domenica 28 luglio 2013


"Potere e annullamento del pubblico"
"Il potere è tante cose e parlarne è anche superfluo perchè non si arriverà sicuramente alla fine del discorso e neanche da nessuna parte. La cosa è che uno dei problemi legati alla nostra relazione con i poteri, con i potenti, con chi gestisce i poteri e dunque anche i privilegi, dipende anche dalla nostra relazione con ciò che è pubblico e ciò che è privato. In questi ultimi anni si è rovesciato pesantemente il pubblico nel privato, cioè tutto quello che prima pescavamo nel pubblico adesso lo cerchiamo nel privato. Ieri, in treno, ho comprato un panino, uno di quelli orrendi e mentre lo mangiavo mi sentivo a disagio. Mangiare davanti ad altre persone che non conosci, in un luogo pubblico mette a disagio. Fino a 30-40 anni fa era abbastanza normale trovare persone che mangiavano in pubblico e che mangiavano anche cose “grosse” in pubblico, cioè non un panino, un tramezzino, due patatine... no, mangiavano tanto. Quando ero “ragazzino”, ci portavamo da mangiare ai castelli romani, dove c'erano le fraschette, si mangiava alle fraschette, si mangiava anche sul muretto davanti alla fraschetta, ma si mangiava la pasta asciutta. Nella scampagnata del primo maggio, mica ti portavi solo fava e pecorino, ti portavi “la pila con la pasta asciutta, i “facioli”. Si mangiava in pubblico, mangiare in pubblico oggi è una cosa quasi completamente scomparsa. Mangi in pubblico se mangi al ristorante che ha i tavolini lungo la strada, ma non mangi in pubblico perchè ti siedi su una panchina e “te fai” un piatto di bucatini insieme a tua moglie. Chi mangia, oggi, in pubblico? Persone che ci mettono a disagio – gli immigrati... O dormire in pubblico. Da ragazzino all'osteria vicino casa succedeva quello che mio padre faceva a casa, si addormentava a tavola ed io mi ricordo che spostava con un solo braccio quello che aveva davanti e si addormentava a braccia conserte, come a scuola, quando le suore ti fanno dormire dopo pranzato. Dormire in trattoria era abbastanza normale. C'erano quelli che si buttavano in un parco, si mangiavano un panino e si mettevano a dormire. [Mangiare e dormire in pubblico ha oltrepassato la soglia del disgusto] Chi dorme oggi in pubblico? Barboni, persone povere, alcolizzati che si pisciano addosso. Queste sono due cose che noi non facciamo più in pubblico, non è che non mangiamo e non dormiamo più, però quelle cose è tendenzialmente meglio non farle in pubblico, le fa uno un po' messo male, oppure bisogna farlo velocemente. Magari ti stendi in un parco, se ci sono altri stesi, però non ti metti a dormire. Eppure nella nostra cultura c'è questo. La “pennichella”, il “pisolino”, la “siesta” per gli Spagnoli, era una consuetudine. Io adesso sto lavorando con un attore spagnolo e lui non capisce perchè non facciamo la siesta. Questo vale per tutta una serie di altre cose. Ci baciamo in pubblico, questo si [“il sesso concesso dal potere” di pasoliniana memoria], un tempo questa cosa non si poteva fare in pubblico. Si è rovesciato. Il corteggiamento per esempio. Prima il corteggiamento era una cosa che accadeva solo nel luogo pubblico, in privato o era visto come una violenza, oppure era qualche cosa di scandaloso. Il corteggiamento era una pratica che veniva espletata esclusivamente in luogo pubblico: in chiesa, al lavoro un po' meno perchè uomini e donne non lavoravano insieme, l'andare e il tornare dal lavoro. Persino sull'autobus. Oggi il “corteggiamento” non è più in luogo pubblico, c'e ancora lo struscio, però è più nella festicciola, nella discoteca, nella pizzeria, cioè i luoghi ancora un po' pubblici, dove però non sei più uno che passa, un cittadino, ma sei in quella transizione tra pubblico e privato, nel tuo ruolo di cliente, Non usciamo più per andare in un luogo pubblico. Usciamo per stare in piazza? Per fare due passi? Per noi uscire è andare in un altro luogo che è a metà strada tra pubblico e privato che è “magnà”, “beve”... i luoghi che aprono sono tutti pizzerie, trattorie, enoteche, cioè luoghi dove vado in qualità di cliente. Questa scomparsa quasi totale del luogo pubblico ha determinato una mutazione nella nostra condizione. Il potere sta facendo questo. “potere” inteso in senso lato, un insieme di situazioni differenti che vanno dalla possibilità di gestire in maniera più facile la vendita degli oggetti, nei supermercati, nei centri commerciali, nei negozi di taglio più piccolo, ma sempre inseriti nei centri commerciali. Ecco che allora i centri commerciali sono luoghi che sembrano pubblici, perchè sembrano delle piazze, ma in realtà sono luoghi privati, quantomeno più privati del pubblico. Il centro commerciale non ha bisogno di altro che del singolo, di tanti singoli, dove 1+1+... non fa mai 2, che vanno lì e fanno i clienti. Spendono o quantomeno recitano la parte del cliente, anche se vanno a fumare una sigaretta e sono seduti su una panchina, comunque sia non è molto diverso da quello che è uscito dal bar o da quello che sta entrando in un negozio per comprarsi qualche cosa. Sono comunque “clienti”. Questa scomparsa quasi totale di ciò che è pubblico ci mette in una condizione,anche se non sappiamo dove è il potere, di persone, comunque gestite da qualche altro. Che non sono più in grado di gestire quel patrimonio straordinario che è il nostro orizzonte. Non abbiamo più un orizzonte, perchè nel privato l'orizzonte è chiuso da un muro, da un recinto e anche se tu vivi in una casa molto grande, anche se hai una villa, o stai su “internet” non avrai mai uno spazio grande come una città. Le rivolte Siciliane, di Palermo della seconda metà dell'ottocento ci furono anche perchè i Savoia spinsero le persone dentro le case, vietarono di andare in giro nudi o seminudi, vietarono di tenere gli animali lungo le strade o nei cortili, chi aveva gli animali nel cortile ha dovuto portarli in casa, vietarono di fare i lavori lungo la strada (es del bottaio). Da qui scoppiarono tutta una serie di rivolte, perchè per i piemontesi era scandaloso. Per le persone del sud era la loro vita. Uno che aveva una piccola casa, aveva bisogno di uno spazio esterno e quindi proiettavano il loro privato in luogo pubblico ed il pubblico veniva ad essere tutto il resto, tutto quello che era attorno al buco nel quale vivevano. Dunque la nostra città è decisamente molto più grande di una qualsiasi villa o casale, perchè queste sono niente rispetto ad una città. Se qualcuno vivesse chiuso in una enorme casa per tutta la vita, quella casa, per quanto enorme, sarebbe una galera non molto dissimile da una cella di due metri per due. È dove c'è un limite oltre il quale non puoi andare, quel confine che diventa un capolinea, che non è più un confine, che diventa una galera. La politica sta alla polis come una città al cittadino. Fare politica significa che tutti fanno politica, perchè tutti sono cittadini, tutti stanno nella polis. Quando c'è qualcuno che fa politica a nome tuo, quello che chiamiamo “democrazia rappresentativa”, si capisce che c'è un inghippo, perchè c'è quello che si fa eleggere e poi per 5 anni ci pensa lui! La città deve essere non tanto grande da diventare un labirinto e non tanto piccola da diventare una galera e una casa è una galera, se non esci mai da quella casa, tant'è vero che ci sono anche gli “arresti domiciliari” che sono un po' meglio che stare in galera, ma non deve essere piacevole stare tutta la vita rinchiuso dentro una casa, per quanto grande possa essere la casa. O trasformi la tua condizione in una patologia oppure è una condizione di detenzione. Dunque questa scomparsa del pubblico è uno devi veri grandi problemi della relazione con quell'idea che chiamiamo potere. Nelle situazioni di auto-organizzazione che abbiamo conosciuto in questi anni, la più importante e conosciuta è quella dei no tav, ma ce ne sono centinaia in tutto il paese. Dai non dal Molin a Vicenza ai no fly a Ciampino, gli occupanti di Cinecittà, gli occupanti del Teatro Valle... Solo intorno a Roma ce ne sono altri sei o sette. Ad Albano contro l'inceneritore che avrebbe dovuto abbassare il livello di combustione con l'ausilio dell'acqua, quando ad Albano non c'è acqua, però questo impianto doveva essere costruito lo stesso perchè chi lo costruisce è quello che è proprietario della più grande discarica europea, quella di Malagrotta, che dovrebbe essere chiusa da anni, però a Roma non si fa la differenziata. Perchè? Perchè questo guadagna “co la monnezza”. Se la “monnezza” diventa una risorsa, la discarica è una banca e quindi punta ad aprirne altre, tanto la monnezza non è mica come i soldi, noi stiamo nell'euro e possiamo stampare soldi solo entro certi limiti, ma di monnezza ne puoi fare quanta te ne pare e dunque a Riano Flaminio hanno deciso di farne 2 di discariche non rispettando nemmeno i limiti previsti. Per le case sparse deve essere ad almeno 700 mt. e il centro abitato a 1.500. invece a Riano le prime case stanno a pochi metri e in mezzo a queste due discariche, a 500 mt l'una dall'altra c'è anche una scuola, 200 famiglie hanno l'acqua esclusivamente dai pozzi (200 famiglie sono tante persone in un piccolo centro) e Riano è una località dove è tutto tufo, quindi il sottosuolo è permeabilissimo e c'è acqua ovunque ed è per quello che si alimentano con i pozzi, dove sono state chiuse 2 piccole cave di ghiaia dopo l'esaurimento ed è affiorata l'acqua e si sono formati 2 laghetti. In un posto del genere loro vorrebbero fare 2 discariche e questo gruppo di persone hanno detto che lì non si potevano fare 2 discariche, hanno occupato i due spazi e hanno fatto un presidio. Inizialmente il problema era la discarica di Riano, poi queste persone hanno cominciato a parlare. Questi sono stati tirati fuori dalle loro case perchè se rimanevano chiusi nelle loro case gli avrebbero portato tonnellate di merda. In questo modo, quella condizione li ha tirati fuori dal loro privato e li ha buttati in un pubblico obbligatorio, come nel caso della guerra quando bombardano una casa, quel nucleo familiare si ritrova a dover andare presso parenti. Quando sei catapultato nel pubblico, vivi una condizione dove abbassi l'istinto di costruire confini con l'altro. Quando stiamo in 5 sull'autobus, stiamo magicamente equidistanti l'uno dall'altro. Quando invece siamo in 200, su un autobus che ne potrebbe contenere 30 non ci frega più nemmeno di quello che suda, che io sudo su un altro e l'altro suda addosso a me. Abbassiamo la tendenza a costruire confini ed aumentiamo i livelli di tolleranza (magari poi la situazione esplode), però sei costretto a condividere tutto con tutti. A Riano a seguito di questo evento hanno cominciato a parlare di decrescita. Hanno cominciato a dire il problema non è la discarica di Riano, il problema sono le discariche... non vogliono le discariche, perchè non vogliono più buttare carta, metallo... perchè non si recupera la carta, la plastica, il vetro, il metallo... dato che si tratta di materiali recuperabili praticamente al 100%? Carta, legno e plastica hanno un potere di combustione elevatissimo ed è per questo che vanno negli inceneritori. La monnezza si deve bruciare. Per fare gli inceneritori ed accedere ai soldi “pubblici”, perchè questo tipo di energia viene considerata come energia pulita, come il fotovoltaico, “recuperi una cosa invece che buttarla e la trasformi in diossina e altre porcate... pm10 ecc. pertanto quella gente tirata fuori dal privato si è messa a fare questi discorsi e questo è il primo livello. Secondo livello: livello ludico, che è fondamentale per vivere in pubblico, quello che ti fa giocare in pubblico. C'è più qualcuno che gioca in strada? Quanti erano i giochi di strada prima? Io ne conoscevo 6-7 (nizza, belle statuine, acchiapparella, buzzico rampichino, palla avvelenata, ruba-bandiera, picchio, la corda... oltre a quelli come il pallone...), ma questi giochi si fanno ancora? Prima pure gli adulti giocavano per strada (la morra). Queste cose non si fanno più, perchè non è più pensabile che qualcuno faccia quelle cose in strada. Da questo punto di vista una delle invenzioni più terrificanti della modernità è la metropolitana. Io abito a Morena (un posto del cazzo), c'è un autobus che mi porta fino alla prima fermata della metropolitana (anagnina), all'altro capo ho battistini (significa andare da un posto sfigato ad un altro posto sfigato). Da anagnina a piazza di spagna ad esempio, quel tempo e quel luogo, è un non tempo e un non luogo, è proprio un rompimento di palle, è una cosa inutile, nel senso che tra anagnina e spagna che luogo e che tempo è (Sono chiuso dentro un vagone, seduto o, addirittura, in piedi). Se esistesse il “teletrasporto” di Star Trek, lo faremmo 99 volte su 100, invece in mezzo c'è tutta una città che per me è esclusivamente un rompimento di palle, una cosa inutile, eppure c'è una città. Questo è folle, la città scompare, non c'è più. Quanto sarebbe meglio svuotare le città da tutti quei mezzi che nascono in contraddizione rispetto alla città stessa e che sono tutti mezzi nati dopo la nascita del concetto di città e di tutti i centri storici. Io ho un furgone. In certi paesi non c'entri con il furgone, fai fatica, perchè non sono stati pensati per farci entrare un furgone o una macchina. Lo vedi dove è proprio una forzatura entrarci. Nei centri storici delle città noi abbiamo un esempio chiarissimo di cosa è vivere in un contesto pubblico e non privato. Strade strette che diventano piazze. Nelle nuove costruzioni le piazze, i luoghi di aggregazione non esistono. Se c'è uno slargo è perchè devi metterci i negozi o i giochi per i bambini (ancora o luoghi per il consumismo o recinti, steccati). Tante volte questi spazi vengono distrutti, perchè le persone sono ignoranti ma non stupide, perchè non sanno perchè stanno facendo a pezzi un parco giochi, però lo sentono che non è una cosa loro, che è in contraddizione rispetto a quello che loro richiedono rispetto dalla loro presenza in quel centro abitato, quel luogo per essere abitabile. Allora il vecchietto a Napoli sta seduto davanti al suo basso con due zampe sul marciapiede e 2 zampe alla mercé dello scooter con quattro persone sopra, però ci sta, o sta affacciato alla mezza porta. Ci sta perchè quello è il suo orizzonte, è ancora padrone del suo panorama, di un orizzonte, che è un orizzonte vero, ma anche culturale. Gli antropologi dicono che l'insegnamento umano è una cosmografia, nel senso che è una letteralizzazione della mia visione del mondo. Nel centro di Genova, per quanto possa essere degradato, ci rendiamo conto che una vita ha o ha avuto un senso. Nelle new town di Berlusconi questo non c'è, perchè quel luogo non è pensato per una persona che sta fuori. Berlusconi, che da un certo punto di vista è un genio perchè dice le “cattiverie” che tutti gli altri pensano. Quando ci hanno fatto vedere le casette di Berlusconi, c'era anche una panoramica anche esterna, ma le casette le facevano vedere dentro. L'Aquila, ce l'hanno mai fatta vedere una casa all'interno'. Automaticamente quello che andava a fare le riprese girava per le strade. L'Aquila è una città e la città è soprattutto quello che accade fuori dalle case. Le new town erano invece il frigorifero con lo champagnino, il bicchiere, l'asciugamano, la carta igienica... non quello che accade fuori, perchè non è pensabile che accada qualcosa fuori. Nella mia borgata non ci sono i marciapiedi. Non ci sono i marciapiedi perchè non è pensato che qualcuno vada a piedi. Prima era una borgata povera dove le strade erano di terra e c'era la cicoriara che girava in bicicletta. Usciva di casa con le buste di plastica e il coltello e faceva la cicoria per strada. Quando aveva fatto una busta si fermava e la vendeva. Pure mia nonna quando ci veniva a trovare lungo il tragitto faceva la cicoria. Nel momento in cui la gente si è chiusa in casa e le strade sono diventate di catrame, fare i marciapiedi non è stato più contemplato. Ultimamente c'è stato un gruppo di cittadini che ha chiesto i marciapiedi, ma molti si sono opposti perchè altrimenti non sarebbe stato più possibile parcheggiare. Non ci sono i marciapiedi perchè non è pensato. Prima la gente usciva a piedi e attraversava il prato, adesso che la borgata non è più poverissima, e la gente ha trasformato la casa contadina in tempietti greci. Si fanno muri di cinta altri 5-6 metri... come nelle carceri. Non vogliono i marciapiedi. Se vivi in camera con il suv e lo prendi per uscire ed andare in bagno in sala o alla porta dove hai l'altro suv per andare al centro commerciale è chiaro che ti chiedi a cosa serve il marciapiede. Abbiamo bisogno di qualcosa che ci prenda e ci trascini con forza fuori dalle nostre case. Qualcuno non basta, perchè se qualcuno avesse il potere di farlo, sarebbe un problema di relazione subalterna rispetto a qualcun'altro. Nel momento in cui non possiamo più stare dentro, dobbiamo uscire fuori.
L'aspetto ludico.
Quando vai in questi posti dove la gente è stata costretta ad uscire fuori, come ad esempio a Riano, emerge l'aspetto ludico. In tutti questi posti emerge chiaramente che fare politica è una cosa anche divertente, hanno compreso che fare politica è una cosa anche divertente, che fare politica significa ridiventare cittadini, e dunque fare politica è anche mangiare insieme. Nel Dal Molin, dove c'è stato un presidio che hanno sgomberato, Marta, una dei partecipanti al presidio, mi diceva che, forse la base la costruiranno pure, però io la sera, invece di passarla in birreria con le amiche, la passo a giocare a briscola o a scopa, magari con un ragazzo che ha la metà dei miei anni e con un'anziana maestra, cioè la sua vita è migliorata e questa è una cosa che tutti ti dicono, anche se, nel frattempo,a magari hanno perso il lavoro, però la loro vita è migliorata, sono riusciti ad evadere da quella prigione che è il loro privato, andando “fuori”, magari in un luogo che fa schifo lo stesso, ma è più grande e in cui hai la possibilità di incontrare e condividere cose con altri. Per fare questo non serve un passaggio ideologico o una scelta consapevole, ma serve soltanto un territorio che si muove. A questo proposito va osservato che tra i parametri positivi per la scelta di un sito su cui costruire nefandezze, vi è la docilità del territorio. Sostanzialmente il sopruso lo fanno quando sanno che la popolazione non gli romperà le balle. Non credo che in Val di Susa l'alta velocità si farà mai, essendo una bestialità talmente grande che è quasi impossibile realizzarla, comunque se la faranno, sono sicuro che non faranno discariche, inceneritori ecc., perchè tanto più dura è la resistenza a queste mostruosità, tanto più alto è il costo della loro realizzazione. Pertanto la mobilitazione di un intero territorio, anche se non impedisce la costruzione nell'immediato di tali aberrazioni, costituirà sicuramente un impedimento a quello che potrebbero fare tra 10 anni. Detto in altri termini in questo modo non si sta frenando la deriva immediata, ma si sta frenando la deriva molto più lunga. Un'altra caratteristica di questi gruppi autorganizzati, che hanno scelto di rifiutare la delega (non delegano qualcun'altro e probabilmente è per questo che sono visti tanto male dai partiti, dai sindacati...) è che hanno una vita molto breve perchè molto spesso sono legati a una questione contingente. Il Collettivo Precari Atesia ha avuto una importanza fondamentale nella storia di questi ultimi anni ha fatto si che il più grande call-center italiano, uno dei più grandi d'Europa, si cambiassero le modalità di assunzione degli operatori Gli ispettori hanno stabilito che erano nell'illegalità, per cui chi svolgeva mansioni da lavoratore subordinato e aveva un contratto da collaboratore o libero professionista ecc non solo doveva essere assunto come lavoratore subordinato, ma doveva ritenersi assunto dal primo contratto firmato con l'azienda. Dunque assunzione c'è stata, però l'allora governo di centro-sinistra ha messo a disposizione 300 mln di € per la stabilizzazione con i sindacati territoriali che dovevano regolare queste assunzioni. Queste assunzioni sono state comunque assunzioni part-time a venti ore settimanali e uno “stipendio” di 540 € mensili, a fronte di una busta paga che oscillava tra i 700 e i 1.000 € pre-assunzione. Questo in quel caso ha significato o l'abbandono di quel posto di lavoro o la ricerca di altri 2 posti di lavoro in nero e come collaboratore-professionista-partitistaiva, in luoghi dove, forse per fortuna, non arrivano i sindacati. Molti hanno accettato questa “stabilizzazione”, ma a quali condizioni? Il sindacato ha imposto la firma di una liberatoria in cui i lavoratori dichiaravano che in precedenza all'assunzione lavoravano realmente a progetto ed in più hanno ridotto anche l'intervallo di tempo (due mesi?) in cui si può fare causa all'azienda. Nessuno del collettivo Atesia ha firmato e sono stati tutti messi fuori dall'azienda. Pertanto il collettivo Atesia ha avuto breve durata, ma ha avuto una grande importanza non solo nell'Atesia stessa, ma anche al di fuori, perchè tutti quelli che si sono formati in questa lotta, hanno poi riprodotto questa stesse forme di lotte in altri posti di lavoro.
Egemonia e subalternità
"Siamo abituati a pensare in termini di egemonia e subalternità, un concetto espresso da Gramsci secondo cui le classi dominanti esprimono un'egemonia culturale nei confronti delle classi subalterne, così come esponenti delle classi dominate possono esprimere un'egemonia culturale. Un altro concetto è quello di non egemonia. Non necessariamente chi non ha potere non ha niente, in realtà ha tante altre cose e quello che vediamo in queste battaglie territoriali è proprio questo. Sulla carta i NO TAV sono sconfitti, data la sproporzione tra le forze in campo. In casi come questi le strutture che entrano in gioco non esprimono un 'potere' nel senso tradizionale del termine, ma non sono nemmeno disarmati, esprimono un concetto di non egemonia", o, forse, ed io lo spero vivamente, una non accettazione del rapporto di dominio."