicono, anche se, nel frattempo,a
magari hanno perso il lavoro, però la loro vita è migliorata, sono
riusciti ad evadere da quella prigione che è il loro privato,
andando “fuori”, magari in un luogo che fa schifo lo stesso, ma è
più grande e in cui hai la possibilità di incontrare e condividere
cose con altri. Per fare questo non serve un passaggio ideologico o
una scelta consapevole, ma serve soltanto un territorio che si muove.
A questo proposito va osservato che tra i parametri positivi per la
scelta di un sito su cui costruire nefandezze, vi è la docilità del
territorio. Sostanzialmente il sopruso lo fanno quando sanno che la
popolazione non gli romperà le balle. Non credo che in Val di Susa
l'alta velocità si farà mai, essendo una bestialità talmente
grande che è quasi impossibile realizzarla, comunque se la faranno,
sono sicuro che non faranno discariche, inceneritori ecc., perchè
tanto più dura è la resistenza a queste mostruosità, tanto più
alto è il costo della loro realizzazione. Pertanto la mobilitazione
di un intero territorio, anche se non impedisce la costruzione
nell'immediato di tali aberrazioni, costituirà sicuramente un
impedimento a quello che potrebbero fare tra 10 anni. Detto in altri
termini in questo modo non si sta frenando la deriva immediata, ma si
sta frenando la deriva molto più lunga. Un'altra caratteristica di
questi gruppi autorganizzati, che hanno scelto di rifiutare la delega
(non delegano qualcun'altro e probabilmente è per questo che sono
visti tanto male dai partiti, dai sindacati...) è che hanno una vita
molto breve perchè molto spesso sono legati a una questione
contingente. Il Collettivo Precari Atesia ha avuto una importanza
fondamentale nella storia di questi ultimi anni ha fatto si che il
più grande call-center italiano, uno dei più grandi d'Europa, si
cambiassero le modalità di assunzione degli operatori Gli ispettori
hanno stabilito che erano nell'illegalità, per cui chi svolgeva
mansioni da lavoratore subordinato e aveva un contratto da
collaboratore o libero professionista ecc non solo doveva essere
assunto come lavoratore subordinato, ma doveva ritenersi assunto dal
primo contratto firmato con l'azienda. Dunque assunzione c'è stata,
però l'allora governo di centro-sinistra ha messo a disposizione
300 mln di € per la stabilizzazione con i sindacati territoriali
che dovevano regolare queste assunzioni. Queste assunzioni sono state
comunque assunzioni part-time a venti ore settimanali e uno
“stipendio” di 540 € mensili, a fronte di una busta paga che
oscillava tra i 700 e i 1.000 € pre-assunzione. Questo in quel caso
ha significato o l'abbandono di quel posto di lavoro o la ricerca di
altri 2 posti di lavoro in nero e come
collaboratore-professionista-partitistaiva, in luoghi dove, forse per
fortuna, non arrivano i sindacati. Molti hanno accettato questa
“stabilizzazione”, ma a quali condizioni? Il sindacato ha imposto
la firma di una liberatoria in cui i lavoratori dichiaravano che in
precedenza all'assunzione lavoravano realmente a progetto ed in più
hanno ridotto anche l'intervallo di tempo (due mesi?) in cui si può
fare causa all'azienda. Nessuno del collettivo Atesia ha firmato e
sono stati tutti messi fuori dall'azienda. Pertanto il collettivo
Atesia ha avuto breve durata, ma ha avuto una grande importanza non
solo nell'Atesia stessa, ma anche al di fuori, perchè tutti quelli
che si sono formati in questa lotta, hanno poi riprodotto questa
stesse forme di lotte in altri posti di lavoro.
Egemonia e subalternità
"Siamo abituati a
pensare in termini di egemonia e subalternità, un concetto espresso
da Gramsci secondo cui le classi dominanti esprimono un'egemonia
culturale nei confronti delle classi subalterne, così come esponenti
delle classi dominate possono esprimere un'egemonia culturale. Un
altro concetto è quello di non egemonia. Non necessariamente chi non
ha potere non ha niente, in realtà ha tante altre cose e quello che
vediamo in queste battaglie territoriali è proprio questo. Sulla
carta i NO TAV sono sconfitti, data la sproporzione tra le forze in
campo. In casi come questi le strutture che entrano in gioco non esprimono un 'potere' nel senso tradizionale del termine, ma non sono nemmeno
disarmati, esprimono un concetto di non egemonia", o, forse, ed io lo spero vivamente, una non accettazione del rapporto di dominio."