Elezioni in Grecia del 20-09-15:
Syriza: 35,54%;
astensione: 55%
Unità Popolare: 2,83%
61% al no nel referendum.
Il referendum
si è tenuto il 5 luglio 2015;
Come, quando e perchè si verifica
quello che, almeno apparentemente, sembra essere un Corto Circuito.
I dati sull'orientamento politico della
popolazione della Grecia sembrano essere contraddittori, anzi,
addirittura arteriosclerotici. Si è verificato un vero e proprio
corto circuito tra il referendum e le ultime elezioni in Grecia.
La distanza temporale tra questi due
eventi è praticamente nulla -due mesi e mezzo, esattamente 77 giorni- e non può spiegare il senso, profondamente diverso, che emerge dalle due consultazioni elettorali.
Se il referendum ha espresso la chiara
volontà di opporsi a quello che è stato chiamato “terzo
memorandum”, come mai le elezioni le ha vinte il Syriza,
cioè il soggetto politico che ha approvato e reso esecutivo proprio
questo memorandum, che, a ben vedere risulta peggiorativo rispetto ai
precedenti? Perchè Unità Popolare, che sembra essere la formazione
più vicina agli orientamenti emersi dal referendum, non è riuscita
a superare nemmeno la soglia del 3% necessaria al suo ingresso in
parlamento? È sempre possibile attribuire tale rilevantissima
distonia a una dilagante ed universale ondata di follia o, il che è
lo stesso, a un generale ed inarrestabile processo di
rincoglionimento della popolazione intera, oppure, il che è lo
stesso, ipotizzare che il risultato delle ultime elezioni sia da
attribuire alla figura “carismatica” di A. Tsipras (che, in my
opinion, ritengo abbia meno carisma di un'ameba), meglio noto come
l'uomo (oddio uomo... quello che è) quattro stagioni come la pizza,
cioè ad un fattore altamente irrazionale, ma soltanto dopo aver
analizzato tutte le altre possibili cause di questo, apparentemente,
contraddittorio doppio risultato. Una di queste, la mia preferita, è
che i Greci hanno capito, anche se, forse, ad un livello non propriamente cosciente, che la
politica non li può aiutare ad uscire dal vicolo cieco in cui li ha
cacciati l'Unione Europea.
Ovvero, detto in altri termini, che né
gli strumenti propri della "domocrazia rappresentativa borghese", in
particolare il principio secondo cui decide la maggioranza, né la
“politica” -l'ipotesi “dell'autonomia del politico”-
funzionano più (ammesso che abbiano mai funzionato). Paradossalmente, e per verso opposto, questo è
proprio quello che emerge, e non potrebbe essere altrimenti, dai
famosi think tank (letteralmente serbatoi di pensiero, cioè
pensatoi, che fanno tanto venire in mente pisciatoi, cioè luoghi
dove si piscia sempre fuori dal vaso), i quali hanno previsto, già da lungo tempo, la formazione nel globo terracqueo
di un certo numero di zone macroeconomiche, dove la "domocrazia"
diviene un “ostacolo” alle “magnifiche sorti e progressive”.
Se questa ipotesi dovesse rivelarsi
fondata, cari fratelli, compagni, amici e affini, saranno cazzi
amari.