venerdì 30 novembre 2012

Essere Ottimisti
(magari non come quelli
che vanno nel supermercato
degli elettrodomestici),
ovvero quel che si contrappone,
come ideologia individualista,
agli Indios del Chapas.
Perbacco, ma io sono ottimista..., più ottimista di un paguro in cerca di casa che all'improvviso trova una bellissima conchiglia vuota. Altrimenti, come tu ben dici, "non avrebbe senso neppure scrivere". Sono ottimista perchè, nonostante tutto, sono disposto a "ricominciare daccapo"; perchè, me ne impippo della caduta del muro di Berlino, o del fatto che la Cina da paese socialista si sia trasformato, come per una sorta di incantesimo del mago d'oz, in paese a capitalismo "giovane", in quel tipo di capitalismo che riesce ancora a produrre merci che garantiscono retribuzione del capitale o del fatto che tutte le ipotesi strategiche a sinistra, da quella socialdemocratica a quelle più estremiste, sono miseramente fallite, però un conto è essere ottimisti un conto è chiudere gli occhi su quel che accade intorno a te. È necessario, anche se può essere doloroso o fastidioso, dare conto di quel che accade non tanto -naturalmente anche quello- nel mondo delle scempiaggini, delitti, misfatti o atti da criminali di guerra che compiono i quattro padroni del mondo, ma delle trasformazioni "anomale" che sorgono e si installano come tumori maligni nelle persone "normali", mediamente medie che compongono le mediamente medie società avanzate in cui io, purtroppo, mi trovo immerso e che, guarda caso, sono proprio quegli elementi che si contrappongono al tipo di società a cui mi sento legato e che in qualche modo ritrovo, ad esempio, negli Indios del Chapas.
Effetto abbagliante.
Quel che è possibile notare in prima battuta, ha una similitudine con quel che succede ad un animale mentre sta attraversando una strada e si viene a trovare nella traiettoria di luce dei fari di un'auto. Non fugge, si rannicchia, rimane fermo e tremante in attesa di essere travolto. Si dice, giustamente, che è abbagliato, perchè sono le luci che determinano quel suo stato di l'immobilità. Ecco questo effetto "abbagliante", lo sbrilluccichio di merci perlopiù inutili il cui scopo reale è ingolfare e rendere tossica l'esistenza dei singoli individui e la chimera di una vita da trascorrere tra agi, mollezze ed opulenza, conseguente ad un facile e rapido arricchimento -e che non ha importanza se ottenuto passando sui cadaveri o procurando negli altri malattie terribili o morte-, si può riscontrare anche nelle persone. Le persone risultano abbagliate, sembrano incapaci di sottrarsi al seducente ed irresistibile "effetto monetario". Si tratta di un'idea maligna che si insinua di soppiatto nelle menti e produce danni colossali. L'idea, una affascinate e luccicante esca che contiene solo ami e insidie, dell'arricchimento veloce, dell'accantonamento rapido di denaro, tanto accattivante quanto vuoto e vano. Bisognerebbe spiegare che il denaro, in fondo è solo carta straccia, e che "l'arricchimento" non è una soluzione realizzabile, o almeno non lo è per tutti quando e se si decide di "correre da soli", ma solo per una ristrattissima cerchia di persone specializzate nell'arte dei salassi. Perchè le persone sono attratte irresistibilmente da questa idea e sono disposte praticamente a tutto per realizzarla? Non sono immuni da questa ossessione per l'arricchimento facile nè, ad esempio, gli abitanti delle "favelas" sudamericane, nè le classi medie di tutto il mondo. Si tratta di una "aspirazione" universale. Sembra che nasca quando vengono meno i legami di appartenenza alla propria comunità di riferimento, che so... la classe, la comunità agricola... Ha come levatrice la disperazione e la realizzazione che si è soli ed in balia di forze indifferenti, terribili e crudeli che possono schiacciarti senza alcuno sforzo ed in qualsiasi momento.
È allora che prende corpo l'idea, come via di fuga perlopiù immaginaria, dell'arricchimento veloce a tutti i costi e senza scrupoli come tentativo di porsi al riparo da tale forza incontrollata.
Individui isolati e comunità territoriali.
La società industriale si basa, fin dalla nascita, su comportamenti individualistici che mirano scientemente al perseguimento dell'interesse personale, perchè -nella metafisica ideologica del capitalismo- così facendo si "persegue l'interesse generale"!!! Ovviamente si tratta di una sciocchezza. Si può dare del capitalismo anche una versione disecologica. Il capitalismo, proprio perchè si basa sul ripudio dei legami di comunità a vantaggio dell""iniziativa individuale" e contro le comunità, nasce, si sviluppa e "crea ricchezza", da sempre, a scapito dell'ambiente e degli altri individui. Consegue, da sempre, considerevolissimi vantaggi individuali a scapito di degrado ambientale e conseguenti costi -non solo economici- che vengono ripartiti su tutta quanta la collettività. Si tratta delle famose "diseconomie esterne", la faccia oscura del profitto.
Senza l'aggregazione di individui isolati in comunità radicate nel territorio non è possibile immaginare nessuna alternativa all'agghiacciante incubo rappresentato dalle società attuali. Ascanio Celestini, un pò di tempo fa rifletteva sulla "trasformazione" subita nel passaggio da "pubblico" a "privato". Rifletteva sul fatto che molte cose che prima si facevano nel pubblico, adesso si ricercano nel privato. Aveva ragione Romero... siamo tutti Zombi attratti dai luoghi che maggiormente frequentiamo. Qual è il luogo di "socializzazione" principale nelle società industriali e a cui tutti gli altri popoli esclusi "dalla società dei consumi" aspirano? Il supermercato. In questo luogo reale quanto immaginario ed ideologicamente schierato, però, accadono cose magiche e misteriose, si sperimentano mutazioni perfino della scienza ufficiale capaci di aderire perfettamente, come un abito confezionato da abilissimi sarti, alle "fattezze" del "consumatore"... nel supermercato - scientemente concepito per questo scopo- "uno più uno, non fa mai due", rimane sempre uno. Basta poco per essere -non pessimisti ma- terrorizzati testimoni del disfacimento della società. Nelle piazze, nei giardini nelle vie ci sono solo extracomunitari, persone non ancora del tutto lobotomizzate, che ancora hanno un orizzonte "comune", "pubblico". Si incontrano ancora italiani per le strade, ma sono sempre occupati, affaccendati e preoccupati di dover andare da qualche parte che si configura, comunque, come "privato". Il loro orizzonte non comprende più ciò che è pubblico e con ciò stesso l'idea di una società diversa. Possono avere case bellissime e grandissime o "villette a schiera", tutte deprimentemente uguali, oppure appartamenti sul modello degli alveari dotati di tutti i "comfort", ma come dice sempre Celestini, si tratta comunque di prigioni, perchè se l'orizzonte è individuale, privato, limitato, per quanto grande possa essere "limitato", si sta, comunque, pur se dorata e gradevolmente piacevole, in una prigione, dentro steccati e recinti che si sono installati permanentemente soprattutto nella mente -e da cui, dunque, è impossibile evadere- degli esseri umani degradandoli a cose, alle "merci" inutili, colorate, patinate e sbrilluccicanti -valori di scambio... "potenza formale del confine"- a cui tanto aspirano. Celestini è convinto che attraverso la "costrizione" e la, conseguente, lotta si possano "tirare fuori" le persone da quella specie di incubo in cui, in parte, si sono volontariamente cacciate. Questo può essere vero, ma solo temporaneamente. Solo l'affermazione di un sistema -economico- di vita in cui la condivisione e l'orizzonte pubblico sono totalmente ripristinati, può modificare tale stato in maniera duratura. Le persone, invece, e in particolar modo, le persone giovani, sono tutte chiuse in un bozzolo -confinate tra "studio, computer, giochini idioti e film capaci di far impallidire quelli dell'orrore"-, nel loro individuale e personale orizzonte privato, completamente chiuso e deserto. Stiamo sperimentando una nuova e più terrificante mutazione antropologica di quella, evidenziata da P. P. Pasolini, "consumistica". Le persone, trasfomate in gradevoli e perfette bambole di gomma, non si incontrano più fisicamente, non frequentano più il campo di calcetto -semmai vanno ad una "scuola calcio" a pagamento, luogo a metà strada tra pubblico e privato, ma con finalità sempre e comunque privatistiche- non giocano (o si intrattengono) più per la via e nella piazza. Si conoscono tramite dispositivi elettronici e magari, forse, si vedono combinando un appuntamento convinte di incontrare chissà quali geni o esseri eccezionali, non rendendosi conto che si tratta della stessa merda che potrebbero incontrare facendo quattro passi. Basta andare in una piazza o su un tram per vedere persone che si scambiano "messaggini" o che fanno parte, e si sentono intimamente parte integrante, di una "comunity" "virtuale" ed in questo ambito "espletano" -sarebbe meglio dire evacuano- il loro essere sociale ... Questa si che è pornografia pura!... ulteriore "obiettivo ipertrofico implementante le magnifiche sorti e progressive"... Poi magari si incontrano pure e magari -nevroticamente costretti da quel che è stato loro concesso- si sfregano un pò, ma non fanno l'amore, sono comunque rinchiusi nel loro bozzolo individuale in una specie di terrificante versione reale del film "Matrix", usano l'altro come "strumento masturbatorio" -l'equivalente di essere catturati da una di quelle macchine per la ginnastica passiva-, ma si tratta solo di sport in cui ognuno è concentrato solo sui propri "addominali" e l'altro assume la forma di uno di quegli strani strumenti che si possono tranquillamente trovare in una qualsiasi palestra di periferia. La "società dicotomica" che si nasconde sotto le spoglie di quella "sussidiaria" sta avanzando in maniera travolgente, monetizza perfino i sentimenti, e sembra affermarsi senza trovare alcun ostacolo, ma nel fare ciò sta lasciando dietro di se enormi spazi pieni di macerie. È in questi spazi che è necessario collocarsi, provando (ed in ciò consiste il mio ottimismo) a sviluppare una società di liberi ed uguali.
Tutto cio non è "pessimismo", ma osservazione di quel che matura nel reale, ed io sono "ottimista" proprio perchè nonostante questa terrificante e nauseante merdazza, continuo nella ricerca di una società altra.

lunedì 26 novembre 2012

logica del cento, ovvero ricetta per la felicità
Ho un solo sogno: avere per soffritto il cielo!
Avevano ragione i Maya!
Ad un certo punto della storia i Maya abbandonarono le grandi città e si raggrupparono in agglomerati più piccoli, pur mantenendo, tra questi, stretti contatti, pur continuando a mantenere una visione d'insieme. I Maya avevano capito che non hanno senso i grandi agglomerati... semplicemente non sono a misura d'uomo. Il premio nobel H. Simon, con un migliaio di anni di ritardo, nella sua "Teoria dell'organizzazione", seppur incidentalmente, ribadisce un concetto simile. Oltre le 100 unità una organizzazione (intesa in senso lato), qualsiasi organizzazione, si frammenta in sotto organizzazioni. Il cervello sembra avere un limite nella capacità di intrattenere e gestire continuativamente rapporti con alte entità, più o meno intelligenti, e questo limite sembra essere 100. 100 deve essere un numero magico, ma cosa rappresenta? Sembra un numero scolpito a fuoco vivo nel cervello umano. Sembra avere a che fare con la dimensionalità, genetica, della mente umana. 100, le dieci dita di dieci uomini, a ben pensarci, non è altro che il numero degli agglomerati primitivi... le "tribù primitive" a cui il cervello umano sembra biologicamente e geneticamente legato in maniera inscindibile. È per questo che sembra possibile dire che l'uomo non è un "animale sociale", ma un "animale a socialità limitata". Vivere in comunità "idealmente poco numerose" radicate sul territorio al punto da essere indistinguibili da esso e condividerne le sorti, è un elemento di benessere per gli uomini, ma non l'unico. Occorre che questi agglomerati si "sintonizzino" su una comune lunghezza d'onda, riproducano quello che nel Film "Avatar" è il legame che i singoli individui, attraverso un'"appendice" sinaptica, avevano con il "resto del mondo". Solo così è possibile dire "niente per me, tutto per noi", e bene fanno gli Indios del Chapas a tentare di far capire a dei sanguinari ignoranti senza speranza che è necessario, per il bene dell'umanità e del pianeta pensarsi non come individui, ma come collettività. Tutto, in questo segmento di umanità và in questa direzione. Anche il "subcomandante" - e a partire proprio da SUB- Marcos che non mostra nemmeno il volto, perchè non vuole che si confondano il piano individuale e collettivo e che lui rappresenta solo ed esclusivamente il secondo, anzi è definito, come entità individuale proprio nella dimensione collettiva. È così e solo così, accoppiando questi due elementi, che gli uomini possono sperare in uno spicchio di vita dignitosa e felice, facendo in modo che le singolarità siano espressione, esattamente, della vita collettiva, senza che questo significhi costrizione. Esiste una dimensione in cui tutto ciò è possibile, ma questa dimensione è preclusa agli "occidentali", le famose e famigerate società sviluppate, -una "nuova, inedita" specie di "paradiso perduto"- i cui membri vivono da troppo tempo nella fogna dell'individualismo che è stata capace di eliminare in maniera definitiva ed irreversibile i legami di comunità. Il vivere tappati dentro buchi maleodoranti, uno a fianco dell'altro senza sapere nulla l'uno dell'altro, è un potente acido, capace di corrompere perfino i metalli più duri e preconfigurare l'unica società compatibile con un individuo isolato, abbrutito, psicotico: la società dei serial-killer di massa, dei "distruttori" in senso lato... distruttori di se stessi, degli altri, del mondo circostante.
"Singoli Individui" e livello aggregato.

Alievo: "Maestro cosa pensano
gli uomini della guerra e
soprattutto perchè la fanno"

Maestro: "se tu chiedi ad un 'uomo',
ad ogni 'uomo' preso 'singolarmente',
cosa pensa della guerra,
ti dirà che ne ha orrore,
ma ciò nonostante la guerra è
una costante ineliminabile
dell'attività umana.
L'errore consiste nel chiedere
'singolarmente' ad ogni 'uomo'
cosa pensa della guerra,
perchè la guerra è una
variabile aggregata che poco
a che fare con le singole 'individualità'."

domenica 25 novembre 2012



http://youtu.be/8so-xyKyJ-A

What A Wonderful Word
I see trees of green, red roses too
I see them bloom for me and you
And I think to myself, what a wonderful world

I see skies of blue and clouds of white
The bright blessed day, the dark sacred night
And I think to myself, what a wonderful world

The colours of the rainbow, so pretty in the sky
Are also on the faces of people going by
I see friends shakin' hands, sayin' How do you do?
They're really saying I love you

I hear babies cryin', I watch them grow
They'll learn much more than I'll ever know
And I think to myself, what a wonderful world
Yes, I think to myself, what a wonderful world

Oh yeah

sabato 24 novembre 2012

In attesa del partito nuovo.
Occupare il "fianco sinistro" del M5S
nella battaglia imminente tra civiltà e barbarie
(cASTA pOLITICA, gOVERNICCHIO mONTI,
bce, bANCHE, mULTINAZIONALI...).
Frammenti di un "possibile, utopico, evanescente, volatile" programma economico. 
Tanto per fare esempi noti a tutti, si può parlare di:
raccolta differenziata. Innanzitutto va chiarito subito, contrariamente a quella che è l'opinione generale, che la raccolta differenziata costa meno del trattamento dei rifiuti in discarica o in inceneritore. Nonostante il buon senso e tutti gli indicatori economici siano a favore della raccolta differenziata questa stenta ad affermarsi. Solo un iscritto al pd, un cerebroleso, un politico -tra questi la differenza è davvero minima- o un "avvoltoio" (trattasi comunque di un malato di mente) che ha nel profitto, ottenuto a tutti i costi anche a scapito della salute di un'intera popolazione, il suo unico scopo della propria vita, può "preferire" la discarica o l'inceneritore. Tali loschi personaggi non dovrebbero poter gestire la raccolta differenziata, in virtù del fatto che esiste un evidente "conflitto di interesse". In una tale situazione di "stallo" le comunità locali potrebbero, loro stesse, in prima persona, organizzarsi per la raccolta differenziata, avendo, nel M5S la sponda politica. La RD non solo evita di produrre "rifiuti" rimettendo in "ciclo" i materiali che altrimenti finirebbero in discarica o in inceneritore aumentando il degrado ambientale, ma è un'occasione per creare occupazione;
settore dell'energia alternativa (eolico, fotovoltaico...). Potrebbe essere un volano eccezionale di sviluppo e occupazione. Immaginare un tipo di produzione di energia diretta e diffusa, con singole "unità produttive" (case, imprese, ed ogni soggetto concepito e costruito nei "centri motore di sviluppo") che producono la propria energia, la immettono in un "serbatoio" comune e sono comproprietari di una rete di distribuzione bidirezionale che appartiene a tutti. Si potrebbe immaginare il settore di produzione dell'energia come "orizzontale" e "diffuso", dato che è fondamentale non permettere monopolio dell'energia. Produrre la propria energia significa conquistare concretamente la propria libertà individuale e collettiva. Non possono essere "imprese" "accreditate" come enel o acea o"pizza margherita" o qualsiasi altra cosa ad avere il controllo delle energie alternative (che dovrebbero diventare le uniche energie che possono essere prodotte), perchè in questo modo si rendono gli individui, le comunità ed i paesi dipendenti da qualcuno che produce qualcosa di essenziale alla stessa vita e libertà di tutti e perchè anzichè potenziare lo sviluppo di queste fonti di energia, tenterà in tutti i modo di limitarle, essendo per loro natura potenzialmente "orizzontali" e "diffuse".
Tutto il settore dell'edilizia dovrebbe essere rivoluzionato attraverso l'autoproduzione esclusiva di case attive, capaci di generare energia.
Ogni struttura produttiva, ogni casa, ogni impresa deve essere uno scambiatore di energia.
Le forze realmente orientate al cambiamento e al conseguimento di una società ancora capace di progresso sociale, possono utilizzare come uno strumento di eccezionale capacità di sviluppo, il settore verticalmente integrato della cannabis, capace di sostituire totalmente il "petrolio e i suoi derivati"; questo settore apre una enorme opportunità di sviluppo economicamente sostenibile (e, in fondo, di civiltà) ed appetibile, essendo, questo, ancora un settore in embrione, ma capace di esplodere e di mettere in un angolo tutte le produzioni della "chimica lebbra" e di quei settori che incidono pesantemente sull'ambiente naturale producendo inquinamento, malattie e morte.
Invertire la tendenza allo sviluppo tramite il consumismo sfrenato, nevrotico e eteroindotto che produce "oggetti" ("beni" più o meno durevoli) con la data di scadenza come il latte. costruire, al contrario, imprese capaci di produrre beni che non si rompono mai.
I "soliti noti" sono in grado di usare il "lavoro" come arma di ricatto, perchè sono i soli a poterlo, illusoriamente, "offrire" come "ultima offerta  non negoziabile" e da "prendere o lasciare" (secondo l'antico adagio popolare: "o mangi questa minestra o salti dalla finestra"), per "compiere qualsiasi scempio e nefandezza". È possibile, però, concepire e realizzare concretamente un diverso modo di "offrire lavoro", capace di conseguire simultaneamente 2 obiettivi:  una vita dignitosa; togliere la potentissima arma del "monopolio dell'offerta di lavoro" ai soliti quattro sciacalli capaci di tutto per un "po'" di "profitto". È possibile immaginare anche su questo fronte una vera e propria "rivoluzione". Basare le opportunità di sviluppo non sul capitale, ma sulla intelligenza. Non dovrebbe essere permesso l'uso (abuso) del lavoro come arma di ricatto per imporre mostri capaci di devastare il territorio e produrre morte (vedi TAV, PONTE SULLO STRETTO, CENTRALI A CARBONE, NUCLEARI...), il lavoro deve essere un elemento (uno tra i tanti, non l'unico) capace di consentire una vita dignitosa ed in piena armonia e protezione con l'ambiente naturale.
Tutti obiettivi del M5S, tutti pienamente condivisibili, tutti capaci, potenzialmente, di sviluppare un più elevato grado di democrazia "diretta" e "diffusa" ed una economia altrettanto diffusa, capillare e partecipata,  di "trattenere" il reddito prodotto dentro le comunità locali e, più in generale, dentro il "sistema" paese, evitando le strettoie concepite a livello internazionale e capaci di generare solo "controllo" e "catena di comando".
Si tratta di capire come realizzarli. Il sistema della formazione di centri motore di sviluppo organizzati territorialmente che passano dentro le comunità locali è pienamente organico a tali obiettivi e potrebbe configurarsi come un elemento essenziale per la  realizzazione di una società più a misura d'uomo e capace di conseguire quel minimo di felicità tale da rendere dignitosa la vita.
tutto ciò è a portata di mano e immediatamente realizzabile. Si tratta di mostrare,  solo di mostrare, senza bisogno di "inventare" o dire cose capaci di far ammutolire un tale in procinto di essere buttato giù da un aereo in volo, cosa si può realizzare, attraverso questa via  e poi confrontarlo con lo squallore dell'"esistente".
Unica nota dolente. Il M5S (ahimé) sembra essere convinto che tutto ciò sia possibile realizzarlo solo ed esclusivamente attraverso la leva politica, ed è per questo che è sceso in campo nell'"arena" della competizione elettorale. Sembra molto probabile che per questa via non si riuscirà mai ad ottenere alcun risultato, essendo il sistema politico abbondantemente lottizzato -da "funghi, muffe e spore"-, sclerotizzato, diffusamente necrotizzato e al massimo della sua "entropia" possibile e dunque tale da rendere ogni ulteriore tentativo di un suo utilizzo anche al solo scopo "umanitario" ulteriormente peggiorativo.
È per questo che bisognerebbe scendere in campo al fianco -sinistro- del M5S, andando a coprire e sostenere il "quarto settore" -il settore economico-, contribuendo a costruire il sostrato della base economica capace di garantire mutazioni stabili e durature del sistema economico.

mercoledì 14 novembre 2012

Partito nuovo... uomo nuovo. Uomo nuovo--- partito nuovo.
Bisogna togliersi dalla mente che possa nascere un “partito nuovo” che non sia un'organizzazione che si pone come obiettivo il superamento dell'attuale sistema capitalistico. L'attuale crisi è simultaneamente congiunturale, strutturale e sistemica e trae origine e forza dalla impossibilità di retribuire il capitale direttamente nella sfera della produzione di merci. La finanziarizzazione dell'economia ha come obiettivo la retribuzione del capitale, che non ha più sufficiente “alimento” dal settore reale. Pertanto oggi la crisi si configura come crisi dell'attuale sistema economico dominante ed ha come epicentro, finalmente (a meno di una qualche miracolosa risurrezione del sistema stesso, che ha sempre dimostrato una capacità di rigenerazione e mutazione incredibile), il profitto stesso. Chiunque si ponga dentro tale sistema ha già perso la sua “battaglia” per un partito “onesto”, “pulito”, “non corrotto”... il problema è che un partito, qualsiasi partito, in un contesto capitalistico non può non essere “corrotto”, essendo funzionale agli interessi enecessariamente agganciato al mondo dell'impresa capitalistica. Che che se ne dica, e con buona pace degli esegeti del libero mercato, il sistema capitalistico è molto distante dal paradigma della concorrenza perfetta. Si trova esattamente al suo opposto. Ogni impresa per poter vivere ha necessità -estremo bisogno- di stabilire una rete di relazioni il più possibile permanenti e durature, tali da rendere la sua attività il più possibile stabile. All'interno di questa cornice i partiti, tutti i partiti che si muovono nell'orizzonte di questo sistema, sono o divengono, in breve tempo, necessariamente delle “appendici” del mondo dell'impresa.
Esiste un nuovo modo di concepire un partito?
“Un nuovo partito, una nuova forma di organizzazione, in questo momento, sembra essere necessaria come il pane”.
Come dovrebbe essere il partito?
Non credo che si possa ricorrere ai tipi di organizzazioni politiche del passato, riproporre un partito di tipo “giolittiano”/”anglosassone” o un partito “leninista”. Quindi, in tal senso, si tratta davvero di costruire qualche cosa di nuovo.
Che caratteristiche dovrebbe avere?
Certamente non dovrebbe essere un partito di “opinione”, un partito leggero. Al contrario dovrebbe avere una potente rete organizzativa ed una capillarità tale da far impallidire persino i “carabinieri”. Dovrebbe essere presente in ogni paese ed in ogni città, proprio come era presente il vecchio PCI. Strutturarsi secondo comunità territoriali che riproducano in ambito economico l'esperienza del software libero, dotarsi di centri motore di sviluppo economico totalmente compatibili con il mantenimento integrale dell'ambiente naturale. Eliminare totalmente l'idea stessa di profitto, che non significa rinunciare alla ricchezza, ma configurarla diversamente dall'accumulazione di carta straccia. Verificare sul “campo”, selezionare e riprodurre le esperienze economiche significative e valide. Dovrebbe considerare prioritari l'aspetto economico e la tutela integrale dell'ambiente naturale, in quanto componente essenziale di ogni aspetto della vita comunitaria e a partire da ciò fare della dignità di ogni essere umano un principio inviolabile ed inalienabile. Capace di infiltrarsi in ogni interstizio della società e divenire egemone non solo culturalmente ma, soprattutto, economicamente.
Il movimento 5 stelle.
Credo molto nel Movimento 5 Stelle. Condivido quasi tutto il programma di questo nuovo soggetto politico, però sono convinto che, nonostante si tratti di consistenti e rilevantissimi contributi alla realizzazione di un tipo di democrazia diretta e diffusa, non sia sufficiente.
La partita si giocherà essenzialmente sul terreno economico peraltro macroscopicamente truccato. A partire da questo dato di fatto, bisognerebbe costruire una nuova, inedita, forma di organizzazione. A fronte della crisi devastante che attraversa tutto il mondo e che non ha ancora esplicato i suoi maggiori effetti. è chiaro che la credibilità di un (nuovo) soggetto politico sarà necessariamente proporzionale a quello che riuscirà a mettere in campo come nuovo progetto di sviluppo economico capace di bloccare gli effetti della crisi in corso.
Il sistema capitalistico sembra somigliare sempre più ad un “gigante con i piedi d'argilla” e forse sono maturate le condizioni che consentono di assestargli un “colpo di incontro” capace di metterlo definitivamente al tappeto. Il sistema attuale è stato in grado di salvare soltanto banche, multinazionali e poco altro, “gettando a mare” tutto il resto, inclusi i settori della borghesia medio alta. Questo è un elemento inedito della crisi. Il sistema è talmente debole da dover “sacrificare” quel che è sempre stato usato come uno straordinario elemento di “assorbimento” e “contenimento” di tutte le istanze rivoluzionarie. Nel fare questo, però, ha lasciato dietro di se enormi spazi vuoti -che andrebbero occupati immediatamente-, anche perchè convinto di aver acquisito una specie di invulnerabilità a causa di una serie di meccanismi posti in essere a livello internazionale capaci di contenere e controllare le eventuali spinte, vecchie e nuove, verso un superiore sviluppo economico ed una maggiore giustizia sociale. Questo sembra spiegare come mai le enormi mobilitazioni che si sono verificate in Grecia, non hanno ottenuto, almeno per il momento, nessun risultato tangibile. Nessun risultato è emerso da queste enormi “scosse telluriche”, perché nessuno sa dove cazzo andare e come scardinare questi meccanismi che sembrano essere “invisibili ai comuni mortali” ed irraggiungibili, ma che pesano come montagne sulla vita di miliardi di persone. Non si tratta di “tradimento”, o, almeno non soltanto di quello, delle forze politiche che tradizionalmente erano legate agli interessi dei ceti popolari, ma di una impossibilità oggettiva di modificare alcunché all'interno degli schemi tradizionali e di una mancanza di prospettiva dovuta al fatto che ci si sta inoltrando in un nuovo terreno. Sembra necessario scompaginare totalmente lo schema di azione economico-politico andando ad occupare tali enormi spazi vuoti che il capitalismo ha lasciato dietro di se e che a questo punto non sembra più in grado di gestire (sviluppo pienamente sostenibile con l'ambiente, sanità, istruzione, gestione delle risorse necessarie alla vita come il cibo, l'aria, l'acqua...). Ma come è possibile gestire questo enorme e complesso insieme di spazi, beni e servizi potenziali? È in questo contesto che ha senso porsi il problema dell'organizzazione -del “partito nuovo”-, tenendo bene a mente che non sarà più possibile attuare le “solite” “ricette” di “sviluppo economico”, le classiche politiche keynesiane, sia perchè quel tipo di teoria soffre di indeterminatezza, essendo venuto meno il trade-off tra inflazione e occupazione, sia perchè esistono tutta una serie di vincoli a livello internazionale che possono far fallire questo tipo di strategia economica nel modo peggiore, scippando tutto l'incremento di reddito che un singolo paese è stato capace di realizzare (a questo proposito si può ricordare la prima esperienza mitterrandiana) e costringendolo ad un rapido dietrofront. I meccanismi che congiuntamente e in maniera sinergica, nel concreto, impediscono l'adozione di politiche di sviluppo sono:
il vincolo della bilancia dei pagamenti;
l'aumentato grado di apertura delle economie;
la globalizzazione -l'unica!- del mercato dei capitali;
la sincronizzazione del ciclo economico dei diversi paesi;
il modello di sviluppo, universale ed accettato da tutti, basato sulle esportazioni e che poi è stato alla base della crisi del '29 sfociata nella II guerra mondiale;
nel caso dell'Europa, nell'adozione di una moneta unica (il famoso e famigerato EURO) in economie molto diverse e con obiettivi strategici addirittura opposti. Un effetto “moltiplicatore” della crisi in questo continente è stato sicuramente modellare i parametri "dell'unione" sulla base dell'unico paese strutturalmente esportatore.
L'azione di questi nuovi organismi economici -”veri e propri anticorpi capaci di attaccare e distruggere tutti gli agenti patogeni portatori più o meno sani di crisi”- dovrà “raggirare” tali meccanismi e tenere il più possibile all'interno -nel paese, nelle regioni, nelle città e nelle singole comunità- il reddito che queste hanno prodotto ed utilizzarlo come volano di ulteriore sviluppo in una specie di circolo virtuoso che miri a creare e consolidare condizioni di sviluppo economico pienamente sostenibile con l'ambiente e capace di imporre realmente migliori condizioni (ricordando anche che “la quantità non migliora la qualità”) di vita al di fuori dei meccanismi del consumismo e del degradante sviluppo indotto attraverso di esso, giocando da entrambi i lati dell'economia, non solo producendo unità economiche capaci di soppiantare le imprese capitalistiche, ma usando il potere d'acquisto di ogni singolo individuo in maniera, tendenzialmente e potenzialmente esclusiva per far crescere queste nuove realtà economiche.
In ultimo ma non per ultimo non basta mettere insieme, “raggruppare”, fare la sommatoria delle esperienze “alternative” che si sperimentano in campo economico per formare un partito, è necessario che queste esperienze siano cementate da un collante comune, da un comune sentire, da una identica aspirazione e questa non può essere che, di nuovo, l'aspirazione comune ad una società comunista.

domenica 11 novembre 2012



La Strada

sabato 10 novembre 2012

Incoscio conscio, io e super io. Una inusuale ricerca del "Se?".
"... si Mao dice così è perchè non ha capito Freud"
 La qualità della vita è peggiorata - tutt'ora è in picchiata accelerata con leggero avvitamento-, nonostante le analisi tecniche e la delega omnicomprensiva e permanente.
Ho delegato al commercialista la gestione dei miei affari, al legale i rapporti giuridici, al clero i rapporti con Dio..., ma nonostante ciò la vita... la mia vita si è ingolfata in un enorme vortice dal quale è impossibile uscire. Sono un giovane uomo in cerca di "identità", ma potrei anche essere una giovane donna in cerca di "affermazione", tanto ... sarebbe la stessa cosa.
Il prete, il commercialista, l'avvocato... in un gioco delle parti affidano a me la loro psiche sempre in cerca di cosa, ad un certo punto indefinito, ha impedito e menomato e causato involuzione della propria vita interiore... le malattie del fegato, dello stomaco, delle reni, delle vie biliari.
La scoperta di un nuovo blocco emotivo/emozionale è un progresso la cui soluzione è sempre una tappa fondamentale dell'invenzione e ricostruzione del "vero" proprio io. Si tratta di una evoluzione senza fine, di una soluzione insoluta perchè la scoperta di un "blocco" rimanda sempre ad un altro ancora più profondo e complesso e tutta questa attività di ricerca interiore conduce, alla fine, ad uno stato primordiale che confina inevitabilmente con l'ameba. Non potrebbe essere altrimenti al cospetto "della potenza formale del confine".
Non ci sarebbe niente di male in tutto ciò, se non interferisse con l'attività professionale. La ricerca del "se" incide negativamente sul rendimento lavorativo e ha influenze nefaste su quel che ho loro affidato. Il prete, a fronte dei miei peccati, non da più un'assoluzione piena, certa e tangibile, ma cerca di ricondurli alla propria esperienza, rileggendoli in chiave psicanalitica, in un devastante effetto eco al contrario che ogni volta rimbalza e torna indietro ingigantito.
L'avvocato invece di fornirmi assistenza e tutela legale, anche se su questo io qualche dubbio l'ho sempre avuto, si limita a dire "tutto è relativo".
Il commercialista, avvolto in una nube esistenzialista, non fa più la dichiarazione dei redditi e non segue più la mia contabilità, perchè le ritiene amene stronzate. Io, di contro, sono giunto invece alla conclusione che la psicoanalisi è uno strumento inadeguato a risolvere questioni che hanno a che fare con il decadimento dell'intera società. Mi rendo conto, sempre più spesso, della sua inefficacia e inconsistenza e mi diletto nello studio del diritto, dell'economia e dei rapporti con Dio.
Io, a dirla tutta, ho sempre avuto dubbi anche sulla capacità della moderna Psico-Logia di risolvere conflitti e problemi individuali. "la soluzione ottenuta per via psico-coitale porta sempre con se una strana tendenza al suicidio". Comunque qui non si tratta più di traumi subiti in età infantile o di bisogni libidici malamente repressi, che, quando meno te lo aspetti, vengono fuori da sotto il letto come il comune ba-bau della dorata età pre-adolescenziale, anche perchè ormai, già da lungo tempo, non hanno più ragione d'essere. Inoltre studi consolidati hanno dimostrato la loro scarsa influenza nella configurazione psichica di ogni individuo. Ognuno può esprimere liberamente la propria sessualità. È finita, purtroppo da un bel pezzo, l'età d'oro in cui si poteva dare la responsabilità delle costrizioni e degli impedimenti dello sviluppo della propria personalità ai traumi pre o post parto, pre o post infanzia, pre o pro adolescenza.
Ad esempio l'altro giorno ero in metropolitana, sudato e accaldato, quando si è avvicinata una bellissima fanciulla piuttosto discinta che, solleticandomi con l'alito tiepido e la voce roca mi ha sussurrato in un orecchio che mi avrebbe volentieri fatto un "vestito di saliva". Io, lo confesso, nonostante la notevole esperienza in campo psichiatrico, sono violentemente arrossito e, impacciato come un giovane liceale alle prese con la sua prima esperienza sessuale, ho garbatamente rifiutato. Tanto è bastato a scatenare una vera e propria crisi "isterica". Lacrime e urla hanno deformato il bel volto e sciolto il mascara in una maschera grottesca. Alla fine la "signorina" ha preteso l'intervento dell'autorità costituita ed io mi sono sentito un malfattore. Il tutto è finito, si fa per dire, anche perchè a volere essere precisi si potrebbe dire, viceversa, che è iniziato, con una denunzia querela. n111, la graziosa signorina discinta, riteneva che il mio rifiuto le avesse irrimediabilmente compromesso l'equilibrio interiore e minato irrimediabilmente ala fiducia nelle proprie capacità seduttive. Un muro di sguardi di riprovazione mi ha accompagnato fuori dalla vettura, e nessuno si è minimamente preoccupato dei guasti che questa esperienza mi ha causato, quali la diffidenza verso l'altro sesso, la sfiducia verso il genere umano tutto, l'incapacità, per il resto della mia vita, a "lasciarmi andare" e/o la frigidità fisico/emotiva generata dall'evento shock-ante.
L'epilogo, poi, è stato un processo nel quale un P.M., nella sua magnanimità, ha richiesto che rifondessi le spese per un ciclo di sedute psicanalitiche necessarie al ripristino dell'equilibrio compromesso di n111, con il plauso del mio avvocato difensore che si è dichiarato completamente d'accordo con la controparte e anzi ha proprosto, una ammenda ulteriore di 5.800n. Alla fine il giudice, con una sentenza di compromesso, che ha tenuto conto anche delle mie fondate richieste, mi ha condannato a curare n111 gratuitamente, soluzione che mi sono visto costretto ad assecondare di buon grado al fine di evitare sostanziosi esborsi di denaro. Il giudice, sicuramente montessoriano convinto, ha anche aggiunto che in sede di Psico-Terapia, io e la "paziente" impaziente, a scopo esclusivamente terapeutico e per un recupero più rapido e duraturo a favore delle parte lesa, avremmo potuto riprendere il discorso "interruptus" sulla vettura della metropolitana, magari dopo una seduta in sauna. A questo punto ho fatto umilmente notare che i canoni della moderna psicoanalisi  escludono categoricamente il coinvolgimento fisico/emotivo tra paziente e analista, facendo verbalizzare la mia ferma opposizione. Il giudice ha concluso dicendo: "ah, bè allora...".
Comunque a processo finito e a "bocce ferme" il magistrato mi ha richiamato nella stanza "a porte chiuse" e mi ha confidato che secondo lui, che nei momenti di tempo libero, come secondo lavoro, svolge attività di psichiatra, la psicoanalisi è fondamentalmente sessuofobica e repressiva.
"non necessariamente..." ho ribattuto ... "Il fatto è che gli uomini si smarriscono dentro mondi che loro stessi costruiscono. Quelli che hanno capacità di "guardarsi" da fuori sono pochi ed è in uso chiamarli "maestri".

mercoledì 7 novembre 2012

 Scherzi del tempo.

Anziana Signora "democratico-progressista", ex-sessantottina, riflussiva, pentita praticamente di tutto, incline al privato, sostanzialmente in accordo con il concetto di "governance" mondiale, sostenitrice dei "governi tecnici", intimamente convinta che esista una società strutturata che prevede "i monaci, i guerrieri, un apparato digestivo-escretore e chi "sta sotto i piedi": "Quando vedo il film "It's a Wonderful Life" del 1946 diretto da Frank Capra e interpretato da James Stewart, tratto dal racconto The Greatest Gift di Philip Van Doren Stern,  scoppio in pianti dirotti"...

ed io: "Lo stesso a me "Stalingrado" dall'album "un biglietto del tram" del 1975 degli Stormy Six".
... a questo punto l'anziana signora ha mormorato: "oh, Gesù!", e con un tonfo carnoso, è caduta svenuta secca, segno che pure lei conosceva il "complesso".


http://youtu.be/QJynB7MPEuw 


Am I Blue




http://youtu.be/cuu-pEEIfuw




http://youtu.be/g9x9XEWC31g

domenica 4 novembre 2012

Potere Talismanico Del Viaggio.
Ernesto Guevara de la Serna 
partì "Fuser" ed arrivò "Che".

giovedì 1 novembre 2012


Cancro in tutte le lingue del mondo.
Tumor;ورم;ուռուցք;şiş;tumore;অর্বুদ;пухліна;тумор;nádor;肿瘤;腫瘤;timè;הגידול; kasvaja;pamamaga;kasvain;latumeur;tiwmor;სიმსივნის;腫瘍;όγκος;ગાંઠ;ट्यूमर; meall;æxli;ಗೆಡ್ಡೆ;PANUS;audzējs;auglys;туморот;ketumbuhan;tumur;svulst;تومور;;guz;tumoare;опухоль;тумор;nádor;tumör;เนื้องอก;கட்டி;గ్రంథి;tümör;пухлина;ٹیومر;khối
u;
אָנוווקס;kanker;kancer;سرطان;քաղցկեղ; xərçəng;minbizia;ক্যান্সার;рак;càncer;rakovina;;kansè
nan; rak; kræft;
סרטן; vähk; vähk;syöpä;le
cancer;canser; კიბოს;
がん; καρκίνος; કેન્સર;kanker;cancer; ailse; krabbamein;ಕ್ಯಾನ್ಸರ್;vēzis;vėžys;рак;kanser;kanċer;kreft;سرطان;câncer;рак;rakovina;raka;cáncer;kansa;โรคมะเร็ง;புற்றுநோய்;Krebs;క్యాన్సర్;kanser;rák;کینسر;ung
thư;
    ראַק

"Ci troviamo nel bel mezzo di una epidemia. Un uomo su due e una donna su tre si ammalano di cancro..."

"se prendo una pistola e ti sparo è un crimine; se ti espongo a sostanze chimiche che so che ti uccideranno, quale è la differenza?... solo che morirai più lentamente"... Una differenza c'è ed è nelle "curve di preferenza". Infatti preferirei essere sparato piuttosto che ammalarmi di cancro!