Incoscio conscio, io e super io. Una inusuale ricerca del "Se?".
"... si Mao dice così è perchè non ha capito Freud"
La qualità della vita è peggiorata - tutt'ora è in picchiata accelerata con leggero avvitamento-, nonostante le analisi tecniche e la delega omnicomprensiva e permanente.
Ho delegato al commercialista la gestione dei miei affari, al legale i rapporti giuridici, al clero i rapporti con Dio..., ma nonostante ciò la vita... la mia vita si è ingolfata in un enorme vortice dal quale è impossibile uscire. Sono un giovane uomo in cerca di "identità", ma potrei anche essere una giovane donna in cerca di "affermazione", tanto ... sarebbe la stessa cosa.
Il prete, il commercialista, l'avvocato... in un gioco delle parti affidano a me la loro psiche sempre in cerca di cosa, ad un certo punto indefinito, ha impedito e menomato e causato involuzione della propria vita interiore... le malattie del fegato, dello stomaco, delle reni, delle vie biliari.
La scoperta di un nuovo blocco emotivo/emozionale è un progresso la cui soluzione è sempre una tappa fondamentale dell'invenzione e ricostruzione del "vero" proprio io. Si tratta di una evoluzione senza fine, di una soluzione insoluta perchè la scoperta di un "blocco" rimanda sempre ad un altro ancora più profondo e complesso e tutta questa attività di ricerca interiore conduce, alla fine, ad uno stato primordiale che confina inevitabilmente con l'ameba. Non potrebbe essere altrimenti al cospetto "della potenza formale del confine".
Non ci sarebbe niente di male in tutto ciò, se non interferisse con l'attività professionale. La ricerca del "se" incide negativamente sul rendimento lavorativo e ha influenze nefaste su quel che ho loro affidato. Il prete, a fronte dei miei peccati, non da più un'assoluzione piena, certa e tangibile, ma cerca di ricondurli alla propria esperienza, rileggendoli in chiave psicanalitica, in un devastante effetto eco al contrario che ogni volta rimbalza e torna indietro ingigantito.
L'avvocato invece di fornirmi assistenza e tutela legale, anche se su questo io qualche dubbio l'ho sempre avuto, si limita a dire "tutto è relativo".
Il commercialista, avvolto in una nube esistenzialista, non fa più la dichiarazione dei redditi e non segue più la mia contabilità, perchè le ritiene amene stronzate. Io, di contro, sono giunto invece alla conclusione che la psicoanalisi è uno strumento inadeguato a risolvere questioni che hanno a che fare con il decadimento dell'intera società. Mi rendo conto, sempre più spesso, della sua inefficacia e inconsistenza e mi diletto nello studio del diritto, dell'economia e dei rapporti con Dio.
Io, a dirla tutta, ho sempre avuto dubbi anche sulla capacità della moderna Psico-Logia di risolvere conflitti e problemi individuali. "la soluzione ottenuta per via psico-coitale porta sempre con se una strana tendenza al suicidio". Comunque qui non si tratta più di traumi subiti in età infantile o di bisogni libidici malamente repressi, che, quando meno te lo aspetti, vengono fuori da sotto il letto come il comune ba-bau della dorata età pre-adolescenziale, anche perchè ormai, già da lungo tempo, non hanno più ragione d'essere. Inoltre studi consolidati hanno dimostrato la loro scarsa influenza nella configurazione psichica di ogni individuo. Ognuno può esprimere liberamente la propria sessualità. È finita, purtroppo da un bel pezzo, l'età d'oro in cui si poteva dare la responsabilità delle costrizioni e degli impedimenti dello sviluppo della propria personalità ai traumi pre o post parto, pre o post infanzia, pre o pro adolescenza.
Ad esempio l'altro giorno ero in metropolitana, sudato e accaldato, quando si è avvicinata una bellissima fanciulla piuttosto discinta che, solleticandomi con l'alito tiepido e la voce roca mi ha sussurrato in un orecchio che mi avrebbe volentieri fatto un "vestito di saliva". Io, lo confesso, nonostante la notevole esperienza in campo psichiatrico, sono violentemente arrossito e, impacciato come un giovane liceale alle prese con la sua prima esperienza sessuale, ho garbatamente rifiutato. Tanto è bastato a scatenare una vera e propria crisi "isterica". Lacrime e urla hanno deformato il bel volto e sciolto il mascara in una maschera grottesca. Alla fine la "signorina" ha preteso l'intervento dell'autorità costituita ed io mi sono sentito un malfattore. Il tutto è finito, si fa per dire, anche perchè a volere essere precisi si potrebbe dire, viceversa, che è iniziato, con una denunzia querela. n111, la graziosa signorina discinta, riteneva che il mio rifiuto le avesse irrimediabilmente compromesso l'equilibrio interiore e minato irrimediabilmente ala fiducia nelle proprie capacità seduttive. Un muro di sguardi di riprovazione mi ha accompagnato fuori dalla vettura, e nessuno si è minimamente preoccupato dei guasti che questa esperienza mi ha causato, quali la diffidenza verso l'altro sesso, la sfiducia verso il genere umano tutto, l'incapacità, per il resto della mia vita, a "lasciarmi andare" e/o la frigidità fisico/emotiva generata dall'evento shock-ante.
Ad esempio l'altro giorno ero in metropolitana, sudato e accaldato, quando si è avvicinata una bellissima fanciulla piuttosto discinta che, solleticandomi con l'alito tiepido e la voce roca mi ha sussurrato in un orecchio che mi avrebbe volentieri fatto un "vestito di saliva". Io, lo confesso, nonostante la notevole esperienza in campo psichiatrico, sono violentemente arrossito e, impacciato come un giovane liceale alle prese con la sua prima esperienza sessuale, ho garbatamente rifiutato. Tanto è bastato a scatenare una vera e propria crisi "isterica". Lacrime e urla hanno deformato il bel volto e sciolto il mascara in una maschera grottesca. Alla fine la "signorina" ha preteso l'intervento dell'autorità costituita ed io mi sono sentito un malfattore. Il tutto è finito, si fa per dire, anche perchè a volere essere precisi si potrebbe dire, viceversa, che è iniziato, con una denunzia querela. n111, la graziosa signorina discinta, riteneva che il mio rifiuto le avesse irrimediabilmente compromesso l'equilibrio interiore e minato irrimediabilmente ala fiducia nelle proprie capacità seduttive. Un muro di sguardi di riprovazione mi ha accompagnato fuori dalla vettura, e nessuno si è minimamente preoccupato dei guasti che questa esperienza mi ha causato, quali la diffidenza verso l'altro sesso, la sfiducia verso il genere umano tutto, l'incapacità, per il resto della mia vita, a "lasciarmi andare" e/o la frigidità fisico/emotiva generata dall'evento shock-ante.
L'epilogo, poi, è stato un processo nel quale un P.M., nella sua magnanimità, ha richiesto che rifondessi le spese per un ciclo di sedute psicanalitiche necessarie al ripristino dell'equilibrio compromesso di n111, con il plauso del mio avvocato difensore che si è dichiarato completamente d'accordo con la controparte e anzi ha proprosto, una ammenda ulteriore di 5.800n. Alla fine il giudice, con una sentenza di compromesso, che ha tenuto conto anche delle mie fondate richieste, mi ha condannato a curare n111 gratuitamente, soluzione che mi sono visto costretto ad assecondare di buon grado al fine di evitare sostanziosi esborsi di denaro. Il giudice, sicuramente montessoriano convinto, ha anche aggiunto che in sede di Psico-Terapia, io e la "paziente" impaziente, a scopo esclusivamente terapeutico e per un recupero più rapido e duraturo a favore delle parte lesa, avremmo potuto riprendere il discorso "interruptus" sulla vettura della metropolitana, magari dopo una seduta in sauna. A questo punto ho fatto umilmente notare che i canoni della moderna psicoanalisi escludono categoricamente il coinvolgimento fisico/emotivo tra paziente e analista, facendo verbalizzare la mia ferma opposizione. Il giudice ha concluso dicendo: "ah, bè allora...".
Comunque a processo finito e a "bocce ferme" il magistrato mi ha richiamato nella stanza "a porte chiuse" e mi ha confidato che secondo lui, che nei momenti di tempo libero, come secondo lavoro, svolge attività di psichiatra, la psicoanalisi è fondamentalmente sessuofobica e repressiva.
"non necessariamente..." ho ribattuto ... "Il fatto è che gli uomini si smarriscono dentro mondi che loro stessi costruiscono. Quelli che hanno capacità di "guardarsi" da fuori sono pochi ed è in uso chiamarli "maestri".
"non necessariamente..." ho ribattuto ... "Il fatto è che gli uomini si smarriscono dentro mondi che loro stessi costruiscono. Quelli che hanno capacità di "guardarsi" da fuori sono pochi ed è in uso chiamarli "maestri".