Lo guardo dopo aver abbondantemente riflettuto su un testo "classico" e mi stupisco delle sue dimensioni. È un cadavere enorme e rigido, rimasto a contatto con l'aria troppo a lungo in assenza di "atmosfera protetta".
Con l'acqua scivola via, anche se rimane ritto con qualche difficoltà. Come faccio sempre quando tolgo "pesi dalla coscienza", dopo mi sento più leggero, quasi capace di lievitare.
Il corpo insegue d'appresso e impedisce alla mente di "librarsi". È zavorra che tiene l'a-erostato: non resta che sganciarla, ma non ci riesco. È come sapere "che fare?", ma non avere il coraggio e l'audacia per andare fino in fondo. È la "giusta ricompensa" per le "opere" fin qui svolte. Ogni tanto flash esplodono. La gente mi parla, ma io mi distraggo. Ero ad altezze notevoli, mentre un "cacazibetto" parlava. Voce nasale, aspetto sgradevole, esempio di perfetta corrispondenza tra fattezze e meschinità.
Ad un tratto ho pensato a come sarebbe stato bello scattare, pompando sui talloni come pistoni in un tentativo di volo planare. Mostrare che vita è oltre i piccoli gretti "trucchi" imbastiti per poter mettere via un "gruzzoletto" - pochi centesimi - per la vecchiaia, quando le membra si contraggono, la pelle "incartapecorisce" e le ossa "calcificano". Ho avuto la certezza di non poter impedire alle gambe di muoversi, lasciandolo lì a parlare ancora per qualche istante - il tempo necessario a realizzare - di amene stronzate. Avrei riso, pensavo, alla sua faccia deformata da "sepolcro imbiancato", sicuro che nemmeno l'ombra di un dubbio potrà mai attraversargli la mente - cellule, ormai, bollite e decotte -, capace di associare un piccolo gesto assoluto, puro, definitivo all'inconsistenza ed insipienza di rantoli celebrali, in modo che possa affacciarsi il pensiero: "l'ha fatto per quel che vado dicendo".
Sono un ottimista quanto ritengo che "un'offerta" da vecchio testamento possa smuovere il mondo di un povero illuso che si sente al centro dell'universo perchè "possiede" uno "spazzolino da denti usato".
È così che uno sconosciuto tenebroso si è affacciato nella parte più remota, primitiva, vitale, gioiosa del cervello e mi ha sussurrato "meglio lasciare un corpo giovane alla scienza", piuttosto che vivere una vita artificialmente allungata a dismisura e noiosa.
Allora ho saputo di essere pronto, in ogni istante, a "renderla" e ho smesso di avere paura.