Essere Ottimisti
(magari non come quelli
che vanno nel supermercato
degli elettrodomestici),
ovvero quel che si contrappone,
come ideologia individualista,
come ideologia individualista,
agli Indios del Chapas.
Perbacco, ma io sono ottimista..., più ottimista
di un paguro in cerca di casa che all'improvviso trova una bellissima
conchiglia vuota. Altrimenti, come tu ben dici, "non avrebbe senso
neppure scrivere". Sono ottimista perchè, nonostante tutto, sono
disposto a "ricominciare daccapo"; perchè, me ne impippo della caduta
del muro di Berlino, o del fatto che la Cina da paese socialista si sia
trasformato, come per una sorta di incantesimo del mago d'oz, in paese a
capitalismo "giovane", in quel tipo di capitalismo che riesce ancora a
produrre merci che garantiscono retribuzione del capitale o del fatto
che tutte le ipotesi strategiche a sinistra, da quella socialdemocratica
a quelle più estremiste, sono miseramente fallite, però un conto è
essere ottimisti un conto è chiudere gli occhi su quel che accade
intorno a te. È necessario, anche se può essere doloroso o fastidioso,
dare conto di quel che accade non tanto -naturalmente anche quello- nel
mondo delle scempiaggini, delitti, misfatti o atti da criminali di
guerra che compiono i quattro padroni del mondo, ma delle
trasformazioni "anomale" che sorgono e si installano come tumori maligni
nelle persone "normali", mediamente medie che compongono le mediamente
medie società avanzate in cui io, purtroppo, mi trovo immerso e che,
guarda caso, sono proprio quegli elementi che si contrappongono al tipo
di società a cui mi sento legato e che in qualche modo ritrovo, ad
esempio, negli Indios del Chapas.
È allora che prende corpo l'idea, come via di fuga perlopiù immaginaria, dell'arricchimento veloce a tutti i costi e senza scrupoli come tentativo di porsi al riparo da tale forza incontrollata.
Senza l'aggregazione di individui isolati in comunità radicate nel territorio non è possibile immaginare nessuna alternativa all'agghiacciante incubo rappresentato dalle società attuali. Ascanio Celestini, un pò di tempo fa rifletteva sulla "trasformazione" subita nel passaggio da "pubblico" a "privato". Rifletteva sul fatto che molte cose che prima si facevano nel pubblico, adesso si ricercano nel privato. Aveva ragione Romero... siamo tutti Zombi attratti dai luoghi che maggiormente frequentiamo. Qual è il luogo di "socializzazione" principale nelle società industriali e a cui tutti gli altri popoli esclusi "dalla società dei consumi" aspirano? Il supermercato. In questo luogo reale quanto immaginario ed ideologicamente schierato, però, accadono cose magiche e misteriose, si sperimentano mutazioni perfino della scienza ufficiale capaci di aderire perfettamente, come un abito confezionato da abilissimi sarti, alle "fattezze" del "consumatore"... nel supermercato - scientemente concepito per questo scopo- "uno più uno, non fa mai due", rimane sempre uno. Basta poco per essere -non pessimisti ma- terrorizzati testimoni del disfacimento della società. Nelle piazze, nei giardini nelle vie ci sono solo extracomunitari, persone non ancora del tutto lobotomizzate, che ancora hanno un orizzonte "comune", "pubblico". Si incontrano ancora italiani per le strade, ma sono sempre occupati, affaccendati e preoccupati di dover andare da qualche parte che si configura, comunque, come "privato". Il loro orizzonte non comprende più ciò che è pubblico e con ciò stesso l'idea di una società diversa. Possono avere case bellissime e grandissime o "villette a schiera", tutte deprimentemente uguali, oppure appartamenti sul modello degli alveari dotati di tutti i "comfort", ma come dice sempre Celestini, si tratta comunque di prigioni, perchè se l'orizzonte è individuale, privato, limitato, per quanto grande possa essere "limitato", si sta, comunque, pur se dorata e gradevolmente piacevole, in una prigione, dentro steccati e recinti che si sono installati permanentemente soprattutto nella mente -e da cui, dunque, è impossibile evadere- degli esseri umani degradandoli a cose, alle "merci" inutili, colorate, patinate e sbrilluccicanti -valori di scambio... "potenza formale del confine"- a cui tanto aspirano. Celestini è convinto che attraverso la "costrizione" e la, conseguente, lotta si possano "tirare fuori" le persone da quella specie di incubo in cui, in parte, si sono volontariamente cacciate. Questo può essere vero, ma solo temporaneamente. Solo l'affermazione di un sistema -economico- di vita in cui la condivisione e l'orizzonte pubblico sono totalmente ripristinati, può modificare tale stato in maniera duratura. Le persone, invece, e in particolar modo, le persone giovani, sono tutte chiuse in un bozzolo -confinate tra "studio, computer, giochini idioti e film capaci di far impallidire quelli dell'orrore"-, nel loro individuale e personale orizzonte privato, completamente chiuso e deserto. Stiamo sperimentando una nuova e più terrificante mutazione antropologica di quella, evidenziata da P. P. Pasolini, "consumistica". Le persone, trasfomate in gradevoli e perfette bambole di gomma, non si incontrano più fisicamente, non frequentano più il campo di calcetto -semmai vanno ad una "scuola calcio" a pagamento, luogo a metà strada tra pubblico e privato, ma con finalità sempre e comunque privatistiche- non giocano (o si intrattengono) più per la via e nella piazza. Si conoscono tramite dispositivi elettronici e magari, forse, si vedono combinando un appuntamento convinte di incontrare chissà quali geni o esseri eccezionali, non rendendosi conto che si tratta della stessa merda che potrebbero incontrare facendo quattro passi. Basta andare in una piazza o su un tram per vedere persone che si scambiano "messaggini" o che fanno parte, e si sentono intimamente parte integrante, di una "comunity" "virtuale" ed in questo ambito "espletano" -sarebbe meglio dire evacuano- il loro essere sociale ... Questa si che è pornografia pura!... ulteriore "obiettivo ipertrofico implementante le magnifiche sorti e progressive"... Poi magari si incontrano pure e magari -nevroticamente costretti da quel che è stato loro concesso- si sfregano un pò, ma non fanno l'amore, sono comunque rinchiusi nel loro bozzolo individuale in una specie di terrificante versione reale del film "Matrix", usano l'altro come "strumento masturbatorio" -l'equivalente di essere catturati da una di quelle macchine per la ginnastica passiva-, ma si tratta solo di sport in cui ognuno è concentrato solo sui propri "addominali" e l'altro assume la forma di uno di quegli strani strumenti che si possono tranquillamente trovare in una qualsiasi palestra di periferia. La "società dicotomica" che si nasconde sotto le spoglie di quella "sussidiaria" sta avanzando in maniera travolgente, monetizza perfino i sentimenti, e sembra affermarsi senza trovare alcun ostacolo, ma nel fare ciò sta lasciando dietro di se enormi spazi pieni di macerie. È in questi spazi che è necessario collocarsi, provando (ed in ciò consiste il mio ottimismo) a sviluppare una società di liberi ed uguali.
Tutto cio non è "pessimismo", ma osservazione di quel che matura nel reale, ed io sono "ottimista" proprio perchè nonostante questa terrificante e nauseante merdazza, continuo nella ricerca di una società altra.
Effetto abbagliante.
Quel che è possibile notare in prima battuta, ha una similitudine con
quel che succede ad un animale mentre sta attraversando una strada e si
viene a trovare nella traiettoria di luce dei fari di un'auto. Non
fugge, si rannicchia, rimane fermo e tremante in attesa di essere
travolto. Si dice, giustamente, che è abbagliato, perchè sono le luci
che determinano quel suo stato di l'immobilità. Ecco questo effetto
"abbagliante", lo sbrilluccichio di merci perlopiù inutili il cui scopo
reale è ingolfare e rendere tossica l'esistenza dei singoli individui e
la chimera di una vita da trascorrere tra agi, mollezze ed opulenza,
conseguente ad un facile e rapido arricchimento -e che non ha importanza
se ottenuto passando sui cadaveri o procurando negli altri malattie
terribili o morte-, si può riscontrare anche nelle persone. Le persone
risultano abbagliate, sembrano incapaci di sottrarsi al seducente ed
irresistibile "effetto monetario". Si tratta di un'idea maligna che si
insinua di soppiatto nelle menti e produce danni colossali. L'idea, una
affascinate e luccicante esca che contiene solo ami e insidie,
dell'arricchimento veloce, dell'accantonamento rapido di denaro, tanto
accattivante quanto vuoto e vano. Bisognerebbe spiegare che il denaro,
in fondo è solo carta straccia, e che "l'arricchimento" non è una
soluzione realizzabile, o almeno non lo è per tutti quando e se si
decide di "correre da soli", ma solo per una ristrattissima cerchia di
persone specializzate nell'arte dei salassi. Perchè le persone sono
attratte irresistibilmente da questa idea e sono disposte praticamente a
tutto per realizzarla? Non sono immuni da questa ossessione per
l'arricchimento facile nè, ad esempio, gli abitanti delle "favelas"
sudamericane, nè le classi medie di tutto il mondo. Si tratta di una
"aspirazione" universale. Sembra che nasca quando vengono meno i legami
di appartenenza alla propria comunità di riferimento, che so... la
classe, la comunità agricola... Ha come levatrice la disperazione e la
realizzazione che si è soli ed in balia di forze indifferenti, terribili
e crudeli che possono schiacciarti senza alcuno sforzo ed in qualsiasi
momento.È allora che prende corpo l'idea, come via di fuga perlopiù immaginaria, dell'arricchimento veloce a tutti i costi e senza scrupoli come tentativo di porsi al riparo da tale forza incontrollata.
Individui isolati e comunità territoriali.
La società industriale si basa, fin dalla nascita, su comportamenti
individualistici che mirano scientemente al perseguimento
dell'interesse personale, perchè -nella metafisica ideologica del
capitalismo- così facendo si "persegue l'interesse generale"!!!
Ovviamente si tratta di una sciocchezza. Si può dare del capitalismo
anche una versione disecologica. Il capitalismo, proprio perchè si basa
sul ripudio dei legami di comunità a vantaggio dell""iniziativa
individuale" e contro le comunità, nasce, si sviluppa e "crea
ricchezza", da sempre, a scapito dell'ambiente e degli altri individui.
Consegue, da sempre, considerevolissimi vantaggi individuali a scapito
di degrado ambientale e conseguenti costi -non solo economici- che
vengono ripartiti su tutta quanta la collettività. Si tratta delle
famose "diseconomie esterne", la faccia oscura del profitto.Senza l'aggregazione di individui isolati in comunità radicate nel territorio non è possibile immaginare nessuna alternativa all'agghiacciante incubo rappresentato dalle società attuali. Ascanio Celestini, un pò di tempo fa rifletteva sulla "trasformazione" subita nel passaggio da "pubblico" a "privato". Rifletteva sul fatto che molte cose che prima si facevano nel pubblico, adesso si ricercano nel privato. Aveva ragione Romero... siamo tutti Zombi attratti dai luoghi che maggiormente frequentiamo. Qual è il luogo di "socializzazione" principale nelle società industriali e a cui tutti gli altri popoli esclusi "dalla società dei consumi" aspirano? Il supermercato. In questo luogo reale quanto immaginario ed ideologicamente schierato, però, accadono cose magiche e misteriose, si sperimentano mutazioni perfino della scienza ufficiale capaci di aderire perfettamente, come un abito confezionato da abilissimi sarti, alle "fattezze" del "consumatore"... nel supermercato - scientemente concepito per questo scopo- "uno più uno, non fa mai due", rimane sempre uno. Basta poco per essere -non pessimisti ma- terrorizzati testimoni del disfacimento della società. Nelle piazze, nei giardini nelle vie ci sono solo extracomunitari, persone non ancora del tutto lobotomizzate, che ancora hanno un orizzonte "comune", "pubblico". Si incontrano ancora italiani per le strade, ma sono sempre occupati, affaccendati e preoccupati di dover andare da qualche parte che si configura, comunque, come "privato". Il loro orizzonte non comprende più ciò che è pubblico e con ciò stesso l'idea di una società diversa. Possono avere case bellissime e grandissime o "villette a schiera", tutte deprimentemente uguali, oppure appartamenti sul modello degli alveari dotati di tutti i "comfort", ma come dice sempre Celestini, si tratta comunque di prigioni, perchè se l'orizzonte è individuale, privato, limitato, per quanto grande possa essere "limitato", si sta, comunque, pur se dorata e gradevolmente piacevole, in una prigione, dentro steccati e recinti che si sono installati permanentemente soprattutto nella mente -e da cui, dunque, è impossibile evadere- degli esseri umani degradandoli a cose, alle "merci" inutili, colorate, patinate e sbrilluccicanti -valori di scambio... "potenza formale del confine"- a cui tanto aspirano. Celestini è convinto che attraverso la "costrizione" e la, conseguente, lotta si possano "tirare fuori" le persone da quella specie di incubo in cui, in parte, si sono volontariamente cacciate. Questo può essere vero, ma solo temporaneamente. Solo l'affermazione di un sistema -economico- di vita in cui la condivisione e l'orizzonte pubblico sono totalmente ripristinati, può modificare tale stato in maniera duratura. Le persone, invece, e in particolar modo, le persone giovani, sono tutte chiuse in un bozzolo -confinate tra "studio, computer, giochini idioti e film capaci di far impallidire quelli dell'orrore"-, nel loro individuale e personale orizzonte privato, completamente chiuso e deserto. Stiamo sperimentando una nuova e più terrificante mutazione antropologica di quella, evidenziata da P. P. Pasolini, "consumistica". Le persone, trasfomate in gradevoli e perfette bambole di gomma, non si incontrano più fisicamente, non frequentano più il campo di calcetto -semmai vanno ad una "scuola calcio" a pagamento, luogo a metà strada tra pubblico e privato, ma con finalità sempre e comunque privatistiche- non giocano (o si intrattengono) più per la via e nella piazza. Si conoscono tramite dispositivi elettronici e magari, forse, si vedono combinando un appuntamento convinte di incontrare chissà quali geni o esseri eccezionali, non rendendosi conto che si tratta della stessa merda che potrebbero incontrare facendo quattro passi. Basta andare in una piazza o su un tram per vedere persone che si scambiano "messaggini" o che fanno parte, e si sentono intimamente parte integrante, di una "comunity" "virtuale" ed in questo ambito "espletano" -sarebbe meglio dire evacuano- il loro essere sociale ... Questa si che è pornografia pura!... ulteriore "obiettivo ipertrofico implementante le magnifiche sorti e progressive"... Poi magari si incontrano pure e magari -nevroticamente costretti da quel che è stato loro concesso- si sfregano un pò, ma non fanno l'amore, sono comunque rinchiusi nel loro bozzolo individuale in una specie di terrificante versione reale del film "Matrix", usano l'altro come "strumento masturbatorio" -l'equivalente di essere catturati da una di quelle macchine per la ginnastica passiva-, ma si tratta solo di sport in cui ognuno è concentrato solo sui propri "addominali" e l'altro assume la forma di uno di quegli strani strumenti che si possono tranquillamente trovare in una qualsiasi palestra di periferia. La "società dicotomica" che si nasconde sotto le spoglie di quella "sussidiaria" sta avanzando in maniera travolgente, monetizza perfino i sentimenti, e sembra affermarsi senza trovare alcun ostacolo, ma nel fare ciò sta lasciando dietro di se enormi spazi pieni di macerie. È in questi spazi che è necessario collocarsi, provando (ed in ciò consiste il mio ottimismo) a sviluppare una società di liberi ed uguali.
Tutto cio non è "pessimismo", ma osservazione di quel che matura nel reale, ed io sono "ottimista" proprio perchè nonostante questa terrificante e nauseante merdazza, continuo nella ricerca di una società altra.